Il racconto del mercoledì: Cachemire di Francesca Berti
Sono in discoteca. Ho trovato la porta dietro a un distributore automatico. Ero scesa in pigiama al negozio h24 sotto casa perché mia madre aveva finito le Camel. In quei tre metri quadrati asettici e illuminati da led a luce fredda non ci ero mai entrata prima. Ho inserito 5 euro, premuto sul pulsante, ma non è sceso niente. È in quel momento che mi sono accorta della musica. Sembrava venire dalla parete. Ho accostato un orecchio e sì, veniva proprio da lì.
Ho bussato. Un ragazzo con un vestito in lattice rosso, i capelli lunghi e una corona di filo spinato in testa mi ha aperto la porta. Era tutto buio là dentro, e avevo un gran caldo nel mio pigiama di pile.
Ho camminato lungo il corridoio con le braccia tese in avanti. Poi le mani hanno toccato un ostacolo. Era una porta antipanico. Ho spinto il maniglione e mi sono trovata in questa discoteca. C’è musica techno. Mi giro verso la consolle e vedo Marilyn Manson. Con questo pigiama sento un caldo pazzesco, ma la musica è talmente bella che comincio a ballare. Salgo pure sul cubo.
Qualcuno mi chiude una caviglia tra le dita. È Marilyn Manson che prima mi sorride e poi mi passa un bicchierino. È diviso a metà, una parte blu e una bianca. Bevo tenendo la linea centrale in verticale perché i liquori si mischino nella bocca. È buono. Continuo a ballare, ma dopo neanche un minuto mi accascio a terra. Sento che qualcuno mi prende in braccio. Cerco di mettere a fuoco: sembra Marilyn Manson. Mi sta portando via. Usciamo da una porta sul retro, attraversiamo un giardino minuscolo ed entriamo in una roulotte scassata.
C’è una ragazza. Dalla faccia è sicuramente una tossica. Marilyn Manson mi stende sul divano. Poi prende un piccolo saldatore e comincia a incidermi un polpaccio. Tatua un motivo cachemire bruciando la pelle. Non sento niente.
Quando è contento del suo lavoro cuce i bordi della goccia più grande con del filo di ferro. Poi si alza e torna in discoteca.
La ragazza comincia a colorarmi le altre bruciature con della tempera.
A mia mamma dirò che mi sono bruciata per caso.
Francesca Berti