Illustratrici italiane, Lara Desogus e i volti femminili: dal disegno all’emotività. Intervista
Foglio, matita e chiaroscuro. È questo il trittico delle meraviglie artistiche da cui parte Lara Desogus per realizzare i suoi lavori. Una laurea in Storia dell’arte e una passione sconfinata per la rappresentazione dei volti femminili. Se le chiedete a quale opera assocerebbe questo momento storico, vi risponderà a una di Jackson Pollock. Il perché (e tante altre cose) ce lo dice lei in questa intervista.
Chi sei, cosa fai e da dove vieni?
Ciao, mi chiamo Lara Desogus, sono un’illustratrice e vivo in un paese situato nel Sud Sardegna.
Chi è Lara vista da Lara?
Spesso è difficile osservarsi in questo modo e raccontare oggettivamente chi siamo. Ad oggi posso dire che Lara è una ragazza introversa, creativa e un’amante dell’arte in tutte le sue forme. Penso anche che le illustrazioni che realizzo si rifacciano direttamente alla mia persona e che in esse si possa percepire chiaramente il mio carattere .
Ci racconti brevemente il tuo percorso lavorativo?
Ho sempre amato apprendere l’arte sia come teoria, attraverso lo studio – nel mio caso una laurea magistrale in Storia dell’arte – sia attraverso la sua applicazione pratica, l’illustrazione. Nel mio percorso lavorativo faccio coincidere questi due mondi. Entrando nello specifico, al momento collaboro con diverse riviste di narrativa, realizzo illustrazioni personalizzate e sono rappresentata dell’agenzia Zero Sismico.
Uno dei tuoi soggetti più ritratti è il volto, soprattutto quello femminile. Come mai e cosa ti lascia l’illustrazione di un viso, di un’espressione?
Sì, i soggetti femminili mi hanno sempre colpito. Diciamo che mi risulta semplice realizzare i volti, mi piace studiarne le espressioni e rappresentarli nei modi più variegati. Oltre ai visi, mi piace anche rappresentare il mondo femminile nei momenti di vita quotidiana, come una semplice passeggiata in città. In futuro, mi piacerebbe approfondire questo tema, attraverso l’analisi di come la donna si sente e affronta questi tempi come la ragazza/donna di oggi si sente e come affronta questi anni.
Dall’idea al risultato: ci dici brevemente qual è il tuo iter creativo?
La prima fase, quella ideativa, prende avvio dall’ispirazione che spesso nasce dalla visione di una foto, un’immagine, o un frame della realtà. Una volta creata mentalmente l’idea procedo nella sua realizzazione, tramite una tecnica che prevede l’uso di foglio, matita, e chiaroscuro. Successivamente converto l’illustrazione in digitale, riportando il disegno su tavoletta, e procedendo alla sua pulizia, all’aggiunta del colore e all’esaltazione dei dettagli. La passione per l’uso degli strumenti digitali è stata un crescendo. Inizialmente li usavo esclusivamente per poter pubblicare le mie illustrazioni on line, sul mio sito web; successivamente, ho compreso che avrei potuto sfruttarli meglio e trarne dei benefici. Così ho introdotto l’uso del colore prima laddove vi era un’infinità di toni grigi. In un certo senso hanno arricchito le mie illustrazioni e hanno spinto quella parte più profonda di me, restia alla sperimentazione, a osare.
Qual è il rifiuto, se c’è stato, che ti ha fatto più male?
Diciamo che negli anni ho ricevuto alcuni «rifiuti», se così possiamo definirli. Io li considero come parti fondamentali del mio percorso perché mi hanno spronato a fare di più, a migliorarmi, e continuano tuttora a farlo. Penso che non sentirsi mai arrivati nella vita sia importante per potere avere quella giusta dose di curiosità e voglia di cambiamento che ci spinge appunto a migliorare.
Qual è la richiesta più strana che ti hanno fatto?
Mi è capitato di essere stata contattata per una commissione che era molto lontana dal mio stile. Mi si chiedeva di realizzare fumetti in stile Disney, pensando che un illustratore possa disegnare qualsiasi cosa. Ovviamente era impensabile per me, così ho rifiutato. Nel campo dell’illustrazione penso sia giusto spaziare e variare il più possibile, sempre mantenendo però coerenza nel proprio stile.
Sul tuo tavolo di lavoro cosa c’è?
Generalmente prediligo un ambiente di lavoro molto ordinato; pertanto, il mio tavolo accoglie gli strumenti basilari per realizzare le mie illustrazioni, quali matite tecniche e gomme. Solo una volta concluso il disegno su carta, uso la tavoletta grafica, per l’aggiunta del colore.
Se questo momento storico italiano fosse un disegno, sarebbe?
Sicuramente un’opera di Jackson Pollock, perché i suoi lavori non nascevano come «arte studiata»ma si affidavano in parte anche al caso, e inoltre, il suo modo di dipingere in maniera istintiva tramite la tecnica del dripping mi ricorda questi anni tumultuosi, impulsivi e precipitosi.
Ci dici i tuoi tre illustratori preferiti dandoci la motivazione?
I miei tre illustratori preferiti sono: Kei Meguro, Esra Røise e Giovanni Esposito in arte Quasirosso. Tutti loro mi hanno ispirato, in maniera differente, e sono stati dei punti di riferimento importanti nella creazione del mio stile.
Kei Meguro, nata a Tokyo e newyorkese di adozione, realizza illustrazioni fashion dallo stile iper realistico. Collabora con grandi brand, disegnando le immagini semplicemente con grafite, gessetto, matite tecniche e bastoncini di cotone. Ciò che mi affascina di lei è il suo metodo rigoroso, la perfezione assoluta dei dettagli, che ho cercato di inseguire, applicandola alla sfera analogica delle mie illustrazioni.
Esra Røise, norvegese di Oslo, è un’illustratrice fashion. Attraverso una tecnica raffinata, richiama la femminilità propria della moda, con il gusto per l’imperfezione, per i dettagli fuori posto, nella rappresentazione di una società contemporanea. Ciò che mi ha sempre affascinato in lei è la capacità di lasciarsi andare, o meglio il suo rigore disegnativo accompagnato dall’uso libero dell’acquerello come guizzo di colore.
Infine Giovanni Esposito, illustratore e fumettista italiano, di origini napoletane. Le sue illustrazioni spiccano per il tratto, per i colori e soprattutto per l’esplosione di emozioni che riescono a comunicare. Ogni sua illustrazione racconta una storia e ha dietro un concetto, ed è questo ciò che, da sempre, mi affascina di più della sua arte.
C’è qualcosa che non ti abbiamo chiesto che vorresti dire?
Approfitto di questo spazio per ringraziarvi.
a cura di Antonella Dilorenzo
Qui altre illustrazione di Lara Desogus per:
Il racconto del mercoledì: Il giuramento di ipocrita di Gino Ciaglia
Il racconto del mercoledì: Stasera ne parliamo di Antonio Esposito
Il racconto della domenica: L’altra di Alida Airaghi