Ritratti di scrittori: Alessio Forgione, chi è? Scoprilo in 5 parole
Alessio Forgione ha esordito a soli 32 anni, con un romanzo – Napoli mon amour – che è una dichiarazione d’amore fin dal titolo. È stato finalista al Premio Strega nel 2020 con il suo secondo libro, Giovanissimi, e da poco ha pubblicato il suo ultimo romanzo, Il nostro meglio. Gli piace il mare, il cinema, i concerti, il calcio, Raffaele La Capria ed Elsa Morante. A giudicare dai suoi profili social, anche le camicie, soprattutto se a fantasia. Al di là di questo, Alessio Forgione è oggi una delle voci più promettenti del panorama italiano, e di certo la più sincera nel raccontare l’insoddisfazione della nostra generazione.
Alessio Forgione: chi è lo scrittore in 5 parole
Napoli
In un articolo uscito sul Corriere del Mezzogiorno, Forgione scrive così: «diceva Ennio Flaiano che i soli amori che non finiscono sono quelli infelici e allora il mio amore infelice è Napoli». E se c’è davvero una costante nei suoi romanzi, quella è proprio Napoli, una città costruita su un’impalcatura di contraddizioni. La Napoli che racconta Alessio Forgione è un amore impossibile, una madre cattiva a cui non si riesce mai davvero a rinunciare, perché è lì, in fondo, che è sepolto il nucleo più autentico della sua identità: tra la metropolitana, i bar, i campi da calcio e la stazione di Bagnoli. In questo senso Napoli è anche l’archetipo della città meridionale, quella casa che bisogna lasciare periodicamente per non rimanerne soffocati e a cui, pure, si ritorna sempre – perché l’appartenenza prende forma e senso solo nell’abbandono e nella rinuncia, nello splendore delle rovine, delle cose rinnegate che in realtà continuano a viverci sottopelle.
Ricerca
Tutti i personaggi dei romanzi di Forgione sono alla ricerca di qualcosa, che sia un’identità, un lavoro o un legame. L’Amoresano di Napoli mon amour insegue la realizzazione personale, quella Grande Occasione Mancata di cui legge in Ferito a morte; quello di Il nostro meglio, invece, fruga nel passato e nel presente per trovare un modo di rendere sostenibile il futuro. E non è un caso, allora, che questi personaggi camminino continuamente, perdendosi tra i vicoli dei quartieri di Napoli: la loro erranza è simbolo di una sete che non cede, di un vagabondaggio interiore che è destinato a non arrestarsi mai.
«Riprendo a camminare. Penso che la cosa che più mi piace di Napoli è che mi somiglia e che Napoli è come me: stanca, che ancora si muove e procede, verso dove non si sa, ma procede.»
Giovinezza
I romanzi di Forgione raccontano ricerche perché, come egli stesso ha dichiarato, sono tutti «romanzi di formazione»: romanzi di conquiste per gradi, di personalità che si formano. E l’età privilegiata, da questo punto di vista, è la giovinezza: quel limbo sospeso in cui la vita si offre come una possibilità, come un foglio vuoto da riempire. È per questo motivo che i suoi personaggi sono irrisolti, titubanti, confusi: perché conservano quel senso di impreparazione che nel tempo si impara a censurare. La storia di Marocco, il protagonista di Giovanissimi, è forse quella che lo dimostra meglio, perché è la storia di un’identità che cerca di emergere pur non avendo le coordinate necessarie per riuscirci, e che pure si ostina, si fa spazio, incespicando continuamente nel buio.
Disincanto
Dopo che si è stati giovani, si diventa adulti: si conquista una forma, uno stato d’essere. Ma è una posa, almeno nei romanzi di Forgione, perché la vita in realtà rimane precaria, instabile, e dietro a quelle promesse che abbiamo inseguito affannosamente per anni si rivela un vuoto grigio e inconcludente. I personaggi di cui Alessio Forgione racconta devono tutti prendere le misure con questa amara scoperta e con il senso di insoddisfazione che ne segue. Sono disincantati e incredibilmente soli, nonostante i rapporti di cui si circondano. E il loro compito, in fondo, è sempre l’elaborazione del lutto, perché non c’è perdita più grande di quando il mondo si rivela nella sua aridità e il sortilegio si esaurisce per sempre.
«Fu così che pensai che nel primo ciao che si dice è compreso anche l’addio e che l’inizio è solo l’inizio della fine e che ogni incontro non è altro che un lungo abbandono, centellinato goccia a goccia, lento.»
Ricordi
Cosa rimane, allora, quando l’incanto si spezza? Quando chi amiamo decide di andarsene, o è forzato a farlo dalla malattia; quando la vita si infrange di colpo, sul ciglio della strada, e il mondo inizia a fare paura? Amoresano, il protagonista di Napoli mon amour e Il nostro meglio, direbbe che non rimane niente. Ma, di fatto, rimangono i ricordi. Il passato. La memoria di quello che siamo stati. E può essere un rifugio, una casa accogliente, oppure una casa infestata da cui non si riesce a fuggire. Perché a volte è il tempo perduto che diventa il nuovo miraggio, la nuova promessa da recuperare, e la vita una ricerca spasmodica dell’istante in cui siamo stati autenticamente noi. Come in uno stato di grazia.
«Se non fossi in questa casa […] non penserei che siamo degli spiriti, ma piuttosto quelli che rimangono quando la festa è finita e non c’è altro da fare se non pulire e ricordare. Noi, mettiamo ordine.»
Alessio Forgione: i libri da leggere per approcciare questo scrittore
- Napoli mon amour, NN Editore, 2018
- Giovanissimi, NN Editore, 2020
- Il nostro meglio, La nave di Teseo, 2021
a cura di Rebecca Molea