Il racconto del mercoledì: Gabhar e la Morte di Remo Badoer
Gabhar stava salendo con fatica per il sentiero scosceso che portava alla cima del Monte Sacro e, legato a una corda, si tirava dietro uno dei suoi capri.
Gabhar era giovane, forte, e si doveva sposare alla prossima luna, per questo aveva deciso di sacrificare agli dèi un capro, il più bello della sua mandria, per chiedere fortuna, figli maschi, ricchezza e felicità per lui e la sua sposa.
Quando raggiunse la cima, Gabhar tolse la corda dal collo del capro, e la usò per legargli le zampe di modo che non potesse scappare. Poi, prese il suo coltello e con un gesto solo, rapido, tagliò la gola della bestia. Infine si mise in ginocchio, e pregò gli dèi perché gli concedessero fortuna, figli maschi, ricchezza e felicità per lui e la sua sposa.
Mentre stava così pregando, guardò in direzione del lungo sentiero che aveva appena percorso e si accorse che una nera figura stava salendo lentamente verso di lui. La riconobbe subito: era la Morte.
Gabhar si stupì: aveva appena sacrificato il suo capro agli dèi, e quelli gli mandavano la Morte. Non era giusto. Lui era giovane, forte, e si doveva sposare alla prossima luna.
Terrorizzato, cercò di fuggire correndo giù dall’altra parte della montagna, ma la paura gli fece sbagliare passo, inciampò e cadde rompendosi la testa su una roccia aguzza.
Quando la Morte arrivò in cima, guardò l’animale sacrificato, vide il corpo inanimato di Gabhar e pensò: «Mi ero arrampicata fin qui solo per un capro, e adesso mi tocca portarmi via anche quello là!».
Remo Badoer