Fantastico!: è nata una nuova rivista letteraria. Intervista al fondatore Alberto Guidetti
Vi sento, eh! Vi sento tutti: “un’altra rivista letteraria?”. Sì, un’altra rivista letteraria, ed è pure figa!
Si chiama Fantastico! (sì, con il punto esclamativo) e ha visto la luce oggi con il primo numero che trovate cliccando qui: racconti, interviste, una playlist, reportage fotografici e anche un cruciverba letterario!
Cosa ha di diverso? Tutto o niente, ma la cosa importante è che tra le fila della cultura ci siano altri combattenti che portano avanti le parole, le uniche che possono farci vincere la guerra. Abbiamo intervistato Alberto Guidetti, il suo fondatore. Prendetevi un tè, un caffè, fumatevi una sigaretta e scoprite quanto tutto sia Fantastico!
Cos’è Fantastico!?
Fantastico! è una newsletter di gente che scrive per gente che legge.
Come nasce e si evolve il progetto?
Ho fondato Fantastico! a marzo 2019 perché ero stanco dei modi e dei tempi della comunicazione social e, dopo alcune esperienze con l’editoria di carta stampata, ho pensato che un posto costruito dal basso potesse essere interessante.
Cos’è che vi ha spinto a passare da una newsletter a una rivista vera e propria?
Offrire due contenuti anche radicalmente diversi seppur contigui. La newsletter settimanale con il ricambio di autori e il focus solo sul racconto. La rivista in cui il racconto si amplia e si struttura, andando ad indagare persone, storie, luoghi, una geografia della vita che si compone da cose diverse tra loro e accomunate dalla parola.
Perché avete scelto questo nome?
Il nome nasce da una delle fasi primordiali, quando ne parlavo con gli amici appassionati di scrittura. Appena ho spiegato cosa avevo in mente a Giacomo Gelati -voce e chitarra della band Altre di B- mi ha risposto: “Fantastico!” e ho pensato che sarebbe stato un nome bellissimo.
Chi c’è dietro il progetto?
Molte persone nella produzione dei contenuti e pochissime nell’ideazione e organizzazione. La newsletter settimanale la curo ancora solo io, è il mio campo da gioco. La rivista è curata assieme ad Ilenia per quanto concerne tutto ciò che non è racconto e Stefano per tutto quello che è il lato organizzativo. Ci sono poi Arianna per la comunicazione, Veronica per il progetto grafico e Giulia per i loghi.
Come si sviluppano i vari numeri? Parliamo di cadenza, lavorazione, scelta dei temi…
L’idea è quella di avere un trimestrale, uno per ogni stagione. I contenuti nascono dal confronto tra me e Ilenia, mettendo sul tavolo idee e suggestioni che raccogliamo nel tempo, riportandoci cosa ci ha colpito durante le nostre personali esplorazioni del mondo culturale.
Racconti, interviste, reportage fotografici, playlist e anche un cruciverba. Sarà sempre questa la formula adottata per i prossimi numeri?
Non lo so, difficile a dirsi. La coerenza, portata all’eccesso, diventa un disvalore. Credo che la traiettoria di Fantastico! si costruirà nel tempo e sarà interpretabile solo con uno sguardo ampio. Una rivista come questa ha l’identità delle persone che vi partecipano, muta con loro seguendo però un percorso esplorativo nella direzione che gli imponiamo nella nostra piccola redazione.
Che tipi di racconti ospitate e come vengono valutati?
