Tatà di Valérie Perrin, il libro che sta scalando le classifiche dell’autrice del best seller “Cambiare l’acqua ai fiori”. Recensione

 Tatà di Valérie Perrin, il libro che sta scalando le classifiche dell’autrice del best seller “Cambiare l’acqua ai fiori”. Recensione

Valérie Perrin, autrice del best seller internazionale Cambiare l’acqua ai fiori (Edizioni e/o, 2019), è tornata in libreria il 19 novembre scorso con il suo quarto romanzo Tatà, pubblicato in Italia da Edizioni e/o nella traduzione dal francese di Alberto Bracci Testasecca. Ambientato a Gueugnon, paesino della Saona e Loira dove la scrittrice ha trascorso l’infanzia, Tatà è un’indagine a ritroso nel tempo, un intreccio di storie, personaggi e colpi di scena che ruotano attorno alla misteriosa doppia morte di tata, zietta, Colette, calzolaia taciturna e sfegatata tifosa della squadra di calcio locale.

 

Tatà di Valérie Perrin: la trama del libro

Il 21 ottobre 2010 Agnès Septembre, regista cinematografica di talento ma a corto di ispirazione in seguito alla dolorosa separazione dal marito, riceve una telefonata dal capitano Cyril Rampin che le annuncia la morte di sua zia Colette. La donna però risulta sepolta da tre anni nel cimitero di Gueugnon. Agnès, che al tempo si trovava a Los Angeles per lavoro, non aveva partecipato al funerale della sua unica zia di cui era la sola nipote. Tornata a vivere a Parigi aveva però più volte visitato insieme alla figlia Ana quella tomba di marmo grigio.

Convocata per il riconoscimento del cadavere nel paesino dove era solita trascorrere da bambina le vacanze, Agnès incontra le vecchie amicizie e scopre che Colette le ha lasciato una valigia piena di audiocassette. Dodicimila minuti di nastro magnetico che quella zia così silenziosa e riservata aveva registrato nel corso degli anni per raccontare alla nipote la storia, fino ad allora tenuta nascosta, della loro famiglia, tra talenti musicali, ebrei deportati dai nazisti, donne fuggite da un circo degli orrori, abusi e amori non convenzionali. Per Agnès inizia così una doppia indagine, tra presente e passato, che la porterà a capire le ragioni della duplice morte di sua zia e a riscoprire la passione per le storie degli altri.

Una storia corale di amicizia, famiglia, amore e violenza

«Tutti abbiamo una storia». Come sottolinea la frase in quarta di copertina, Tatà è un romanzo polifonico in cui nessun personaggio appare realmente secondario.

Attraverso questa pluralità di storie, emergono una serie di aspetti, già presenti nelle precedenti opere di Perrin: la morte, come perdita e al contempo occasione per riscoprire la vita; l’amicizia, quella ritrovata tra Agnès e i ragazzi di Gueugnon e quella quasi fraterna tra Colette e Blanche, la bambina del circo che le assomiglia; il valore della memoria e la necessità di ricordare il passato, anche se doloroso, per affrontare il presente. C’è spazio anche per la rappresentazione della famiglia in tutte le sue sfaccettature e che spesso travalica i legami di sangue, con adozioni che salvano vite e nuove concezioni di maternità.

Tatà parla anche di violenza, che non è solo quella atroce e disumana della follia nazista nei campi di sterminio, ma anche quella intima e devastante di un padre-padrone, che esercita il suo presunto diritto di possesso sulla moglie, e la figlia. E ancora, quella subdola e sistematica di un allenatore di calcio pedofilo che ha segnato tragicamente le vite di molti bambini di Gueugnon.

La scrittura di Valérie Perrin in Tatà

La scrittura di Valérie Perrin in Tatà è caratterizzata da una prosa articolata, che segue il complesso intreccio del romanzo, uno stile diretto e una straordinaria capacità di costruire dialoghi. La narrazione si sviluppa attraverso una pluralità di voci, piani temporali e caratteri tipografici. Le date poste all’inizio dei capitoli permettono a chi legge di orientarsi tra il racconto in prima persona di Agnès, la voce di Colette registrata nelle audiocassette, la sceneggiatura per un film sulla famiglia di Hanna e un narratore in terza persona che rivela avvenimenti altrimenti ignoti.

In una trama dalle tinte prevalentemente gialle e noir, Tatà mescola in un gioco metaletterario riferimenti cinematografici che spaziano dai classici del cinema francese ed europeo alle trame dei film diretti da Agnès, ulteriori storie dentro la storia.

 

A cura di Francesca Cocchi

Blam

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