Moscabianca edizioni: storia di una casa editrice «insolita» tra fantasy e illustrazioni

 Moscabianca edizioni: storia di una casa editrice «insolita» tra fantasy e illustrazioni

Chi è che non ha mai sentito parlare della mosca bianca, almeno in senso figurato? Si potrebbe pensare che appartenga solo al mondo del fantastico, e invece così non è. La mosca bianca esiste realmente e ha grande spirito di adattamento e capacità di resistenza. Sarà forse questa la ragione per la quale una bella realtà editoriale ne ha mutuato il nome? A noi piace credere di sì.

Tra fantastico e reale, oggi vi raccontiamo la storia di Moscabianca edizioni.

 

Non è difficile comprendere l’etimologia del vostro nome, tant’è che sul sito scrivete: «Essere mosche bianche, per noi, vuol dire non temere di apparire strani o diversi, perché le storie insolite ci piacciono come il miele». La domanda è: cosa intendete per «insolite»?

Fin dalla nascita della casa editrice abbiamo deciso di specializzarci nella fantascienza e nel fantastico, e forse già questa potrebbe sembrare una scelta insolita. Cerchiamo poi di evitare proposte mainstream per dare spazio a sottogeneri poco esplorati in Italia, come il new weird o il dreampunk. In generale amiamo le storie ibride, difficilmente etichettabili e capaci di offrire – seppure attraverso scenari immaginari – una chiave di lettura per il mondo in cui viviamo.

Cosa pubblicate e qual è il vostro target?

Pubblichiamo narrativa italiana e straniera in forma di romanzi, racconti e libri illustrati. Ci rivolgiamo sia a lettorə appassionatə di fantascienza e fantastico sia a un pubblico generalista, che cerchiamo di avvicinare alla letteratura di genere lavorando sui nostri volumi con la massima cura possibile. Per quanto riguarda l’età, le nostre proposte si rivolgono soprattutto a un pubblico adulto, ma abbiamo anche volumi young adult e per ragazzə.

Chi c’è dietro Moscabianca Edizioni?

A fondarla sono statə Silvia La Posta e Federico Lenti, ma col tempo la casa editrice si è arricchita di nuovə e fondamentali membrə, in particolare Lucrezia Pei e Ornella Soncini per ufficio stampa e social media, Diletta Crudeli per editing e curatele, Andrea Viscusi e Leonardo Ducros per gli editing, Denis Pitter per la grafica, e tantə altrə collaboratorə.

Cuspidi è la vostra nuova collana che unisce racconti fantastici e illustrazioni. Cos’è per voi la dimensione fantastica e cosa rappresenta a livello narrativo?

Secondo noi la dimensione fantastica è uno strumento che permette di esercitare quella capacità meravigliosa della nostra specie che è l’immaginazione. È anche un mezzo che ci permette, più di altri, di immergerci in vite diverse, guardare il mondo da una nuova prospettiva e uscire dalla nostra comfort zone.

A livello narrativo, è una sfida. Raccontare una storia fantastica non significa scrivere senza sottostare a regole e limiti: un mondo immaginario, per essere credibile, deve essere coerente e strutturato. In questo senso la narrativa fantastica è molto più complessa da gestire per chi scrive, ma l’esperienza di lettura che offre è di un’intensità spesso impareggiabile. Secondo noi, per esempio, non è un caso se il fenomeno del fandom si è sviluppato soprattutto intorno a prodotti culturali attinenti al fantastico.

Cosa simboleggia per voi l’uso delle illustrazioni?

Proprio perché amiamo i libri insoliti e ibridi, l’illustrazione per noi è un modo di arricchire la lettura e creare prodotti unici. In questo senso, le immagini non limitano l’immaginazione di chi legge, ma la amplificano: per questo ci sembra che si prestino particolarmente bene all’applicazione nel campo del fantastico. Come nel fumetto, immagini e testi si mescolano per accrescere la carica immaginifica delle storie, e il risultato è un viaggio indimenticabile.

In un mercato editoriale che si sta spostando sull’autofiction, con storie reali in cui l’autore mette in vetrina la propria storia personale, come vi collocate con il fantasy sia a livello narrativo sia a livello promozionale ed economico? Per intenderci: pensate che questo genere possa vendere di più?

Crediamo che, soprattutto negli ultimi tempi, lə lettorə abbiano voglia di evadere dalla realtà, e questo è uno dei grandi punti di forza del fantastico: lo dimostra l’enorme successo che libri, fumetti, film e serie tv di genere hanno ottenuto negli ultimi anni. Per noi resta però importante raccontare il presente, e crediamo che in questo il fantastico non abbia nulla da invidiare all’autofiction.

Dal punto di vista del marketing e delle vendite, abbiamo sperimentato che il fantastico, se fatto bene, esercita un forte appeal su un pubblico eterogeneo, proprio perché al suo interno è in grado di ospitare proposte estremamente diversificate. È per questo che lavoriamo molto sull’identità del nostro marchio editoriale, nella speranza che i nostri libri siano subito riconoscibili e riescano a comunicare in modo immediato con lə potenziali lettorə.

