Illustratori italiani: Valentina Lentini. La sua storia fra richieste bizzarre, tele nere e ispirazioni al femminile
Se dovesse rappresentare l’ansia lo farebbe con una tela completamente nera. Illustra, dipinge, disegna. Le immagini sono la sua vita e noi le abbiamo chiesto come fa a tradurre le parole degli autori su un foglio bianco regalando una nuova vita alle storie. Lei si chiama Valentina Lentini, è un’illustratrice e questa è la sua storia.
Chi sei, che fai, quanti anni hai e dove vivi?
Sono Valentina! Lavoro e disegno e illustro e dipingo e cucino. Ho 39 anni, non ancora per molto. Vivo in Italia, un po’ tutta. Ora sono stabile da un paio di anni in un paesino vicino al mare in provincia di Roma. È bello vivere vicino al mare!
Qual è la tua giornata tipo lavorativa?
Le mie giornate lavorative variano, non ne ho una tipo, dipende dal lavoro che devo svolgere. La mattina mi sveglio sempre all’ultimo e faccio tutto di corsa. Porto mio figlio a scuola e finalmente mi prendo tutta la lentezza del mondo per fare colazione. Poi si parte!
Qual è il momento migliore della giornata per lavorare?
Sono produttiva dalla tarda mattinata fino alle due/tre del pomeriggio, poi blackout. Lavoro molto bene la sera dopo cena, quando tutto diventa silenzioso. Sono le ore migliori, non hai distrazioni esterne dal mondo sveglio, tutti dormono e nessuno ti cerca, c’è solo la musica.
Sei una di quegli artisti che attendono l’ispirazione o riesci a produrre ottimi lavori anche quando la creatività manca?
Mi hanno insegnato a produrre sempre e comunque, la gente là fuori non aspetta la mia ispirazione. Quando produco senza ispirazione all’inizio esce fuori solo robaccia, poi l’appetito vien mangiando e l’ispirazione arriva. I momenti di ispirazione pura capitano, ma mai al momento giusto! Così i lavori ispirati sono quasi sempre lavori personali che nessuno mi chiede.
Quali sono i periodi in cui sei più creativa e proficua?
Quando ho la mente sgombra dai pensieri e diventa piena di energia. In questi periodi mi prudono le mani e devo fare qualcosa sennò sto male, se non ho fogli davanti, pur di creare, mi metto a cucinare dolci.
Per noi hai illustrato il racconto di Diego Tonini: Ritorno alla terra (piatta). Raccontaci un po’ come sei riuscita a tradurre le parole dell’autore in immagini.
Già nelle prime righe un racconto dice tanto, nella maggior parte dei casi sono quelle righe che mi lanciano l’idea principale, poi il resto del testo mi dà i particolari e nella mia testa cominciano a frullare idee.
Non è la prima volta che collabori con autori. Qual è il procedimento che porta fa nascere l’idea d’illustrazione delle parole scritte?
Primo, leggo il testo velocemente perché mi rimane in testa quello che mi colpisce di più al primo impatto. È il primo impatto che conta, è l’essenza del testo che mi dà l’immagine che racchiude tutta la storia. Secondo, leggo il testo con più calma e mi cerco quei dettagli che fanno la differenza.
Poi, come dalla testa riesco a metterli sul foglio, io ancora non me lo so spiegare, lo faccio e basta.
Qual è il procedimento tecnico dall’idea alla realizzazione grafica finale?
Finito di leggere, quando ho già le idee abbastanza chiare, faccio ricerca, poi comincio a buttare giù qualche schizzo (i primi fanno sempre schifo) e continuo fino a che non escono le prime cose buone. Quando mi sento soddisfatta degli schizzi faccio un’accurata selezione dalla quale ne esce l’idea finale. Dopo ragiono sulla tecnica da usare e finalmente parto con la realizzazione.
La richiesta più bizzarra che ti hanno fatto?
Mi è capitata una cosa banalmente bizzarra, uno sconosciuto che mi ha contattata su Facebook per sapere se facevo ritratti di nudo, alla mia non-risposta ha insistito mandandomi una mail e ancora adesso mi chiedo dove l’abbia presa perché non ce l’ho pubblica sui social…
Qual è l’emozione che ti fa più paura?
L’ansia. Non quella della paura di arrivare in ritardo, ma quella che non ti lascia vivere. Quella che arriva dalla pancia, che non controlli. E ringrazio tutti i giorni di non averla come compagna di vita.
Come la rappresenteresti?
Una tela completamente nera.
Tre autori da cui trai ispirazione e perché?
Marilena Nardi, illustratrice vignettista, mia prof all’Accademia di Venezia. Estremamente sensibile a certi temi come l’uguaglianza dei diritti umani e la parità di genere.
Marina Marcolin, tecnicamente la migliore acquarellista che conosco, i suoi lavori sono poesia.
Anna Laura Cantone, illustratrice per bambini, molto distante da me per tecnica e concezione, ma mi piace proprio per questo. Adoro la sua semplicità che sfocia in personaggi teneri quanto ironici.
Sono tre donne in gamba e attuali.
Tre lavori fra strisce, graphic novel o albi che rappresentano per te la Bibbia dell’illustrazione.
Sinceramente non ne ho tre in particolare. Tutto ciò che è stato e che ho intorno nel presente rappresenta per me la Bibbia. Posso trarre degli insegnamenti anche da lavori inaspettati.
Mi limita averne solo tre.