Il racconto della domenica: Il secondo diluvio universale di Daniele Israelachvili

 Il racconto della domenica: Il secondo diluvio universale di Daniele Israelachvili

Illustrazione di Francesca Galli

8.12

Buongiorno,
tra qualche minuto, quando suonerà la campanella, mi recherò come ogni martedì in seconda A. Non provate a entrare prima della fine della mia lezione e nessuno si farà del male.

Gianluca Barca

 

8.55

Ma cos’è tutto ‘sto casino?
Hai presente il nuovo professore di religione? Come no, dai, Gianluca Barca, quello sardo che assomiglia a Steve Jobs. Be’, è impazzito. Poco fa è entrato in seconda A, si è chiuso la porta dietro e ha abbassato le tapparelle. Da allora non si hanno più notizie.

 

9.02

Ansa – Ultim’ora

Professore di religione sequestra classe di seconda elementare a Bologna

CRONACA

L’insegnante, 52 anni, ha inviato una mail al rettore della scuola e poi si è chiuso a chiave in classe con 18 alunni di seconda elementare. Al momento non si conoscono le motivazioni del folle gesto.

 

9.05

Mi corre incontro il rettore e mi dice: «Mariella, tuo figlio… Vieni con me». Avevo appena accompagnato i miei alunni fuori dalla scuola perché era scattato l’allarme antincendio e mi stavo guardando intorno cercando di individuare la classe di Francesco, in mezzo a tutto quel pandemonio. Il rettore mi prende la mano e mi trascina di nuovo dentro, tenendomela stretta mentre corriamo lungo i corridoi. Solo quando arriviamo davanti alla classe se ne accorge e, imbarazzato, molla la presa. Non appena la campanella suona e la porta si spalanca, ci siamo solo io e lui. La polizia sarebbe arrivata poco dopo. Dentro la classe è tutto buio e per un attimo non succede niente. Poi eccoli uscire: un banco di pesci che si muove come una cosa sola. E finalmente lo vedo. Se non indossasse la felpa di Brawl Stars, la sua preferita, non lo avrei riconosciuto. Si volta verso di me e mentre mi corre incontro, mi accorgo che ha tutti i capelli appiccicati sulla fronte. Ci abbracciamo. Piangiamo. Lo so, dovremmo allontanarci, ma in quel momento non riesco a staccarmi da lui. Dopo un po’ mi accorgo che sta dicendo qualcosa. All’inizio non capisco, e allora gli domando: «Cosa hai detto, amore mio?». Lui continua a ripetere una frase che io continuo a non capire, o forse la capisco anche, ma non riesco a darle un senso. Fino a quando alza la testa, mi guarda dritto negli occhi e mi grida: «Io non sono un Liocorno». Poi si ributta giù, tra le mie braccia, a piangere di nuovo. Avevo capito bene.

 

12.34

Trascrizione di alcuni fogli strappati e post-it rinvenuti all’interno dell’abitazione del Prof. Gianluca Barca:

Ma quante seconde occasioni riusciremo ancora a sprecare?

Che mondo è questo dove il Professor Sacchetti insegna ai nostri figli, i figli di Dio, che l’arcobaleno non è altro che un fenomeno ottico atmosferico in grado di produrre uno spettro quasi continuo di luce nel cielo?

Comprare fucile online.

Genesi 8:20-22; 9:8-17 Noè ringraziò Dio per avergli salvato la vita. Egli edificò un altare e su di esso offrì sacrifici. Dio promise a Noè che non avrebbe mai più mandato un diluvio a ricoprire la terra. Dio pose in cielo un arcobaleno. L’arcobaleno ricorda agli uomini la promessa di Dio a Noè.

