Vivere in un futuro prossimo in cui non tutti possono essere salvati: «La lotteria degli animali» è il racconto di Attilio Di Sabato

 Vivere in un futuro prossimo in cui non tutti possono essere salvati: «La lotteria degli animali» è il racconto di Attilio Di Sabato

Collage di Ottavia Marchiori

«La Balena con la bromidrosi nella diciotto

«Il Bruco ipertricotico nella ventuno.»

«La Scimmia itterica nella tredici.»

«Deve per forza chiamarli così?»

«Niente domande.»

«Il Topetto in fondo, l’anoressico, nella nove.»

«Non mi sembra professionale.»

«Vuoi dirlo tu al Primario cos’è professionale?»

Lo Specializzando bofonchiò; di quel piccolo appunto di rivolta però non se ne accorse nessuno, tantomeno lo Strutturato; le ruote della barella, ora che l’abbondante adipe della paziente solcava la corsia, stridevano oltremodo, coprendo qualsiasi altro suono nel reparto di rianimazione.

«Vai a sintonizzare il computer centrale.»

«Sono impegnato, non vedi?» disse lo Specializzando lamentandosi.

«Ascolta: io sono lo Strutturato, quindi fai come ti dico e vai ad accendere quella roba.»

Lo Specializzando mollò la paziente in corsia, raggiunse l’ufficio di sala e sintonizzò il computer sul circuito riservato agli ospedali nazionali.

«È tutto collegato?»

«Manca l’ultimo degente della nove.»

«Il Topetto? Cosa aspetti allora, svelto!»

Lo Specializzando trasportò velocemente l’ultimo ricoverato nella stanza, e poi lo collegò per endovena come gli altri al macchinario.

«Le informative» disse il Primario.

«Eccole» rispose servile lo Strutturato.

Il Primario scorse velocemente i documenti. Di profilo assomigliava a un rapace; il naso aquilino e il mento pronunciato disegnavano quello che, con un po’ di immaginazione, si poteva credere un becco.

«Le schede.»

«Subito» replicò prontamente lo Strutturato.

La cifosi del collega anziano, abbinata al corpo tozzo, lo destinava alla famiglia dei canidi. Ma quale razza? Si domandava lo Specializzando che, al sentire di tutti quei nomignoli di animali, cominciava ad apprezzarne l’esercizio.

Il Primario cominciò a leggere ad alta voce: «Professoressa di Lettere. Nata nel 1989» e poi aggiunse sorridendo: «Nubile».

«Con quel che pesa…. La Balena!» commentò ridacchiando lo Strutturato.

La procedura ministeriale richiedeva, dopo l’analisi del fascicolo sanitario, l’esame dello storico dei pazienti; il documento veniva fornito generalmente dai parenti o dagli affetti scelti dalla persona interessata; in mancanza di questi, la prefettura rintracciava colleghi, vicini di casa o prossimi al ricoverato. Furono pubblicate linee guida per la sua stesura, ma il più delle volte si descriveva la vita altrui riducendola a un banale elenco di titoli e professioni.

«Oltre all’insegnamento non c’è molto altro. La Balena va in cima alla lista. Segna.»

Lo Strutturato annotò sulle schede quanto indicato dal Primario.

«Ah però! Hai capito il Bruco? Quattro figli! Illegale di questi tempi! E guarda qua,» sgomitò il Primario allo Strutturato, «c’è anche una foto di famiglia. I geni sono quelli del padre!»

«Grossista di mangimi. Classe 1993. A detta della figlia, poco presente in casa. Segna.»

«Abbiamo persino la Scimmia violinista. Sposato e con figli.»

«Il pollice opponibile fa miracoli» disse divertito lo Strutturato, rivolgendosi sia al Primario sia allo Specializzando. Nessuno parve apprezzare.

«Il nipote sconta tuttora i debiti della Scimmia. Segna.»

Lo Strutturato non mancava una sola lettera.

«Dimenticavo: 1987.»

«Rimanere sintonizzati in caso di estrazione giornaliera.»

Il gruppetto affrettò il passo.

Con il Topetto si fa presto, stimò lo Specializzando. Poi rifletté che forse, quella degli animali, è una tecnica; l’empatia a lungo andare potrebbe diventare insostenibile.

