Truman Capote: lo scrittore di Colazione da Tiffany raccontato in 5 parole
Nasce il 30 settembre del 1924 a New Orleans, Louisiana, Truman Capote. Scrittore, sceneggiatore, attore: una personalità eclettica e poliedrica che ci ha lasciato alcuni dei più grandi romanzi della Storia della letteratura americana. Ripercorriamo oggi la sua stravagante vita in cinque parole.
Truman Capote: chi era lo scrittore in 5 parole
Madre
Al secolo Truman Streckfus Persons, sua madre Lillie Mae Faulk ha solo diciassette anni quando lo dà al mondo: un figlio non voluto che Lillie, dopo la separazione dal marito, affida a dei parenti di Monroeville, Alabama. Gli fa visita solo ogni tanto, al telefono si lamenta spesso di non avere mai abbastanza soldi e continua a sbuffare. Famosi i racconti delle avventure romantiche di Lillie Mae con il giovane Truman al seguito: il bambino restava chiuso a chiave in una stanza mentre lei trascorreva del tempo con i suoi amanti.
Un rapporto, quello con sua madre, che Truman non coltiverà né recupererà mai – parlerà di lei sempre molto aspramente, un eterno contrasto; a lei preferisce di gran lunga il suo secondo marito, da cui prenderà il cognome Capote.
Amicizia
Cresciuto fra la Louisiana e l’Alabama, Capote si potrebbe di certo definire un singolare uomo del Sud: preso in giro da ragazzino per la sua sensibilità, l’effeminatezza e i modi giudicati eccentrici, trovò rifugio durante l’infanzia nell’amicizia con una giovane bambina di Monroeville, Harper Lee, che diventerà celebre nel 1960 per il capolavoro Il buio oltre la siepe. Uno dei personaggi del libro, Dill Harris, è ispirato proprio al giovane Truman.
Di amicizie, però, Truman Capote ne costruì parecchie: tanto facilmente, infatti, riusciva a entrare nelle cerchie esclusive di New York e Los Angeles, così velocemente poi ne veniva estromesso a causa della sua lingua tagliente e della penna ancora più affilata. Fu amico di Babe Paley, editrice e socialite protagonista indiscussa della vita culturale newyorkese degli anni Sessanta, ma anche di Lee Radziwill, sorella di Jacqueline Kennedy Onassis. Donne ricche e famose che Truman amava definire i suoi cigni, «the swans».
New York
Finita la scuola con brillanti risultati, Truman lascia il Sud per raggiungere sua madre e il suo secondo marito a New York. Già appassionato di scrittura e giornalismo, trova lavoro come «copy boy» per il «The New Yorker»: consegna giornali a domicilio. Un lavoro che lo impegnerà per due anni in cui farà di tutto per avvicinarsi a quel mondo patinato di inchiostro e parole che tanto lo affascina; fingendosi giornalista inviato a un convegno scatena l’ira del poeta Robert Frost, che lo fece licenziare in tronco.
Eccentricità, voglia di mettersi in gioco, scaltrezza: tutte caratteristiche che Truman Capote assorbe nelle strade di New York, quella che, di fatto, diventerà la «sua» città. E il successo tanto agognato non tarda ad arrivare. Oltre al talento per la scrittura, Capote è protagonista indiscusso dei salotti newyorkesi: l’intellettuale, il dandy, l’artista. Tutti lo vogliono e lo temono. E lui vuole tutti, e non teme nessuno.
Holcomb
Giunto al successo internazionale con il suo Colazione da Tiffany del 1958, un fatto di cronaca nera avvenuto l’anno successivo assorbì la vita letteraria – e privata – di Capote per tutto il decennio successivo. L’omicidio della famiglia Clutter avvenuto a Holcomb, Kansas, ad opera di due giovani pregiudicati: Perry Edward Smith e Richard Hickock.
Capote, inviato insieme a Harper Lee dal «New York Times» per scrivere un articolo sulla vicenda, ne rimase così sconvolto e affascinato da dedicarsi completamente alla scrittura del – primo – libro reportage della Storia della letteratura, pubblicato nel 1966 con il titolo A sangue freddo. Un’intensa vicenda umana e artistica – fu l’ultima opera di Capote portata a termine – frutto di immense ricerche e numerosi colloqui che Capote ebbe con i due assassini.
Dal libro è nato il film Truman Capote: A sangue freddo, che valse all’interprete Philip Seymour Hoffman il Golden Globe nel 2007.
Eccesso
Gli artisti, quelli veri, vivono una vita sempre al limite: alcol, droghe, intensissimi momenti di creazione e silenzi assordanti. Truman Capote non fece eccezione. Da sempre alcolista, dopo la pubblicazione di A sangue freddo scivolò sempre di più nel vortice delle dipendenze. Uno dei motivi fu anche la stesura del volume, pubblicato poi postumo, Preghiere esaudite: un’opera per certi versi proustiana in cui Capote riflette sulla vita e sul suo essere artista. In uno dei capitoli, già pubblicato negli anni Settanta da una rivista, Capote si lasciava andare a commenti al vetriolo sui suoi amici della «high society» americana, i suoi cigni. Estromesso dai salotti che aveva animato per tutta la vita, mal sopportato ormai anche dal compagno di sempre Jack Dunphy, Capote si lascia andare a lunghi periodi di depressione, ingerendo sonniferi e superalcolici steso sul suo letto per settimane.
Si spegne il 25 agosto 1984, prima di compiere sessant’anni. Ci ha lasciato però pagine di bellezza, e di inquietudine, e di «fame»: quella fame siderale che lo ha portato per tutta la vita a cercare il bello, l’arte, l’estetica, nei salotti degli hotel più lussuosi d’America come tra le strade e nei paesi della provincia del Sud. E noi non possiamo che ringraziarlo e ricordarlo in tutta la sua magnificenza colorata, variopinta, rumorosa.
Truman Capote: i primi libri da leggere per conoscere questo scrittore
- A sangue freddo, Garzanti, 2020
- Colazione da Tiffany, Garzanti, 2019
- Preghiere esaudite, Garzanti, 2019
A cura di Martina Renna