Fanculo Sacchetti

 

Ma perché non ne mandi un altro di Diluvio? Nella tua infinita saggezza, sei sicuro che si possa continuare così? Se noi discendiamo tutti da Noè, dall’unico uomo giusto che hai voluto risparmiare insieme alla sua famiglia, quindi se noi abbiamo nel sangue anche solo una goccia del sangue di Noè e ci comportiamo in questo modo, mi chiedo: ma come dovevano essere gli altri, quelli che non sono saliti sulla barca?

E dopo averci dato questa seconda possibilità, noi ce la siamo meritata? No, proprio per niente. E tu, invece di spazzarci via dalla terra una volta per tutte, nella tua infinita misericordia ci hai inviato tuo figlio, con un messaggio di amore e pace. Solo che noi non lo abbiamo accolto a braccia aperte. No, noi lo abbiamo crocifisso. Ma cosa continui ad aspettarti di diverso dai discendenti di uno che viveva in un paradiso e lo ho barattato per una mela?

 

DARE FARE UNA LEZIONE SUL DILUVIO UNIVERSALE

In prima i bambini sono ancora troppo piccoli, in terza sono già corrotti dalla società. Scegliere una classe di seconda.

Fare in modo che sembri un gioco. All’inizio non nominare nemmeno il diluvio universale, ma prenderla alla lontana in modo da dare a loro la possibilità di scegliere. Cominciare con qualche vaga domanda del tipo “c’è qualcuno tra di voi che soffre il mal di mare?” oppure “chi di voi non ama particolarmente la compagnia degli animali?”, inserendo ogni tanto anche qualche domanda più specifica come ad esempio “chi vuole fare il liocorno?”. Una volta assegnati tutti i ruoli, chiedere a Giorgetti, che ovviamente interpreterà la figura di Dio visto che è l’unico che segue con attenzione le mie lezioni, di andare alla lavagna e, con il gessetto, di tirare una bella riga verticale in mezzo, scrivendo i nomi che gli detterò, mettendo da una parte la lista dei bambini che andranno sulla cattedra e dall’altra i bambini che dovranno invece rimanere fuori. Poi chiedere a Noè di prendere una sedia, di avvicinarla alla cattedra per poterci salire, in modo da aiutare a imbarcare i suoi familiari e le coppie di animali il cui nome compare, insieme al suo, su un lato della lavagna. Una volta sistemati tutti sulla cattedra, alcuni in piedi e altri seduti sui bordi, a Noè toccherà l’ingrato compito di dare un calcio alla sedia, per fare in modo che nessuno possa più salire, e di gridare (ricordarmi di passargli il foglietto da leggere) una frase che sia a loro familiare: “chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori”. Dopo di che, chiedere a Giorgetti di impilare alcune sedie vicino alla cattedra e di salirci sopra. Una volta su, passargli il fucile e poi, guardandolo negli occhi, dirgli a bassa voce “ti ricordi di tutte le volte che ti hanno preso in giro perché sei grasso e balbetti, te le ricordi? Ecco, adesso riporta un po’ di giustizia in questa aula”. E sotto quella pioggia incessante mandata giù da un dio vendicativo, tutti i bambini che non si trovano alle spalle di Giorgetti, in salvo sulla cattedra, verrebbero sommersi. Una volta finita l’acqua del caricatore, la luce dovrebbe spegnersi, e a questo segnale Noè dovrebbe farsi largo con la modalità TORCIA del mio cellulare, avanzando verso la prua. Per aumentare l’effetto teatrale dovrebbe indirizzare la luce sul suo viso, come se fossero le sue mani giunte a illuminarlo, e pregare (ricordarmi di passargli il foglietto da leggere) per poi rimanere in silenzio, a fissare questa infinita distesa d’acqua sotto un cielo senza luna. Questa pace però dovrebbe durare poco (aprire a questo punto la porta della classe), perché nel frattempo tutte quelle coppie di animali, ammassate le une sulle altre, e anche i figli di Noè in compagnia delle nuore, cominceranno a fare un gran baccano, a gridare di gioia. Grati per essere ancora vivi.

Daniele Israelachvili

Blam

Articoli Correlati

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *