Le relazioni familiari come in una reazione chimica: «Tempra» è il racconto di Alessandro Fabris

Illustrazione di Jacopo Ricci
Lavo il bicchiere al lavandino del bagno. L’acqua scorre, tiepida; sono seduto su uno sgabello e mi appisolo, senza più riuscire ad aprire gli occhi; lei mi guarda dalla parte opposta del lavandino, rimango sprofondato nel torpore. Ma è tutto un sogno: lo capisco mentre ancora dormo.
Stai attento a non inzuppare il quaderno. Il pentolino non va bene, ci vuole qualcosa di trasparente: un bicchiere o una caraffa, di quelle con cui serviamo l’acqua in tavola.
Gli scienziati usano le caraffe?, chiede.
Gli scienziati lavorano dentro laboratori attrezzati, non in cucina, indossano un camice bianco, come la mamma, e hanno tutto ciò che occorre: matracci, cilindri, beute, becker, recipienti costruiti con un vetro speciale che sopporta il calore. Ci puoi versare liquidi bollenti e non si frantumano, li puoi scaldare appoggiati sopra una piastra rovente oppure sul fuoco, e non scoppieranno.
Prendo i bicchieri zigrinati che ci ha regalato zia Tiziana?, chiede. Sono più resistenti di quelli che usiamo tutti i giorni, e non si romperanno, dice.
Meglio usare il bicchiere che trovi dentro la credenza a fianco del frigorifero: è spaiato e se dovesse cadere non sarà una grande perdita. Versa l’acqua fino a metà; ora aggiungi il sale e mescola. Hai fatto bene a usare il sale fino, altrimenti ci avresti messo un’eternità.
Si è sciolto tutto, dice.
Versane ancora e agita di nuovo, e quando non sarà rimasto neanche un piccolo residuo mettine ancora, poi mescola e sciogli, aggiungi, mescola e sciogli. Aggiungi, mescola e sciogli.
Non riesco più a farlo scomparire dal fondo, anche se giro veloce il cucchiaio, dice.
L’acqua più salata di così non può diventare, ma quando sarà bollente le cose cambieranno. Comincia con il disegno, ora. Fallo con cura, così la maestra sarà contenta.
La mamma riuscirebbe senza scaldare, era bravissima in cucina, dice.
È il momento di mettere il bicchiere nel forno a microonde.
Non so più se è una buona idea: ho paura che esploda, dice.
L’acqua aumenta la sua temperatura piano piano. Togli le mani, puoi guardare.
Ecco, lo sapevo, dice, e a quelle parole apro gli occhi anch’io.
Alessandro Fabris