Ritratti di scrittori: Wisława Szymborska, chi era? Scoprilo in 5 parole
“Sono, ma non devo esserlo, una figlia del secolo”. Probabilmente sono le sue stesse parole a descrivere l’essenza di Wisława Szymborska, poetessa polacca insignita del premio Nobel per la letteratura nel 1996. La scrittura è costituita, in gran parte, da metafore che esemplificano perfettamente frammenti di vita quotidiana e sensazioni sul mondo circostante. È una personalità forte, impegnata, in costante dubbio, dal pensiero profondo e congeniale al periodo storico in cui ha vissuto e operato. La Szymborska, classe 1923, inizia l’attività poetica nel 1945, quando il componimento Szukam słowa (Cerco una parola) viene pubblicato sul quotidiano polacco Dziennik Polski. Oggi, a distanza di otto anni dalla morte, possiamo affermare di trovarci di fronte a una delle poetesse più importanti del ‘900, nota, tradotta e letta in tutto il mondo.
Wisława Szymborska: chi era in 5 parole
Guerra
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Wisława Szymborska è poco più che diciassettenne, segue corsi clandestini per continuare la scuola superiore fino a ottenere la maturità nel 1943. Quello stesso anno riesce a evitare la deportazione in Germania lavorando nelle ferrovie. A proposito di quel momento così buio della storia recente scriverà: “Dopo ogni guerra / c’è chi deve ripulire. / In fondo un po’ d’ordine / da solo non si fa. / C’è chi deve spingere le macerie / ai bordi delle strade / per far passare i carri / pieni di cadaveri. / C’è chi deve sprofondare / nella melma e nella cenere, / tra le molle dei divani letto, / le schegge di vetro / e gli stracci insanguinati […]”. Queste le prime tre strofe della poesia La fine e l’inizio, una descrizione vivida, cruda della brutalità del conflitto, del lutto, e della ricostruzione necessaria. L’autrice, poi, in La prima fotografia di Hitler, descrive in tono quasi ironico e beffeggiatorio la figura del dittatore tedesco da neonato, avanzando ipotesi su quale lavoro farà da grande. La penna dell’autrice è molto spesso sarcastica e pungente, il che la rende ancora più degna di nota per l’uso di versi così mordaci e arguti su temi seri, come la guerra o il totalitarismo.
Politica
Contestualmente all’attività letteraria, sicuramente anche influenzata dal periodo bellico di cui abbiamo parlato, Wisława Szymborska, in età giovanile, ha delle posizioni ideologiche ben definite, che abbracciano i valori fondanti del socialismo; difatti, alla stregua di molti intellettuali a lei contemporanei, si impegna politicamente e, all’interno delle sue raccolte, elogia Stalin, Lenin e il realismo socialista, salvo poi definire le suddette posizioni peccati di gioventù. In effetti, nella seconda fase della sua vita, la poetessa racconta di una crisi profonda vissuta negli anni ’50 e della restituzione, nel 1966, della tessera al partito comunista. “Appartenevo alla generazione che credeva. Io credevo. Quando ho smesso di credere ho smesso di scrivere quelle poesie”, dichiara nel ’91. A tal proposito, è la poesia Riabilitazione a costituire una testimonianza chiara di quello in cui, per l’appunto, non crede più. Un’autocritica profonda, schietta, onesta.
Traduzione
L’autrice polacca svolge anche una fervente attività traduttiva: dai primi anni ’60 traduce dal francese, pubblica anche alcuni libri tradotti dal ceco e dallo slovacco. “Senza la traduzione abiteremmo province confinanti con il silenzio”, così affermava Steiner. Ne era ben consapevole la Szymborska, che ci lascia in eredità una buona fetta di testi che, attraverso la sua abilità linguistica, sono stati apprezzati anche dai lettori polacchi. I componimenti della scrittrice, invece, vengono tradotti già dai primi anni ’50, quindi molto tempo prima rispetto all’onorificenza del Nobel. In Svezia, si è scelto persino di musicare alcune sue poesie, dal momento che l’autrice “[…] si rivolge al lettore combinando in modo sorprendente lo spirito, la ricchezza inventiva e l’empatia, ciò che fa pensare talvolta al secolo dei Lumi, talvolta al Barocco”.
Amore
Come si può evincere dai versi citati, la poetica di Wisława Szymborska è connotata da una grande varietà di tematiche e argomenti. Immancabile la sua visione dell’amore; in Il primo amore la poetessa ne parla in questo modo: “Dicono / che il primo amore sia il più importante. / Ciò è molto romantico / ma non è il mio caso. / Qualcosa tra noi c’è stato e non c’è stato, / è accaduto e si è perduto. […] Atri amori / ancora respirano profondamente in me. / A questo manca il fiato per sospirare […]”. La Szymborska è stata sposata due volte, nel 1948 e nel 1969. Il secondo matrimonio avviene con lo scrittore e poeta Kornel Filipowicz. Ecco alcuni versi della poesia Accanto a un bicchiere di vino: “[…] Quando lui non mi guarda, / cerco la mia immagine / sul muro. E vedo solo un chiodo, / senza il quadro”. La scelta delle parole è ponderata e attenta, suscita sensazioni ben definite, facendo sì che il lettore si riconosca nello scenario che la poetessa ci offre. In Ogni Caso, il distico finale rasenta la perfezione: “Ascolta / come mi batte forte il tuo cuore”. Quale migliore immagine per tracciare la bellezza del sentimento amoroso?
Dubbio
Durante il discorso in occasione della premiazione al Nobel, la Szymborska dichiara: “Il poeta odierno è scettico e diffidente anche – e soprattutto – nei confronti di se stesso […]”. In effetti, i lettori che si approcciano alle sue opere noteranno un costante “Non so”. Imperscrutabile e aperta a innumerevoli interpretazioni la poesia Sulla torre di Babele, di cui notiamo la natura sin dal titolo: Babele, difatti, deriva dall’ebraico bālal, che significa confondere. Il componimento Monologo per Cassandra, poi, presenta il seguente incipit: “Sono io, Cassandra. / E questa è la mia città sotto le ceneri. / E questi i miei nastri e la verga di profeta. / E questa è la mia testa piena di dubbi […]”. La protagonista di mitica memoria è ben nota per indicare presagi imprecisi e oscuri. È la condizione continua in cui ci troviamo noi lettori, sfogliando le pagine dei libri dell’autrice ‒ tra le più dense della letteratura del secolo scorso e del presente secolo. Siamo all’interno di un perpetuo flusso di coscienza che ci permette di connetterci con il nostro io più profondo, fino ai meandri più reconditi dello scibile e del percettibile umano. Consapevoli della fallibilità dell’esistenza.
Wisława Szymborska: i libri da leggere per approcciare a questa scrittrice
- Pytania zadawane sobie (Domande poste a me stessa, 1954)
- Wszelki wypadek (Ogni caso, 1972. Edizione italiana: Scheiwiller, 2003)
- Lektury nadobowiązkowe (Letture facoltative, 1992. Edizione italiana: Adelphi, 2005)
- Koniec i początek (La fine e l’inizio, 1993. Edizione italiana: Scheiwiller, 1997)
- Dwukropek (Due punti, 2005. Edizione italiana: Adelphi, 2006)
a cura di Giusi Chiofalo