Il racconto del mercoledì: Profilassi radicale di Barbara Marunti
Dieci giorni fa il circolo ARCI di Pievescola è diventato un’astronave. È stato il giorno che io e Marco ci siamo svegliati prima del solito. Io e Marco ci svegliamo sempre troppo tardi perché ci addormentiamo sul divano, riposiamo male e quindi la mattina alzarsi e correre per andare al lavoro è un gran patire.
Dieci giorni fa, però, abbiamo deciso di svegliarci mezz’ora prima del solito. Da quando siamo sposati siamo ingrassati, ci siamo detti, dovremmo iniziare ad andare a piedi al circolo per fare colazione.
Il circolo ARCI è il cuore di Pievescola, che conta duemila anime strette tra la Traversa Maremmana e la Montagnola Senese. Ci facciamo colazione tutte le mattine: una pasta al cioccolato per Marco, un tramezzino al tonno per me, e questo rito mattutino ci prepara ai travasi di bile quotidiani che la vita d’ufficio ci provoca.
Anche quella mattina Marco ha mangiato la pasta al cioccolato, io il tramezzino al tonno: avendo camminato dieci minuti (in salita!) per arrivare al circolo ce lo potevamo anche permettere. Avventandoci sul nostro meritato pasto, ci siamo aggiornati sulle vicende del mondo fuori Pievescola coi titoloni de «La Nazione»: Il coronavirus arriva a Siena! Palio a rischio? La parola al priore della Chiocciola.
Al tavolino di fianco il Cocci e il Guerrini giocavano di soldi («Di mattina – mi fa Marco – s’inizia bene!») e ragionavano del coronavirus. L’argomento pareva interessare al barista che, sentendo menzionare il caso senese, si era riscosso dal torpore mattutino.
«E se si schianta pe’ ‘i coronavirusse?» fa un impaurito Cocci, l’ottuagenario della coppia.
«Codesto coronavirusse a me mi pare una gran strullata» fa il più giovane Guerrini. «Icché vu ne pensate voi dottoroni?» ci chiede.
Marco abbandona la sua pasta al cioccolato per rispondere, con tutta la diplomazia sfoderabile alle sette del mattino, quando alle nostre spalle una voce d’acciaio, che ci attraversa le vertebre una a una, declama: «ACCENSIONE».
«Accensione icché» fa il Guerrini, ma non ha potuto continuare la sua polemica perché l’improvvisa deflagrazione dei motori a propulsione nucleare, insospettabilmente nascosti dietro il frigo dei gelati, gli ha fatto prendere un coccolone, ed è schiantato lì, sul tavolino. Il circolo ARCI ha iniziato ad accelerare in linea retta bucando la ionosfera e si è fermato solo quando la Terra, da fuori, ci è apparsa come una grossa moneta blu.
Galleggiavamo già per l’assenza di gravità. Facendosi largo tra i giornali fluttuanti, Marco ha chiesto al barista: «O questa?»
«Quarantena preventiva – fa il barista, col tono metallico di prima – Pare ci sia un caso di coronavirus a Siena. La nostra specie non può correre questo rischio. Tra quattordici giorni torniamo a terra».
«E io per quattordici giorni con chi gioco di soldi?» piagnucola per aria il Cocci.
Io, dal canto mio, ne ho approfittato: son già dieci giorni che m’ingozzo di tramezzini al tonno, e non ho preso un etto.
Barbara Marunti