Louis-Ferdinand Céline, chi era «il più grande scrittore degli ultimi duemila anni»? Scoprilo in 5 parole
Definito da Charles Bukowski come «il più grande scrittore degli ultimi duemila anni», lo scrittore e saggista francese Céline, al secolo Louis Ferdinand Destouches, è da considerarsi tra i grandi innovatori della letteratura moderna francese ed europea, ma anche uno dei talenti più controversi del Novecento.
Nato in riva alla Senna il 27 maggio 1894 da una famiglia della piccola borghesia, cresce in un ambiente moralmente rigido. Dopo due soggiorni all’estero per imparare le lingue e un passaggio volontario al fronte, Céline porta a compimento gli studi di Medicina e inizia a lavorare nel dispensario parigino di Clichy. Sarà il suo debutto letterario, Viaggio al termine della notte, esplosivo e inusitato mix di erudite figure retoriche e gergo francese, a fargli guadagnare le luci della ribalta.
Louis-Ferdinand Céline: chi era lo scrittore in 5 parole
Guerra
Arruolatosi come volontario nell’esercito francese nel 1912, partecipò alla Prima guerra mondiale ad appena vent’anni. Il romanzo incompiuto del 1949, Casse-pipe, narra in modo originalissimo il suo bizzarro arruolamento tra i corazzieri, nonostante odiasse i cavalli.
L’esperienza al fronte durerà tre anni e sarà ricca di avvenimenti. Raggiunto il grado di maresciallo, una seria ferita al braccio destro lo costringerà al congedo nel 1915 dopo un’odissea di ricoveri in ospedali diversi.
«La guerra e la malattia, questi due infiniti dell’incubo» dirà l’autore con parole inequivocabili.
Il conflitto, infatti, segna profondamente sia il suo fisico sia il suo stato psicologico: Céline si ritroverà per tutta la vita schiavo di allucinazioni uditive, insonnia e paranoia. È proprio l’esperienza al fronte a sviluppare in lui uno stato pressoché perenne di angoscia, per l’impotenza davanti alla caducità e alla fragilità della vita umana, e a porre le fondamenta per il pessimismo e il nichilismo che permeano le sue opere.
Medicina
Dopo una fugace esperienza al Consolato londinese e nove mesi in Camerun su incarico di una compagnia commerciale francese, Céline decide di rientrare in patria per curare la malaria contratta in Africa. Ristabilitosi, trova prima un incarico come divulgatore scientifico e poi, decide di iscriversi all’università di Rennes, dove si laureerà in Medicina nel 1924. Comincia qui una nuova fase della sua vita, segnata da un matrimonio e dall’inderogabile necessità, a tratti patologica, di viaggiare.
Subito dopo aver discusso la tesi di laurea sul rivoluzionario medico Ignaz Semmelweis, Céline intraprende l’attività di conferenziere per la Società delle nazioni viaggiando in Europa, Africa e America.
Alla fine del quadriennio 1924-1928 decide di sistemarsi definitivamente a Parigi ed esercitare nei quartieri più disastrati, vergognandosi addirittura di farsi pagare.
È in questo contesto che maturerà l’idea della povertà come «malattia senza cura», e che troverà nell’invenzione letteraria l’unico rimedio per i mali incurabili della vita.
Viaggio
Il 1929 è ritenuto l’anno di inizio della stesura della monumentale opera prima, Viaggio al termine della notte. Al centro del romanzo ci sono le vicissitudini di Ferdinand Bardamu, alter ego dell’autore. Proprio come Céline, anche il protagonista si ritroverà al fronte da volontario, al servizio del colonialismo in Africa e, infine, nei sobborghi parigini come medico degli indigenti. Attraverso il suo «gemello», l’autore trasfigura il proprio vissuto in salsa black humor, creando un manifesto nichilista, in cui cinismo e misantropia la fanno da padroni.
Questi sentimenti, acuiti dalla guerra e dalla vicinanza con gli indigenti tubercolotici, animano la vita e la produzione di Céline, vale a dire il viaggio. La cupa immagine notturna cui allude il titolo della sua opera più nota trova proprio nel senso del viaggio il suo luminoso contraltare: «Viaggiare è proprio utile, fa lavorare l’illuminazione. Tutto il resto è delusione e fatica».
Antisemitismo
Il secondo romanzo, Morte a credito, segue di poco la pubblicazione del Voyage e ne costituisce il prologo, raccontando l’infanzia di Bardamu. Anche in questo caso l’opera è ricca di riferimenti autobiografici, soprattutto per le allusioni al difficile rapporto con i genitori.
Scritto nel 1936, ripropone i temi del viaggio e del lavoro come esperienze da fare per poter arrivare, alla fine, a riscuotere l’unico credito possibile, ossia la morte.
Questa lotta contro il mondo, cronicamente malato e curabile solo con la morte, porterà Céline ad assumere posizioni sempre più estreme, alla ricerca di colpevoli e di cause per tutti i mali, e a varcare definitivamente il confine del cinico sarcasmo per approdare a un potente antisemitismo, dal quale l’autore non mancherà di tentare di smarcarsi: «Ci si accanisce a volermi considerare un massacratore di ebrei. Io sono un preservatore accanito di francesi e ariani, e contemporaneamente, del resto, di ebrei. Non ho voluto Auschwitz, Buchenwald. Ho peccato credendo al pacifismo degli hitleriani, ma lì finisce il mio crimine».
Ma i tre pamphlet Bagatelle per un massacro, La scuola dei cadaveri e La bella rogna, pubblicati tra il 1937 e il 1941, testimoniano le posizioni estremiste cui l’autore era giunto.
A suo modo di vedere, non solo gli ebrei, ma anche i capitalisti e i comunisti erano i responsabili della rovina della nazione, a cui era necessario reagire attraverso la depurazione della razza per riappropriarsi della cultura e della civiltà, altrimenti contaminate.
Esilio
Dopo il secondo matrimonio francese, Céline e la consorte Lucie Almansor vivono a Montmartre fino al 1944, anno in cui, sentendosi in pericolo, decidono di scappare prima in Germania, nel Baden-Württemberg, e poi in Danimarca, a Copenhagen.
Gli anni dell’esilio autoimposto, conseguenza delle posizioni antisemite mai abbandonate, sono anche anni di indigenza, di clandestinità e di continue fughe, dettate non più dal desiderio ma dall’istinto di sopravvivenza.
Le peripezie degli anni tedeschi e danesi forniranno il materiale per un trittico di romanzi, divenuto celebre in Italia con il titolo di Trilogia del Nord, che vedrà la luce negli ultimi anni di vita dello scrittore.
Essa comprende: Da un castello all’altro (1957), Nord (1960) e il postumo Rigodon (1969).
I tre romanzi – il cui trait d’union è la fuga dei coniugi, bollati ormai come collaborazionisti del regime nazista – sono un connubio perfetto tra eleganza stilistica e pensiero anarco-delirante.
Céline morirà il primo luglio 1961, colpito da un aneurisma. Ma il suicidio di Ernest Hemingway, avvenuto solamente il giorno successivo, adombrerà la dipartita di uno dei più grandi scrittori del Novecento.
Louis-Ferdinand Céline: i primi libri da leggere per conoscere questo scrittore
- Trilogia del Nord, Einaudi, 2018
- Viaggio al termine della notte, Corbaccio, 2022
- Guerra, Adelphi, 2023
A cura di Milo Salso