Il racconto del mercoledì: Sacra famiglia di Mario Greco
Maria è incinta. Dice che verrà al lavoro fino all’ultimo, ma chissà se ce la farà. È un lavoro duro, il nostro, qui, in questo grosso mercato ortofrutticolo. Anche il suo ragazzo lavorava qui, ma appena ha saputo del bambino si è licenziato. È sparito dalla circolazione e, quando ho provato a telefonargli, mi ha detto che il bambino non è suo, che può essere di chiunque, anche mio. «Adesso Maria è libera» ha aggiunto. «Te la lascio. Aspettavi da tanto questo momento.» «Sei crudele» gli ho detto. «Ah, ah!» ha fatto lui, e ha chiuso. Era un fratello per me e adesso mi odia, è come impazzito e non so se col tempo rinsavirà.
È da diversi giorni che piove. A Maria piace viaggiare in macchina quando il tempo è così. Gli piace anche il profumo della crema per le mani. Mentre è in macchina se la spalma sulle mani arrossate dal freddo. I guanti si bagnano, si inzuppano, e se si usano quelli impermeabili, da cucina, la pelle non traspira e si forma la condensa. Tra le foglie delle verze e delle lattughe c’è sempre acqua, grumi di brina che si sciolgono. Maria seleziona la verdura, io la trasporto a spalla o col muletto. La stessa cosa che faceva Sergio, il suo ragazzo. I negozi sono addobbati, tutte le strade del centro sono illuminate a festa. «Quest’anno mamma non ha fatto nemmeno l’albero» ha detto Maria. «È come se stessimo a lutto. Nemmeno quella minuscola Sacra Famiglia che mette sempre sul caminetto ha tirato fuori. Io non ho comprato ancora niente, ma devo incominciare a pensarci, non credi? Qualche tutina, dei bavaglini, il biberon. la culla…» Nei nostri lunghi e tortuosi tragitti, cerchiamo di non parlare mai di Sergio. Qualche volta, Maria, avvolta dal calore del riscaldamento, si addormenta e a me viene voglia di baciarla e di accarezzarle i capelli. Anche lei è un po’ crudele nei miei confronti. Non credo che sia tanto ottusa da non accorgersi dei miei sentimenti. Ogni tanto chiude gli occhi, appoggia le mani sulla pancia e sospira. A volte si toglie le scarpe. Ha i piedi un po’ gonfi e mi chiede se è ingrassata e poi mi chiede di comprarle un cornetto con la cioccolata o una pizza.
Io non le dico mai di no, e lei ne approfitta. Quando mangia il cornetto, immerge il dito nella cioccolata e lo lecca e qualche volta invita anche me a farlo. Mi mette il dito davanti alla bocca e io lecco, anche se una parte di me dice che non dovrei farlo, che dovrei dire: «Basta. Basta, Maria, smettila di torturarmi. Abbi pietà di me».
Mario Greco