Con “Volver” Maurizio de Giovanni chiude la trilogia del tango, un romanzo di ritorni

 Con “Volver” Maurizio de Giovanni chiude la trilogia del tango, un romanzo di ritorni

Il 26 novembre è uscito per Einaudi Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni. Dopo Caminito (2022) e Soledad (2023), entrambi editi da Einaudi, si chiude così la trilogia del tango. I tre romanzi ci hanno mostrato un commissario rimasto solo con la figlia in seguito alla morte dell’amata moglie Enrica e un’Italia sull’orlo della Seconda guerra ondiale. In Volver, Ricciardi, costretto a lasciare Napoli e a tornare nei luoghi dell’infanzia, deve fare i conti con il passato della sua famiglia e con un cold case avvenuto trentaquattro anni prima.

«Ti sembra giusto? Tutti quei morti ammazzati, e io ancora senza giustizia».

Volver di Maurizio de Giovanni: la trama del libro

Nell’estate del 1940, preoccupato per le lontane origini ebraiche della famiglia della moglie, il commissario Ricciardi si rifugia a Fortino insieme alla figlia Marta, ai suoceri Giulio e Maria e alla fidata governante Nelide.

In questo piccolo paese del basso Cilento, il barone di Malomonte spera di sfuggire alle persecuzioni razziali e di trovare un luogo sicuro dove far crescere la bambina che, in attesa dell’inizio della scuola, trascorre le mattinate sotto un grande ulivo in compagnia di zi’ Filumena. La vecchia sordomuta, che ha sempre finto di non poter sentire per poter ascoltare i segreti dei suoi padroni, attraverso i suoi pensieri riesce a raccontare alla bambina la storia dei Malomonte.

Una volta ristabiliti i contatti con la sua terra, Ricciardi torna a pensare al primo cadavere visto da bambino, quello che gli rivelò «il Fatto», ossia la capacità di percepire le ultime parole ripetute dalle vittime di morte violenta. Turbato da un sogno in cui il defunto gli chiedeva giustizia, inizia a indagare sull’omicidio di Gaetano Sarubbi, il giovane bracciante ucciso nel febbraio del 1906 nel vigneto dei Malomonte da Rocco Angrisani, geloso dell’antico spasimante della moglie. Nonostante le reticenze degli abitanti di Fortino, Riccardi affronta i fantasmi del proprio passato e svela un segreto della sua famiglia rimasto a lungo nascosto.

 Una Napoli inquieta tra ritorni e partenze

«Chissà se si può davvero tornare, rifletté. O se quello che ci illudiamo essere un ritorno è soltanto una triste, patetica illusione. L’ultima illusione».

Volver è fin dal titolo, ripreso da una celebre canzone di Alfredo Le Pera citata in esergo, un romanzo di ritorni. Non solo quello di Ricciardi nel paesino del Cilento, tra i ricordi del padre e la pazzia della madre, ma anche quello di Livia, la cantante innamorata del commissario che era dovuta fuggire in Argentina sotto il falso nome di Laura Lobianco. In un momento in cui tutti cercano di allontanarsi, Livia sceglie di tornare nella terra dove è sepolto suo figlio, dove ha conosciuto l’amore, dove ci sono i suoi genitori. Ma la «grande città» che la attende è ben diversa da quella che ricordava. De Giovanni dipinge una Napoli densa di paura, inquietudine e di una povertà atroce in cui i primi gruppi antifascisti iniziano a progettare azioni contro il regime. Tra loro c’è anche il dottor Modo che, rimasto solo dopo la partenza dell’amico Ricciardi, si prepara a sacrificare la propria vita per la libertà. Solo l’intervento del fido brigadiere Maione, della contessa di Roccaspina e del femminiello Bambinella, lo salveranno da morte certa.

La scrittura di Maurizio de Giovanni in Volver

La scrittura evocativa di de Giovanni restituisce al lettore la malinconica tranquillità del Cilento, ancora lontano dagli eventi della Storia, e l’inquietudine caotica di una Napoli che si prepara all’entrata in guerra. Con una narrazione che intreccia il giallo con lo storico, questo romanzo corale dà nuova luce ai personaggi della saga letteraria di Ricciardi. E il finale aperto suggerisce che ci saranno altre avventure per il commissario e i suoi amici.

 

A cura di Francesca Cocchi

Blam

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