Pastoralia di George Saunders vs Parasite: quando un libro di racconti può essere paragonato a un film
Pastoralia è una raccolta di racconti di George Saunders pubblicata in Italia da Einaudi nel 2001 e riedita da minimum fax nel 2014.
I racconti
I sei racconti sono ambientati tutti in un’America dalle sembianze di una gigantesca periferia abbandonata. La raccolta si apre con il racconto che dà il titolo all’intera opera: Pastoralia. La storia si svolge in una sorta di parco divertimenti a tema in cui il protagonista, assieme alla sua collega, interpreta il ruolo del cavernicolo scuoiando capre di giorno e inviando rapporti sulle prestazioni lavorative della collega alla dirigenza, di sera. È la “valutazione” l’elemento presente in tutto il racconto: i visitatori del parco valutano l’interpretazione dei finti cavernicoli, i colleghi si valutano a vicenda, la dirigenza valuta i propri dipendenti e decide chi tenere e chi licenziare. E sarà per l’appunto proprio una valutazione a creare scompiglio all’interno del parco.
Seguono altri cinque racconti: c’è Winky, nome della sorella del protagonista che si fa aiutare da una sorta di santone new-age per liberarsi delle cose che non vanno. In Quercia del Mar, i camerieri vengono valutati in base all’aspetto fisico, si va dal “Superfigo” fino alla “Schiappa”, più si scende in classifica e più si rischia di esser licenziati. Il protagonista vive in un quartiere malfamato assieme a sua sorella, sua cugina (entrambe madri) e la zia anziana sempre sorridente e positiva, nonostante si prenda cura degli altri da una vita e non pensi mai a se stessa, fino a quando succede qualcosa che cambierà le loro esistenze. La fine dei FIRPO nel mondo è il racconto che non ci ha del tutto convinto, a differenza de Il parrucchiere infelice, in cui il protagonista, un parrucchiere scapolo che vive ancora con la sua anziana madre, è frustrato e insoddisfatto e sogna di avere una storia con qualsiasi sconosciuta che incrocia. Finché non incontra una donna non proprio perfetta fisicamente. Una storia di insicurezze in cui chi si accontenta gode. Infine Le cascate, un racconto in cui si intravede una flebile speranza riguardo al genere umano e alla sua capacità di salvarsi.
Anche lo stile riflette il messaggio: scarno e per certi versi spigoloso, quasi a sottolineare una primitività che non lascia spazio a nessuna forma di qualsivoglia bellezza.
Stiamo davvero bene? Il messaggio di Pastoralia
Pastoralia si apre con queste parole: “Ammettiamolo, non sto mica tanto bene. Non è che me la passo proprio male. Non è che avrei davvero di che lamentarmi, e ammesso che ce l’avessi non è che effettivamente aprirei bocca. No. Questo perché Penso Positivo / Parlo Positivo.”, e già questo incipit dice tutto, non solo sul protagonista ma anche su tutti i personaggi della raccolta, e forse, diciamocelo, anche su tutti noi giacché in fondo non è che stiamo bene, ma non stiamo neanche tanto male, né avremmo di che lamentarci, eppure…
Parasite, Saunders e la specie umana
Dopo aver visto di recente un film come Parasite (vincitore dell’Oscar come miglior film; evento più unico che raro nella storia degli Oscar per un film straniero) non abbiamo potuto fare a meno di paragonarlo a Pastoralia di G. Saunders che compie la medesima operazione, ma in un modo diverso. A modo suo, diremmo.
Parasite: la trama
Per chi di voi non fosse andato al cinema o non avesse letto le infinite analisi che si sono succedute in tutti gli angoli del web su questo film nelle ultime settimane, è doveroso un accenno alla trama di questa commedia nera: la famiglia Kim vive in un appartamento sottoterra cercando di sbarcare il lunario con lavoretti umili e senza una vera strategia su come uscire dalla condizione di miseria in cui si trova. La svolta arriva quando a Ki-woo, il figlio maschio della famiglia Kim, viene offerta la possibilità di lavorare come insegnante di inglese per la figlia di una famiglia ricca, i Park: questo punto di accesso verso i “piani alti” della società rappresenterà anche un’occasione per gli altri Kim i quali, occupando ciascuno un ruolo differente nella casa dei Park, avranno finalmente il modo di uscire dalla loro tana, come scarafaggi che si muovono nel buio.
Di primo acchito sembrerebbe che Parasite si fermi a offrire un impietoso quadro delle classi sociali nella Corea di oggi; che abbia, dunque, una dimensione semplicemente “locale”. Eppure così non è, anzi, i temi affrontati vanno oltre, tant’è che se la stessa storia fosse stata girata in Europa o in America non sarebbe cambiata poi molto: gli effetti del capitalismo e il mito della ricchezza quale sinonimo di felicità si possono applicare alle più disparate realtà geografiche. È un film gigante e raccontato utilizzando un’ironia disturbante, impossibile da incasellare in un genere, semplicemente perché universale.
Pastoralia e Parasite: il nesso tra le due opere
Quale sia il nesso con Pastoralia di Saunders è presto detto: le stesse tematiche e la medesima ironia, nera e disturbante. Non solo. In entrambe le opere, i personaggi sembrano non aver mai per davvero una via di scampo dalla loro condizione miserabile, nulla muta sul serio, resta tutto confinato in un ambito onirico di speranze irrealizzabili. Un altro tratto comune è la sensazione persistente di fuori luogo, di disagio rispetto al contesto in cui si trovano i personaggi (in Parasite viene addirittura esplicitato nel corso del film; in Pastoralia, invece, lo si percepisce dalla personalità dei personaggi).
Un’ulteriore corrispondenza va rinvenuta, poi, nell’ingiustizia di classe da cui emerge la vera natura dell’uomo, una natura cattiva, cinica e intrisa di povertà morale. Siamo certamente di fronte a due storie appartenenti a mondi differenti (l’uno è l’Oriente, l’altro è l’Occidente con tutto quello che ne comporta), eppure c’è un rapporto di continuità fra le due opere che è incredibile, giacché in entrambi i casi anche quando i personaggi sono vittime, sono comunque meschine, con un’unica differenza: mentre in Parasite i Kim provano a uscire dalla loro condizione di miseria con tutti i mezzi a loro disposizione, i personaggi di Pastoralia appaiono talmente arresi alla loro miserabilità da mettere in risalto un’abulia che finisce per interessare l’intera specie umana, oggi.
Valeria Zangaro
1 Comment
Mi ha incuriosito molto la recensione del libro, anche l’accostamento con Parasite è azzeccato se è vero, come mi pare di aver capito, che stiamo costruendo una società in cui diseguaglianza e mobilità sociale sono le stesse della società dell’antico regime, o delle caste indù. Ma se nei personaggi non c’è evoluzione sociale, se tutto è immobile, dovremo rinunciare anche al cammino dell’eroe?