«Classe 1999. Figlio unico, genitori separati e poco abbienti. Celibe. Al Topetto gli facciamo un favore, credimi. Segna.»

«Sì, gli facciamo un favore» pappagallò lo Strutturato.

Concluso il giro, i tre tornarono alla sala del computer centrale.

«Rimanere sintonizzati in caso di estrazione giornaliera

Percorrendo a ritroso quello zoo immaginario, allo Specializzando parve di avere addosso lo sguardo di tutta la fauna locale. Più volte si chiese se quei corpi incoscienti e attempati avessero ancora modo di giudicare, di formulare il proprio sdegno verso una pratica irreprensibilmente efficace, ma barbaramente condotta.

«Io dico Balena, Scimmia e Topetto.»

«Mi ha tolto le parole di bocca.»

«Tu che dici?»

«Io?»

«Sì, tu ragazzo. Sveglia.»

«Non saprei. È la mia prima volta.»

«Appunto. Quindi?»

Gli era capitato molte altre volte, in realtà. Chiosare sulla vita altrui. Ma ora era diverso.

«Pronto? Ci senti? Togliti quella faccia da pesce lesso. Segna Pesce. Da oggi lo chiamiamo Pesce.»

«Pesce. Segnato.»

«Direi Bruco, Scimmia, Balena

«Stai scherzando? La Balena all’ultimo posto?»

«Ha fatto della sua passione un lavoro.»

«E che mi dici del Bruco?»

«Ha fatto il suo, trascurando la famiglia» rispose lo Specializzando, poco convinto.

«Sai chi non ha fatto mancare le proprie attenzioni alla famiglia? La Scimmia! Ma con l’amore non ci paghi le bollette. Il Bruco potrà essere stato pure stronzo, ma quantomeno responsabile. E poi la Balena cosa ha fatto invece? Una vita di solitudine. La scheda è stata compilata tre giorni fa dall’ex preside della scuola.»

Lo Strutturato fremeva dalla voglia di dire la sua, ma non osava farlo; aveva il terrore di intervenire al momento sbagliato, interrompendo il Primario.

«Per non parlare del Topetto: nato per soffrire.»

«Estrazione giornaliera confermata. Estrazione in corso.»

Sullo schermo, il logo del Ministero della Sicurezza Sanitaria venne sostituito dallo stemma presidenziale.

«Ecco qua, il guastafeste» commentò sferzante il Primario. «Comunque vada, per me resta Balena, Scimmia, Topo.»

«Che decida il caso» controbatté lo Specializzando.

«Pesce, allora non hai capito proprio nulla di questo lavoro. Dove ci ha portato il caso? A ospedali zeppi di vecchi che ballano e giovani in carrozzina che attendono di essere ricoverati. È tempo di sfoltire. O i prossimi saremo noi.»

«Venti luglio» apparve scritto sullo schermo, mentre un segnale acustico, lo stesso in tutto il Paese, richiamava l’attenzione di migliaia di medici.

«Presto, controlla.»

Lo Strutturato prese a sfogliare le schede. Una, due, tre volte.

«Ti sei dimenticato come si legge?» lo pungolò il Primario.

Lo Strutturato avrebbe preferito tirare le cuoia piuttosto che comunicare il risultato finale.

«Dammi qua» disse strappandogli i fogli dalle mani e rapido venne a capo della questione.

«Maledetti burocrati imbecilli!» sbraitò. «E per due soli giorni rispetto al Bruco.» Furioso abbandonò la sala.

«Pesce, concludi la procedura» disse stizzito lo Strutturato.

Allora lo Specializzando si avvicinò impaurito alla strumentazione della sala; sotto allo schermo con ancora in chiaro la data estratta, vi era un secondo schermo, dal riquadro più piccolo; da quel pannello sarebbe partito il comando finale per l’iniezione del siero.

Così fu.

La Balena era certamente salva, per ora; ma lui, specchiandosi a fatica nel vetro scuro, nell’atto di pigiare quella porzione di superficie riflettente, si domandò soltanto se l’espressione incollata al suo volto fosse riconducibile a quella di un Pesce.

Attilio Di Sabato

Blam

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