Il racconto del mercoledì: Gloria di Grazia Cassetta
Gloria non sa dove sbattere la testa. Si contorce come un verme nel letto. Sua madre le dice di vestirsi, fare colazione e correre a scuola. Ma a scuola non ci vuole andare. Allora che fa? Esce di casa, saluta l’autista e rimane seduta per ventiquattro minuti, poi scende e cammina per altri cinque.
«Oggi ci dicono i voti di Fisica» dice Roberta tutta allegra.
«Sì.»
Il numero quattro cerchiato di rosso. Gloria a scuola non sa dove sbattere la testa, non sa in che posizione sedersi, come parlare e quando rispondere. Solleva la penna rossa e trasforma il quattro in: tre, due, uno.
Zero.
Gloria è a casa che si contorce come un verme seduta alla scrivania e fissa le pagine, e gira le pagine, e respira sulle pagine. Vuole alleggerirsi con la musica e vuole ballare per saziare i suoi piedi, le sue gambe mai ferme. Su e giù, veloce e ora lento. Bevo troppi caffè, si dice, il problema è questo. Il caffè, il problema è il caffè. Morrison urla e le piace, le piace urlare insieme a lui.
«Domani interrogazione di Storia, settimana prossima compito di Matematica e di Filosofia» dice Roberta.
«Andiamo al Ventiquattr’ore, prendiamo una Crest.» Gloria diventa aggressiva se beve, quanto basta per inveire contro il capitalismo, contro le ingiustizie, per urlare la sua voglia di scappare e di bruciare al sole nel deserto. Per essere sommersa dalla sabbia. Per sapere com’è essere uno scorpione. Per lasciarsi andare.
Ventiquattro minuti passano in fretta. Scende e decide di non andare a scuola, vuole perdersi tra i binari. Anna la conosce e la invita a passare la mattinata con lei nella sala d’aspetto, le offre dei taralli e un caffè. Le dice che è normale non voler andare a scuola, che la scuola è necessaria ma è anche macchina di produzione. Anna dice che tutto è merce, anche le persone. Che i treni che vede passare sono pieni di merce autosufficiente che corre e si affanna per mantenere il proprio valore.
Dopo una sigaretta, Gloria non riesce più a parlare. Pensa a domani, a come spiegare la sua assenza senza spiegare nulla.
«Mi aiuteresti a scappare?»
«Da cosa?» Gloria non lo ricorda più. Se ne va, decisa a camminare finché la sete, la fame o le vesciche la fermeranno. Guarda i palazzi sempre più alti, striscia nei vicoli, scompare nei campi.
Gloria, ritorna! Gloria, ritorna!
Gloria vive negli alberi, alza i rami al cielo e si addormenta al sole. Gloria ha occhi spalancati nello stupore perpetuo, ha mani di foglie e sangue di resina. Il vento la sfiora e lei oscilla, oscilla…
Grazia Cassetta
1 Comment
Colonna sonora
Il Liberismo ha i giorni contati dei Baustelle.
Gloria è morta a scuola ma deve tronare in vita per portare la pagella firmata