Racconti brevi: “L’arte di scavare”

 Racconti brevi: “L’arte di scavare”

Faustino Grilli ha ottantanove anni, dieci denti, due braccia senza tono muscolare e un obiettivo: scavare una grande buca.
“Uno prima o poi ce la fa”, dice sempre.
Alle cinque del mattino – di ogni mattino – si alza per una sola ragione: perforare il terreno con una pala. Ciabatte di pelle ai piedi, indossate sia d’inverno che d’estate perché: “Mi fanno stare comodo”, dice alla giornalista che per il quarto giorno di seguito è lì per intervistarlo; Borsalino in testa perché: “Mi scalda d’inverno e mi ripara dal sole in estate”, spiega alla stessa giornalista; due tazze di latte e caffè con pane raffermo per carburare; una sigaretta dopo la colazione per infuocare il respiro, e subito a rimboccarsi le maniche della camicia, ovviamente lunghe: “Perché d’estate mi proteggono dalla terra e dal cemento che incontro scavando, e d’inverno mi scaldano” – ripete alla solita e unica giornalista andata lì per intervistarlo.

“Cosa sta cercando?”
“Quello che non ho trovato in ottantanove anni”
“E da quanto tempo scava”
“Da ottantanove anni”
“E perché la buca non è poi così profonda?”
“Perché ho prima scavato con la testa”
“E cosa sta cercando”
“Di farcela”
“A fare cosa?”
“A scavare una buca a ottantanove anni con due braccia, un cappello, un paio di ciabatte e dieci denti”
“Ma prima o poi ce la farà”
“Uno prima o poi ce la fa”
“E cosa troverà? Lo sa?
“Un vecchio di ottantanove anni o un bambino di ottantanove anni fa”
“Qual è la cosa più probabile?”
“Che io non trovi nessuno”
“E ci potrebbe restare male?”
“No”
“E allora perché scava”
“Perché prima o poi ce la farò”
“E se lo sorprenderà prima la morte?”
“Ce l’avrò comunque fatta”
“A fare cosa?
“A scavare con la testa, a vivere scavando in testa, e a vivere per svuotare la terra. In fondo, lei si è mai chiesta perché viviamo?”
“Ho paura della risposta, che non c’è”
“Ecco: prima o poi, a ogni modo, uno ce la fa”

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Antonella Dilorenzo

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