Ci raccontate il vostro iter creativo e editorialedal momento dell’arrivo della proposta all’uscita del libro?

La selezione delle opere che pubblichiamo si basa principalmente sulla valutazione dei manoscritti ricevuti e sullo scouting, ma nell’ultimo periodo a questi si è affiancata la collaborazione con le agenzie letterarie. Una volta firmato il contratto di pubblicazione con unə autorə, inizia il lavoro di revisione, che di solito è molto approfondito: a volte, se ce n’è bisogno, le opere sulle quali lavoriamo subiscono trasformazioni non indifferenti, mirate però a far sì che il testo raggiunga il suo massimo potenziale e che glə autorə riescano a esprimere al meglio la storia che vogliono raccontare, senza forzature e snaturamenti.

Una volta concluso l’editing, si passa alla correzione di bozze e allo stesso tempo alla realizzazione della cover. La genesi dell’illustrazione di copertina è uno dei momenti che amiamo di più: ci piace infatti coinvolgere illustratorə sempre diversə che possano esprimere in modo efficace le atmosfere e l’identità di ciascuna opera.

Una volta inviato il libro in stampa si lavora sulla comunicazione e sulla promozione: si definiscono le attività on line e dal vivo, e allo stesso tempo si selezionano e si contattano testate giornalistiche, riviste e influencer a cui inviare copie in lettura.

Qual è il libro che sognate di pubblicare?

Non c’è un libro in particolare (anche se non ci dispiacerebbe arrivare un giorno a pubblicare Jeff VanderMeer o altrə autorə del suo calibro e che amiamo), ma saremo molto felici di ospitare nel catalogo un libro, magari illustrato, di unə autorə giapponese, dato l’amore che nutriamo per la letteratura e l’arte nipponica.

Ci dite una storia proposta che avete rifiutato e le motivazioni (senza fare nomi, ovviamente)?

Come diciamo spesso a chi ci chiede la motivazione di un rifiuto, un’opera può risultare incompatibile con il catalogo di una casa editrice per ragioni che non si limitano alla sua «qualità»: ci è capitato infatti più di una volta di scartare un manoscritto perché, seppure valido, non era abbastanza vicino ai generi che pubblichiamo o al tipo di temi e atmosfere che prediligiamo. Per esempio, una volta abbiamo scartato molto a malincuore una proposta di unə autorə che aveva già pubblicato con noi in precedenza, perché l’opera non ci era sembrata del tutto in linea con il catalogo. Si tratta di scelte difficili che però ci aiutano a mantenere coerente e definita l’identità della casa editrice.

Notiamo che l’uso dello schwa è per voi importante. Come lo usate all’interno delle pubblicazioni editoriali e pensate possa davvero fare la differenza in fatto di inclusività e valore femminile?

È vero, per noi è una scelta importante che al momento si rispecchia soprattutto nell’attività di comunicazione. All’interno delle pubblicazioni ci è capitato di adottarla nel caso di storie che coinvolgessero persone o creature dall’identità non-binaria, in particolare nell’antologia HUMAN/. Corpi ibridi, mutanti e fluidi nell’universo del possibile, ma non solo.

Non sappiamo se questa scelta farà davvero la differenza (forse nessunə può dirlo con certezza), ma crediamo sia una pratica che, oltre ad avere un «costo» bassissimo in termini di impegno, può far sentire a proprio agio molte persone e contribuire a dare risonanza a questioni importanti e urgenti per la società in cui viviamo. Quindi perché non adottarla?

Quali sono le prossime uscite?

Abbiamo in lavorazione alcuni libri illustrati che non vediamo l’ora di mostrare allə lettorə. Inoltre, insieme alla narrativa italiana stiamo lavorando alla traduzione di alcuni romanzi stranieri di cui siamo molto orgogliosə. Allo stesso tempo stiamo portando avanti la programmazione della collana Cuspidi con grande soddisfazione, e speriamo di farvi delle belle sorprese nei prossimi mesi! Infine, c’è una nuova collana che bolle in pentola, con tutto il mix di euforia e ansia che il suo lancio si porta dietro.

C’è qualcosa che non vi ho chiesto di cui volevate parlarmi?

A volte ci viene chiesto quali sono le difficoltà con cui chi lavora nella piccola editoria deve fare i conti. Quando possiamo, cerchiamo di menzionare i sacrifici e le battaglie che i piccoli marchi come il nostro e tantissimə professionistə (freelance e non) del settore editoriale devono affrontare. Per questo vogliamo ringraziare chi sostiene le piccole realtà e chi si sforza di fare buona editoria e di investire nella cultura. Insieme, speriamo davvero di poter dare un piccolo contributo affinché il futuro sia un po’ più luminoso di quello che si prospetta.

A cura di Antonella Dilorenzo

Antonella Dilorenzo

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