Pidgin Edizioni: storia ed evoluzione di una casa editrice sopra le righe. Intervista a Stefano Pirone

 Pidgin Edizioni: storia ed evoluzione di una casa editrice sopra le righe. Intervista a Stefano Pirone

Partire da Napoli e raggiungere il mondo stando seduti, editando libri, leggendo storie. Si può fare. Oggi vi parliamo di Pidgin Edizioni, una casa editrice fresca e  stimolante che salta le barriere delle convenzioni e va alla ricerca di narrazioni elevate, sopra le righe. Cosa fa, perché è così brillante, e come si sta facendo spazio tra i grandi e piccoli editori, ce lo racconta Stefano Pirone, fondatore e anima di questo progetto.

 

Pidgin è una casa editrice (cito come da sito) specializzata in libri sopra le righe, che insegue il mescolamento dei linguaggi e che guarda al di là dei confini. Quali sono i confini che oltrepassa? E cos’è questo “mescolamento dei linguaggi”, nel concreto?

Il senso del superamento dei confini e quello del mescolamento dei linguaggi per noi è strettamente interconnesso, dal momento che al nostro interesse per la letteratura straniera (oltre che italiana) è affiancato più in generale l’interesse per il mescolamento di culture diverse (incarnato da diversə nostrə scrittrici/scrittori), lingue diverse, e linguaggi e stili di scrittura diversi. Quest’ultimo punto riflette il nostro interesse per lo sperimentalismo, del quale ci sono diversi esempi nelle opere che pubblichiamo. Ma con “superamento dei confini” ci riferiamo anche al nostro essere “sopra le righe”, al fatto che non ci tiriamo indietro quando si tratta di andare oltre, scavando nell’intimità esperienziale di personaggi e scrittrici/scrittori arrivando anche a immagini molto forti che potrebbero urtare sensibilità più delicate. Non a caso prediligiamo tematiche delicate e ambientazioni al limite perché sono quelle che permettono di colpire nel profondo con immagini di cruda realtà e, soprattutto, di contorta bellezza. Infine, aggiungo che ci interessano realtà letterarie da aree geografiche generalmente meno rappresentate e che intendiamo approfondire sempre di più col passare del tempo, in particolare la letteratura dal continente africano.

Un po’ come il significato del vostro nome. Da dove viene la necessita di questo pot-pourri?

Si potrebbero fare tanti discorsi sulla necessità di una letteratura più audace, nuova, viscerale e spregiudicata in un panorama editoriale stagnante, ma la verità è che Pidgin Edizioni nasce come progetto artistico e la necessità a cui risponde è un bisogno personale di stimoli diversi e di creare qualcosa di bello.

Come nasce, dunque, Pidgin e come si muove nel duro mercato dell’editoria?

Come detto sopra, Pidgin Edizioni nasce come progetto artistico con una propria personalità molto marcata. Data la particolarità della sua linea editoriale, naturalmente la casa editrice è una realtà di nicchia che suscita sì curiosità in alcune persone che si imbattono nel nostro catalogo per la prima volta, ma che deve la propria sopravvivenza soprattutto a una serie di lettori affezionati hardcore e di librerie che ci promuovono con competenza.

Chi c’è dietro Pidgin?

La maggior parte del lavoro lo faccio io che, oltre a essere l’editore, mi occupo delle traduzioni, dello scouting, delle illustrazioni e di tutta una serie di attività molto più noiose. Ci sono poi alcune persone che mi affiancano in compiti specifici e lo fanno molto bene.

Con quanti titoli all’anno uscite?

La nostra media per questi primi anni voleva essere di quattro titoli all’anno, ma l’emergenza sanitaria ci farà chiudere il 2020 con sole due pubblicazioni. Contiamo tuttavia di incrementare il numero di titoli annuali nel futuro prossimo.

Si riesce a vivere di questo lavoro facendo forza solo sulle vendite dei libri?

No. Almeno non nel mio caso, per il momento, per cui lavoro anche come traduttore e revisore freelance. Ma anche molti colleghi editori con cui mi confronto condividono la stessa situazione.

Agenti letterari. Siete pro o contro?

Niente in contrario.

Valutate la pubblicazione di autori italiani? Se no, perché?

Sì, stiamo lavorando sulle prime pubblicazioni italiane, che dovrebbero arrivare nel corso del 2021.

Cosa hanno gli scrittori stranieri rispetto agli italiani?

Nulla. Ogni voce è diversa e il contesto culturale in cui è cresciuta ha sicuramente un effetto su di essa, così come tanti altri fattori. Ci interessano le singole sensibilità e ciò che hanno da dire, a prescindere dalla loro provenienza.

Per quanto riguarda i vantaggi e gli svantaggi di tradurre dall’estero, sulle questioni commerciali non apro bocca perché sono discorsi che non mi interessano e che rappresentano la morte di ogni dibattito artistico.

Pidgin è anche una rivista: Split. Cosa trova chi fa un salto tra queste pagine online?

Ci trova racconti, poesie e saggi personali che condividano la nostra visione artistica: immagini viscerali, forma sperimentale e forte intimità. Questi contenuti sono sia scritti da italianə che tradotti dall’estero, per esempio da riviste letterarie americane con cui collaboriamo, come New York Tyrant e PANK Magazine.

Qual è il vantaggio di avere Split accanto a Pidgin?

La rivista ci permette di condividere la nostra idea artistica con contenuti nuovi ogni settimana, di promuovere artistə interessanti e di creare una rete in cui scambiare opinioni e coltivare talenti.

La cura della grafica è perfetta, quasi maniacale. Cosa rappresenta per voi la parte visiva di un libro? E quanto una bella copertina può influenzare gli acquisti di un lettore?

Per noi è importante che una linea editoriale definita sia affiancata da un approccio grafico che sia altrettanto definito e coerente, che rispecchi il carattere del progetto. L’apprezzamento del risultato dipende comunque dal gusto di ognunə, ma ci impegniamo il più possibile perché ogni copertina renda omaggio all’opera che illustra. In generale, la cura nella creazione della copertina è uno degli esempi di come una casa editrice indipendente possa avere un rapporto più personale con i libri che pubblica. È sicuramente un merito dell’editoria indipendente, ma anche una nota di demerito per le grandi case editrici italiane, che nonostante i mezzi economici molto superiori e la grandissima disponibilità di artistə, spesso si accontentano di fotografie stock, senza alcun trattamento personale, perché tanto “basta che vende”. Poi, di nuovo, non entro nel merito della questione commerciale.

C’è qualcosa che non vi ho chiesto?

Aggiungo che il nostro ultimo titolo, in uscita il 26 ottobre, è “La squilibrata” di Juliet Escoria, un bellissimo romanzo su una teenager americana colpita da sindrome bipolare, raccontato in maniera clinicamente sincera e diretta (e soprattutto credibile), e in cui c’è anche spazio per l’eccitazione e la spericolatezza della gioventù ribelle nei sobborghi degli Stati Uniti degli anni Novanta.

Infine, non hai fatto domande sul rapporto con la nostra città o sulla fede calcistica, quindi io ti do una risposta unica: “Forza Napoli.”

a cura di Antonella Dilorenzo

Antonella Dilorenzo

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