La stessa varietà che c’è nella top 10 dei tuoi brani preferiti, questo tipo di racconti qui. Vengono principalmente richiesti, a persone di cui mi fido e con cui ho già sviluppato un confronto per poter lavorare su materiale instabile come i racconti brevi. Per quanto riguarda i racconti che pubblico sulla newsletter invece c’è sempre una parte -come dicevo prima- che si rinnova. Nella mail di fantastico arrivano molte proposte, alcune ingenue e mal composte, altre promettenti e più raramente brani già compiuti, che aspettano solo d’essere impacchettati. La valutazione è una valutazione personale, legata al mio gusto, niente di democratico o pedagogico. Tuttavia un po’di buone pratiche, seppur banali, aiutano: presentarsi in poche righe nel corpo della mail, ricontrollare la punteggiatura e l’ortografia, evitare di mandare se “è la prima volta volta che scrivo, ma sono un accanito lettore”. Leggere e scrivere sono due mestieri complementari ma molto diversi.
Le collaborazioni sono aperte o avete una redazione fissa interna?
Dentro Fantastico! nessuno è necessario, nemmeno io e questo le persone con cui collaboro lo sanno bene. Le candidature sono sempre aperte, è la natura fondante del progetto, così come i nomi che si ripetono più spesso per me valgono esattamente come chi è appena arrivato.
Se vi dico Fantastico e Letteratura cosa vi viene in mente?
Stanno bene assieme.
Musica, fotografie, racconti. Tutti i “mezzi” da voi utilizzati sono il modo per diffondere parole. Cos’è la parola e come ha a che fare con Fantastico!?
La parola è un mezzo che vorremmo fosse un intero. Da poco più di dieci anni milito in una delle band più verbose d’Italia e penso che questo rappresenti sia un limite invalicabile che una qualità insostituibile, con Fantastico! il discorso non è molto diverso. Le parole sono sia gesto che azione, producono effetti e ne descrivono le conseguenze, sono un timone a cui aggrapparsi ma costituiscono pur sempre la nave da guidare. Il ruolo delle parole è ovviamente centrale, tuttavia penso anche sia giusto prendere le distanze dall’abbuffata che ne facciamo soprattutto attraverso i social. Sono un fan dei lettori discontinui, di chi per 10 minuti legge un libro e poi fa altro, così come chi riesce a tenere la testa dentro un libro per diverse ore spegnendo il mondo attorno. Una rivista, un libro, un prodotto culturale hanno un grande vantaggio: non si aggiornano ad ogni scroll, sono al tuo servizio. Che bello, che fortuna.
Un’altra rivista letteraria. Ce n’era poi così bisogno?
E se la tua canzone preferita dell’anno scorso non fosse uscita, saresti stat* content* lo stesso?
Cosa ha di diverso Fantastico dalle altre riviste?
Tutto! E ovviamente quasi niente. Purtroppo per voi sono un marxista e penso che l’egemonia culturale sia di grande importanza, quindi più ce ne sono di cose più sono contento. Riprendiamoci i mezzi di produzione culturale, che i colossi hanno rotto il cazzo.
A chiudere il numero 1 di Fantastico c’è questa frase: “Non diventeremo degli influencer, potete giurarci”, forse già lo siete e non lo sapete. Chi è per voi un influencer e perché spesso è visto in un’accezione “negativa”?
Quella è una frase che ci portiamo dietro da quando, dopo un po’ di tempo e molte pressioni, ho deciso che era ok avere dei social per Fantastico!. In un mondo in cui avere moltissimi follower è spesso sinonimo di assenza di contenuto rilevante beh… Non è colpa mia se ha preso un’accezione negativa. Certo, ci sono influencer che fanno cose bellissime e positive sui loro canali, tipo Bernie Sanders o Alexandria Ocasio-Cortez, ma in generale il tipo di lettura che ne faccio è soprattutto una lettura politica. Se hai Nmila followers allora inizi a vendere prodotti per conto terzi, a suggerire quella dieta, a spiegare come funziona il mondo solo perché hai un pubblico. Io credo che avere un pubblico porti con sé una responsabilità civile e, laddove i mezzi te lo consentano, anche pedagogica. A me il capitalismo fa schifo e questa sua emanazione anche.
C’è qualcosa che volevate dire e che non vi ho chiesto?
Siamo soprattutto dei sex symbol. Ci teniamo molto.
a cura di Antonella Dilorenzo