Torino e le riviste letterarie indipendenti
Non solo case editrici: il panorama delle riviste letterarie indipendenti in Italia, oltre a essere parecchio fecondo (tanto che l’offerta sembra aver superato di gran lunga la domanda), si è imposto come trampolino di lancio quasi obbligato per qualsiasi aspirante scrittore.
Ma cosa significa, esattamente, indipendente? Parliamo di riviste autoprodotte a basso (o bassissimo) budget, spesso disponibili esclusivamente online e, proprio per questo, accessibili a tutti: un dorato spazio di resistenza letteraria in cui sembra ancora possibile, tanto a chi scrive quanto a chi legge, poter sfuggire alle dure leggi del mercato librario, ma che non di rado è riuscito a diventare fucina di autori da scaffale di tutto rispetto.
Come funzionano e cosa sono le riviste letterarie indipendenti
Nate spesso come progetti amatoriali, ad opera di redazioni di più o meno giovani, per poter restare a galla in un mondo crudele e traboccante di concorrenza, queste riviste puntano, prima di ogni cosa, sulla fidelizzazione del lettore. Così, in mancanza di grandi compagnie che ci mettano la faccia (leggasi i fondi), queste contemporanee palestre del racconto hanno deciso di giocare sulla qualità dei contenuti pubblicati, che vengono selezionati privilegiandone l’audacia e sottoposti ad accurati processi di editing, e sull’individuazione di un filo rosso che li accomuni, di un’identità ben definita da portare avanti e da difendere con le unghie e con i denti lungo ogni racconto, ogni poesia. Tutto questo guardando sempre alla stella cometa delle riviste letterarie italiane, Nuovi argomenti, fondata a Roma nel 1953 da Carocci e Moravia per Mondadori e tutt’oggi in piena attività.
Ovviamente, c’è anche chi ha deciso di adottare strategie di marketing diverse per sbarcare il lunario: chi, come inutile, ha dato vita a un’associazione (che oggi conta ben tre diverse riviste online sotto la propria tutela), alla quale poter devolvere piccole donazioni; chi, invece, come Il Bestiario degli italiani, che, armata della più sincera (forse anacronistica) insofferenza verso il mondo del web, ha fatto del cartaceo il proprio irrinunciabile certificato di qualità nonché marchio di fabbrica- a pagamento, ovviamente.
Torino: la capitale delle riviste letterarie
Capitale indiscussa di questo affascinante ambiente letterario, Torino, che può vantarsi di aver dato i natali ad alcuni dei titoli più significativi e longevi di una realtà editoriale che ha ancora il coraggio di mettersi in discussione, senza rinunciare mai a innovarsi: basti pensare all’ ormai decennale Colla, fondata da da Marco Gigliotti, Stefano Peloso e Francesco Sparacino, oggi al suo ventisettesimo numero, senza dimenticare progetti più recenti e sperimentali come quello di Neutopia-Piano di fuga dalla rete, che, oltre a racconti, ospita poesie, reportage e critica letteraria, fino al Lunario e Voce del Verbo.
Ma perché proprio Torino? Che la fondazione della Scuola Holden nel 1994 abbia contribuito a diffondere per le strade della città una sorta di spirito della Narrazione, assecondando e contribuendo a sviluppare tendenze preesistenti? È d’accordo con questa tesi Davide Genta, fondatore, insieme a Ilaria Carretta, di Carie : «Secondo me nasce dalla Scuola Holden, forse volontariamente, forse no. Le riviste sono diventate lo sbocco naturale di chi inizia a scrivere in modo un po’ più strutturato. Poi l’evoluzione tecnologica permette di pubblicare con una certa semplicità, per cui oggi la sfida sta nel selezionare il materiale di qualità.».
C’è chi, invece, come i fondatori di Crack (Giorgio Ghibaudo, Manuela Barban, Andrea Ciardo, Orietta Martinetto e Roberto De Filippo), la pensa diversamente:
«Azzardando una lettura molto empirica, forse succede proprio a Torino perché è una città che ha due realtà uniche, il Salone del Libro e la Scuola Holden, che hanno creato una grande “movida culturale”, permettendo alle persone di incontrarsi e mettere assieme passioni e competenze. Inoltre, è strategico l’incessante lavoro dei librai che, con le presentazioni, permettono di avere dei punti di riferimento anche fisici in cui incontrarsi, conoscersi e farsi conoscere.».
Potremmo dire, quindi, che delle tendenze culturali preesistenti avrebbero contribuito all’affermazione di quella che, ormai, è una tappa obbligata per narratori in erba?
Come sappiamo, Torino si afferma definitivamente protagonista della vicenda culturale italiana con la nascita dell’Einaudi, fondata nel 1933 da Giulio Einaudi grazie alla collaborazione di personalità del calibro di Cesare Pavese, Massimo Mila e Leone Ginzburg. Come, a partire da quello che possiamo definire senza il minimo dubbio il più ambizioso progetto editoriale italiano per impegno intellettuale, la città del Salone del Libro si sia affermata anche come la patria delle riviste indipendenti, è un’altra storia. E, in fondo, è proprio questo che amiamo delle storie: che sono libere di cambiare forma, direzione, di stravolgersi e reinventarsi di continuo, che sono fluide come chi le scrive e chi le vive, perché a loro tutto è concesso, perché le storie, anche quando sono inventate, sono la cosa più autentica che ci possa capitare.
Chiara Paterna
Qui di seguito una breve lista di riviste nate a Torino
Carie letterarie
Colla
Crack
Lunario
Neutopia
Voce del Verbo
Foto di apertura di Pexels da Pixabay