Il racconto del mercoledì: A-MORphing, ovvero il mal d’amore nell’epoca della computer grafica di Lida Poliero
Sono di nuovo qui, distesa sul divano a contemplare la tua immagine quasi perfetta appesa alla parete. Vera, ideale e irreale allo stesso tempo.
Come definirti?
La fine di una relazione un tempo mi straziava. La disperazione che provavo nel trattenere l’inevitabile, le lacrime versate dal profondo di quella che per me era solitudine assoluta, e poi il terrore di un domani, vuoto. Ora al contrario non cerco più di dissuaderti, se vuoi andare vai. Il dolore della perdita viene cancellato, sostituito dal desiderio di veder evolvere la foto di cui tu diventerai parte, vederla crescere, cambiare, così come si amano i piccoli graduali cambiamenti di chi ti sta a fianco una vita intera.
E quando il tuo addio diventa definitivo, una calma rassicurante mi pervade.
Ora che non sei più carne ma nostalgia, aggiungerò anche il tuo volto agli altri, perfezionando quello che sempre più si può definire il ritratto aggiornato dell’Amore. Scelgo una foto, serena, frontale, che ti feci ancora al culmine della nostra passione prevedendo l’ovvio declino. Accendo il computer, apro quel programma che ormai uso con destrezza e imposto pazientemente tutti i punti chiave, ripasso con gli occhi, con il cuore e con il mouse i lineamenti che di te ho amato, e ridefinisco con questa nuova ultima fotografia la tua immagine. Amormorfo o Amorph ti potrei chiamare, tu, somma fluida di chi ho amato. Osservo il tuo volto corretto che stampo ogni volta più grande, e così annullo il mio dolore, la pena di aver perso chi, o quello che diventa ora complemento.
Lida Poliero