Il racconto del mercoledì: Il sogno di Simone Bachechi

 Il racconto del mercoledì: Il sogno di Simone Bachechi

Illustrazione di Marián Gómez

Oh, quante volte

in ripensar che più non vivi, e mai

non avverrà ch’io ti ritrovi al mondo,

creder nol posso.

Giacomo Leopardi, (vv. 44-47), Il sogno

 

Avevano trascorso una vita assieme. Non avevano avuto figli, lei non ne aveva mai voluti, lui non le aveva mai chiesto il motivo. Anche a lui bastava così. Con i pochi amici che avevano uscivano a cadenze trimestrali per una scampagnata o per andare a un concerto, sempre con molta circospezione, al fine di evitare una crescente e minacciosa vicinanza.

Le uniche tensioni tra di loro derivavano dai loro rari e forzati momenti di separazione: un ricovero di lei in ospedale per una serie di esami endoscopici; un breve soggiorno di lui nella sua città natale per sbrigare alcune noiose faccende testamentarie.

Quando lei si era ammalata, lui aveva lasciato il lavoro. Aveva avuto così modo di starle vicino ininterrottamente. Sapeva che non ci sarebbe mai stato qualcosa di diverso da loro due insieme, e la malattia di lei era solo un fastidioso incidente di percorso.

Quando lei era morta, il tempo per lui si era congelato, come accade a chiunque capiti di affrontare la morte della persona amata.

C’era stato il funerale. Lui era lì, ma era come se non fosse stato lì. Gli amici avevano cercato di consolarlo, lo avevano abbracciato e sorretto. Lui aveva seguito da una distanza siderale tutto quanto: le strane manovre in chiesa, l’uomo con la mitria che parlava come un pesce in un acquario, il rumore dell’avvitatore che aveva sigillato la lastra di metallo alla cassa in cui lei si trovava, il camposanto, la carrucola, la buca dove era stata adagiata. Aveva pensato che in fondo alla fossa ci dovesse essere un’uscita di emergenza. Aveva immaginato lei che, poco prima di essere calata giù, aveva trovato il modo di lasciargli un biglietto con l’indirizzo di dove si sarebbero incontrati di nuovo; di dove lui avrebbe dovuto cercarla, magari attraversando cunicoli che correvano dal centro della terra fino al mare. A pochi metri dalla battigia sarebbe riemerso e l’avrebbe riportata con sé, fuggendo lontano da quella congiura. Avrebbe potuto imbarcarsi al porto più vicino verso il luogo che lei gli aveva indicato, ma sarebbe stato come tradirla, tradire le sue indicazioni. Ci fossero voluti anni per trovarla, avrebbe percorso quei cunicoli e l’avrebbe riconosciuta. Era certo che l’avrebbe vista seduta al tavolino di un bar sulla spiaggia mangiando un gelato.

E invece fu lei che gli sfiorò il braccio e poi glielo scosse, svegliandolo e dicendogli che era tutto sudato e che si stava lamentando e piangendo nel sonno, e che non era bello addormentarsi nel bel mezzo del pomeriggio su una sdraio in riva al mare con una così bella giornata. Gli chiese se avesse fatto un brutto sogno e lui, ormai desto, le disse che non era niente e che le aveva solo allungato la vita.

Simone Bachechi

 

Blam

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