Ritratti di scrittori: Haruki Murakami, chi è? Scoprilo in 5 parole

 Ritratti di scrittori: Haruki Murakami, chi è? Scoprilo in 5 parole

Ritratto illustrato di Sonia De Nardo

Amato e odiato, Haruki Murakami è stato candidato più volte al premio Nobel per la letteratura, tra polemiche ed elogi. La scrittura è connotata dal genere del realismo magico, in continua tensione tra realtà e assurdo. I confini di ciò che è vero e quel che non lo è sono labili e sottili. Una caratteristica, questa, che accomuna tutte le sue opere, all’interno delle quali, quasi sempre, bisogna svelare un mistero. Murakami nasce da due professori di letteratura giapponese nel 1949, ed è solo nell’aprile del 1978 che scopre la sua vocazione letteraria, dal momento che, prima di allora, si era dedicato a una delle sue passioni più grandi, la musica, aprendo un jazz bar, il Peter Cat, insieme alla moglie.

Haruki Murakami: chi è lo scrittore in 5 parole

Musica

È proprio la musica uno dei fils rouge dei romanzi di Murakami. Di questi ultimi Norwegian Wood, Tokyo Blues è uno dei più noti e già il titolo richiama l’omonima canzone dei Beatles. La melodia e le parole del brano della band inglese ricordano la malinconia, la tristezza, il blue mood di una delle protagoniste, Naoko, e, allo stesso tempo, l’intraprendenza e l’indipendenza di Midori, il secondo personaggio femminile. In A Sud del sole, a Ovest del confine echeggiano questi versi “Pretend you’re happy, when you’re blue, it isn’t very hard to do…” (“Non è molto difficile fingere di essere felice, quando in realtà sei triste”), tratti dalla canzone Pretend di Nat King Cole. Notiamo la propensione alla scelta di testi in inglese, così come una profonda influenza di autori anglofoni, ad esempio Salinger. I romanzi di Murakami spesso vedono come protagonista una sorta di Giovane Holden alle prese con i drammi adolescenziali e la confusione che ne deriva.

Tokyo

L’ambientazione di quasi tutte le storie raccontate dall’autore giapponese avviene in una Tokyo notturna, tra le luci al neon e i grattacieli altissimi, i bar aperti tutta la notte e gli alberghi popolati da gente di passaggio. È un Giappone nettamente occidentale, che di giorno si accende nella frenesia delle occupazioni quotidiane. In 1Q84, la protagonista, Aomame, si ritrova proiettata in una città parallela, nell’anno che sembra il 1984, ma in realtà non lo è. A ricordarci che ci troviamo in Oriente è la descrizione minuziosa dei cibi tipici giapponesi, di cui si parla spessissimo, ma anche i nomi dei personaggi, che, attraverso gli ideogrammi, hanno dei significati ben precisi e simbolici. Da una combinazione simile deriva un fascino particolare, un senso di mancata appartenenza, solitudine, smarrimento, ricerca e perenne conflitto interiore. Tutti sentimenti che, in quanto esseri umani, ci folgorano e lacerano profondamente.

Gatti

Come si evince dal titolo del bar che Murakami gestisce per molti anni, quella dei gatti è una costante che lo contraddistingue; lo stesso Peter Cat è ricoperto da foto di gatti. In Kafka sulla spiaggia, si intrecciano due vicende, quella di Tamura Kafka e quella di Nakata Satoru, che in seguito a una serie di spiacevoli accadimenti dell’infanzia, perde la memoria, le funzioni intellettuali superiori (il pensiero astratto) e la capacità di lettura. In compenso, subentra la capacità di parlare con i gatti e di far piovere animali dal cielo. Nel già citato romanzo intitolato 1Q84, poi, siamo in presenza di un meta-racconto, La città dei Gatti: si tratta di una storia che Tengo, il protagonista, legge in treno mentre si reca a trovare il padre malato. Eccone un passo: “Temendo per la sua vita, il viaggiatore decide di prendere il treno del giorno dopo. Ma il treno non si ferma, né al mattino né al pomeriggio. È allora che comprende: non è la città dei gatti, è un mondo parallelo creato apposta per lui, il mondo in cui è destinato a vivere”.

Mistero

Sarà ormai chiaro che il lettore che si approccia a Murakami si trova spettatore di eventi soprannaturali, magici, ai confini della realtà e avvolti da un alone di mistero. Per tale ragione, possiamo affermare, a buon diritto, che il genere adottato dall’autore giapponese è anche quello del giallo. In L’assassinio del Commendatore, una delle sue ultime opere, mistero è la parola chiave, poiché il protagonista, un pittore-ritrattista quarantenne, si trova a condurre delle ricerche su un quadro dall’origine ignota. In Dance, dance, dance, invece, la matassa da sbrogliare ha come cornice il Dolphin Hotel, a Sapporo, dove vi sono strani esseri, percorsi labirintici e dove si verificano episodi incomprensibili. La soluzione, come suggerisce un passo del romanzo, è una sola: “non ti resta che danzare, danzare così bene da lasciare tutti a bocca aperta”, prendere ciò che si vive con leggerezza, lasciando alle spalle pesanti fardelli.

Corsa

Murakami è una personalità eclettica e ha moltissime passioni, che influenzano profondamente lo stile narrativo. Tra queste, la corsa, che ha due diverse facce, da un lato, compensa la vita sedentaria tipica degli scrittori, dall’altro gli offre la capacità di migliorare il senso di disciplina. L’autore giapponese si allena con sistematicità, partecipa a numerose maratone e gli allenamenti vengono svolti in compagnia della sua fedele compagna, la musica, ascoltata nel MiniDisc. Su questa tematica scrive anche un saggio, L’arte di correre, in cui descrive le comunanze tra corsa e letteratura, per lui fondamentali, al fine di riuscire a ottenere i risultati che si prefigge. In breve, quello di Murakami è uno spirito da osservare in tutte le sue diverse sfaccettature, di cui ci fa dono, con uno stile unico, attraverso le vicende straordinarie che racconta.

Haruki Murakami: i libri da leggere per approcciare a questo scrittore

  • Norwegian Wood, Tokyo Blues, 1993, Einaudi
  • Dance, dance, dance, 1998, Einaudi
  • Kafka sulla spiaggia, 2008, Einaudi
  • L’arte di correre, 2009, Einaudi
  • 1Q84, 2011, Einaudi

a cura di Giusi Chiofalo

Giusi Chiofalo

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