Il racconto del mercoledì: Il camper di Annalisa Maitilasso

 Il racconto del mercoledì: Il camper di Annalisa Maitilasso

Illustrazione di Francesca Longo

Il camper ha quattro posti letto di plastica gialla, due biciclette e un cucinino blu. C’è persino la doccia e una minuscola tazza del water. Dentro ci abita una famiglia di Playmobil che litiga in continuazione. La più bellicosa è la mamma che quando s’arrabbia brandisce una padellina con le uova disegnate. I bambini si accapigliano perché non riescono mai a decidere se andare al mare o in montagna. Tutti hanno avuto vite tumultuose che li hanno graffiati, mutilati o nel migliore dei casi separati dalle loro ciabattine di gomma.

Il camper comunque resiste, ha mille vite: è finito sott’acqua (ma poi è riemerso), è volato giù dalle scale ed è stato persino investito da un treno. Silvia ha solo 9 anni ma ha già speso più di 10.000 dollari del Monopoli per rimetterlo in sesto. L’altro giorno ha spinto a gran velocità la sorella Giada contro il muro per darle un personale assaggio di come funzionano gli incidenti automobilistici. La risposta è stata un morso sull’avambraccio. A Giada mancano gli incisivi, e i suoi morsi lasciano due piccole parentesi, come a dire: questo rimane tra me e te, non lo diciamo in giro. Su questo punto Silvia è sempre d’accordo.

Un pomeriggio, dopo essere passata a prendere una L.O.L cotonata, Silvia ha parcheggiato il camper sotto il tavolo. Una grotta è un ottimo posto per un weekend in famiglia.

La mamma, quella grande, quella senza l’acconciatura rigida, sta cominciando ad agitarsi là fuori. Si sentono i talloni sul parquet, sembrano tuoni in lontananza. Fa così, quando è nervosa. Silvia pensa che se la sua mamma avesse in mano una padellina, manovrerebbe quella invece di agitarsi a vuoto. Poi cerca di concentrarsi sull’organizzazione di un barbecue sotterraneo. C’è sempre un barattolo di salsicce nei mobiletti del camper per i momenti di crisi.

«Questa casa è un bordello» si sente ululare da fuori «nessuno alza mai un dito, cazzo!»

«Cazzo, cazzo, cazzo» ripete papà Playmobil che ha rovesciato il barattolo delle salsicce.

Nel frattempo, uno dei bambini si è chiuso nel bagno del camper; e mamma Playmobil comincia a dare spallate alla porticina per farlo uscire da lì: «Esci! Esci!».

Fuori la tormenta travolge tutto, in un turbinio di gambe impazzite e sedie sbatacchiate.

Arriva un urlo: «Silvia, Giada, venite qui e mettete a posto! Adesso!».

È un uragano. Nel camper sono tutti terrorizzati, nessuno vuole uscire allo scoperto, men che meno la L.O.L. che è il doppio dei Playmobil, ma lo stesso non se la sente. Si limita a sorridere nervosa. Tutti sorridono nervosi.

«Esci da lì sotto, Silvia! Esci o ti faccio uscire a calci!»

Silvia piange. Un rumore cavernoso le riempie la bocca. Viene fuori che sono parole: «Scusa,

scusa, scusa, mettiamo tutto a posto, mi abbracci?».

L’uragano indietreggia, si sgonfia.

«Accidenti a voi, mi fate diventare matta!»

Dalla veranda del camper, la famiglia Playmobil si gode l’abbraccio.

Eppure nessuno smette di tremare.

Annalisa Maitilasso

Blam

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