Cecilia Lavatore, la poetry slammer che racconta la ribellione degli oppressi a colpi di versi poetici

 Cecilia Lavatore, la poetry slammer che racconta la ribellione degli oppressi a colpi di versi poetici

Per chi non la conosce, Cecilia Lavatore, oltre a essere autrice e insegnante di Lettere, è anche tra le voci più interessanti del Poetry Slam in Italia. A lei abbiamo chiesto cosa è e che ruolo ha nella poesia questa competizione in cui ci si sfida interpretando i propri testi e dove ciò che conta non è la vittoria ma la poesia. Cecilia Lavatore ci ha poi parlato dei temi che tratta nella sua opera e dei suoi prossimi progetti. Scopriamoli insieme!

Innanzitutto, cos’è il Poetry Slam?

Un’occasione per condividere i propri versi e diffondere la poesia in contesti dove normalmente non è protagonista. Di fatto consiste in una competizione tra sei poeti che hanno tre minuti a turno, non possono usare costumi né oggetti di scena e possono portare solo testi originali. Il pubblico vota. La comunità di slammer però sa bene che la gara è un pretesto.

Quale percorso l’ha condotta al Poetry Slam e cosa rappresenta questa competizione per lei?

Quando ho iniziato a scrivere il mio primo romanzo tre anni fa, ho iniziato anche a scrivere le prime poesie. Ho cercato contesti in cui poterle trasformare in oralità, nascevano già pensate per essere anche recitate. Così attraverso autori conosciuti on line ho scoperto i collettivi di Poetry Slam romani e del resto d’Italia e ho cominciato ad andare alle loro serate. È stato un colpo di fulmine. Per me la poesia performativa è soprattutto contaminazione di stili e vissuti e la possibilità di dare corpo e voce a ciò che scrivo.

A quali competizioni ha partecipato?

Soprattutto a quelle nella regione Lazio, con il mio collettivo Spoken Poesia e Rivoluzione, poi anche con il collettivo Wow, con Versi scomodi e Castelli Inversi. Sono stata anche a gareggiare a Firenze e a Trento. Poi alle finali nazionali di Rimini del 2023 e a quelle di Milano di quest’anno. In entrambe le finali ho rappresentato la Regione Lazio.

Quali temi le stanno particolarmente a cuore e che troviamo anche nella sua scrittura? 

I legami familiari, l’identità, l’amore, l’umorismo come decostruzione del dramma, come smascheramento delle ipocrisie sociali e come freno alla propria autodistruzione. Per quanto riguarda la sfera pubblica, mi interessano le ribellioni degli oppressi, in particolare delle donne. Le lotte per l’autodeterminazione.

Lei non solo scrive testi, ma li interpreta anche. Secondo la sua esperienza, qual è il quid che dà l’oralità a un componimento?

C’è una ritualità antichissima nella recitazione dei versi. L’impatto può essere più forte se l’esperimento riesce, le parole possono essere più incisive e restare più impresse nella memoria.

Lei è anche docente di Lettere; ha mai cercato di coinvolgere i suoi studenti a praticare il Poetry Slam e, se sì, come hanno reagito?

Nelle gare no, forse l’aspetto della competizione non sarebbe educativo, preferisco avvicinarli alla poesia senza che questa sia oggetto di gara. Spesso però chiedo loro di comporre poesie per esprimere il loro mondo interiore e le loro opinioni sul mondo che li circonda.

Quali sono i suoi ultimi progetti e quali quelli futuri?

Sono in tour con la cantautrice La Noce, portiamo in giro per l’Italia il nostro spettacolo Libera nel quale raccontiamo storie vere di rivalsa e riscatto. I testi sono tratti dalla mia raccolta di monologhi Mia sorella è figlia unica (Red star, 2023).

A breve uscirà anche il mio nuovo romanzo e sono in promozione della raccolta poetica Carta e ossa (Fuorilinea, 2024) nella quale ci sono molti dei testi che porto in scena.

A cura di Vincenza Lucà

Blam

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