Il racconto del mercoledì: L’interrogazione di Giovanni Battista Cugliari

 Il racconto del mercoledì: L’interrogazione di Giovanni Battista Cugliari

Illustrazione di Giorgio B. Scalia

Mia madre mi intimò di darmi da fare e di finire il libro. Mi raccomandò di fare di tutto per prendere un voto alto in modo da recuperare la materia e alzare la media che fino a quel momento era insufficiente.

«Ma’…» le dissi guardandola con un ghigno e indicandomi il viso. «La vedi questa faccia? Pensi che a uno con questa faccia non diano una mano per alzare la media?»
«Vai a studiare idiota! Prima che su quella faccia ci stampi l’impronta della mia ciabatta.»
«Che palle!»
«Vai!»

Aprii il libro da dove ero rimasto e incominciai a leggere e a sottolineare.
Il telefono squillò. Era Carlo che voleva sapere che cosa stessi facendo.
«Studio bello mio, tu?»
«Ho appena sbloccato Goku di terzo livello alla play. Spettacolo Gigio. Devi vederlo.»
«Filmalo col cell. e mandamelo.»
«Ok.»

Riagganciai e quando mi arrivò il video su WhatsApp mi misi a guardare Goku che faceva le evoluzioni sul televisore di Carlo.
«Che cazzo stai facendo?» Mia madre mi beccò a cazzeggiare.
Gettai il telefono lontano da me e ripresi. Rilessi il capitolo e ne feci un riassunto a voce. Sono un grande mi dissi tra me e me. Andai davanti allo specchio ad aggiustarmi i capelli.
Ripresi il telefono e tornai a cazzeggiare. Sul gruppo di WhatsApp che condividevo con i miei compagni si parlava di quanto era brutta quella di francese.
«Ma’, stiamo prendendo in giro quella di francese sul gruppo. Vieni a vedere!»
«Fila subito a studiare. Guai a te se esci da quella camera. E sbrigati che sono già le sei.»

Dopo vari tentativi riuscii a ripetere un altro capitolo ad alta voce e andai in bagno a controllarmi i capelli.
«Mi spieghi che cosa fai sempre in bagno? La vuoi finire di guardarti allo specchio come una femmina?»
«Ho letto due capitoli. Stai calma!»
«No, non sto calma! Hai letto due capitoli? Devi finire il libro, Cristo! Non guardarti allo specchio e non giocare col telefono ogni volta che finisci un capitolo.»
«Va bene, va bene.»

Tornai a leggere. Ripetei ad alta voce. Non andava bene. Non mollai, lo rilessi e lo ripetei, poi quello successivo e quello dopo ancora senza fermarmi.
Ora di cena.
«Allora?» mi domandò mia madre, «Come sei messo?»
«Bene, ma’. Grazie per avermi sostenuto. Ho quasi finito.»
«Oh finalmente!»

Dopo cena mi rimisi a studiare. Mi sembravano arabo, gli ultimi capitoli. Provai a ripetere. Niente.
Provai ad aiutarmi con uno schema. Niente.
Carlo mi inviò un messaggio che diceva che chi avrebbe preso dal sette in su sarebbe stato premiato con la sufficienza anche sulla pagella.
Ci riprovai e lo imparai.
Mia madre arrivò in camera con una tazza di caffè.
«Tieni tesoro,» mi porse la tazzina, «sono fiera di te.»
Mi impettii, bevvi il caffè e ripresi il libro in mano.
Poi passò una canzone di Vasco in tivù. Posso anche fare una pausa adesso, dissi tra me e me. Ormai non mi ferma più nessuno.
Mi infilai le cuffiette e mi misi ad ascoltare qualche canzone di Vasco.
Mi addormentai con la musica nelle orecchie e il mattino dopo, porca la sfiga!, la professoressa mi interrogò proprio sui capitoli che non avevo finito di leggere. Presi un’insufficienza.
Le ciabatte di mia madre mi aspettavano.

Giovanni Battista Cugliari

Blam

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