Stanotte sono un’altra di Chelsea Hodson: impegnarsi a non essere. Recensione
Stanotte sono un’altra (Pidgin, 2022) è una raccolta di saggi personali in cui, con una scrittura fluida e libera da qualsiasi forma di giudizio morale, Chelsea Hodson racchiude la sua esistenza in un caleidoscopio per contemplare le possibilità dell’essere.
Stanotte sono un’altra di Chelsea Hodson: la trama del libro
Non c’è una vera e propria trama in Stanotte sono un’altra. La narrazione segue il flusso della vita, le sue imprecisioni. In sedici saggi, Chelsea Hodson si chiede quanto possa sopportare un corpo, dove siano i confini tra sé stessa e il mondo esterno. Chelsea Hodson è Vitangelo Moscarda di Uno, nessuno, centomila. La sua identità è un mosaico formato da tanti frammenti colorati. A seconda della luce emergono sfaccettature diverse, contraddizioni, debolezze e punti di forza. Ogni saggio sembra essere una polaroid, un fermo immagine che interrompe eventi e relazioni nel flusso continuo del tempo. La colonna sonora è il desiderio di libertà, tanto agognata e al tempo stesso tanto temuta. «Avevo sempre pensato di voler essere libera, ma appena ero liberata, desideravo essere rinchiusa, indirizzata». Chelsea Hodson descrive senza filtri le relazioni, i legami indissolubili e quelli di una notte sola. Non ci sono rimorsi, pentimenti o tentativi di rimediare ai propri errori: l’autrice si limita a raccontare.
Il corpo e la sua oggettivazione in Stanotte sono un’altra
Il corpo è al centro dei saggi di Chelsea Hodson, così come la sua oggettivazione. Nel saggio Una donna semplice, la protagonista ricorda il periodo in cui lavorava come modella, le piaceva il modo in cui truccatori e parrucchieri la accarezzavano e le spazzolavano i capelli. Un corpo che brama cure e amore, lo stesso che in altri momenti ha chiesto di essere danneggiato, colpito.
In Crimini minori, invece, il corpo ha capito prima della protagonista stessa i suoi desideri. Il saggio si concentra sulla vacanza in campeggio di una Chelsea ragazzina e sull’amicizia che stringe con Bianca. Entrambe sono guidate da desideri che fanno ancora fatica a capire, a differenza dei loro corpi.
Tra le righe si legge il bisogno di amore che emerge in tutti gli scritti che compongono la raccolta Stanotte sono un’altra: «Muoio di fame finché non riesco più. Amo fino alla morte».
Essere un’altra
Chelsea Hodson non vuole essere solo sé stessa e lo dice già nel titolo del suo libro. I ruoli, i confini la stancano, facendole mancare il respiro.
«Essere più che umano. Provo pietà per tutto ciò che è confinato in un ruolo» scrive in Pietà per l’animale.
Leggendo la raccolta, si ha la percezione che l’autrice abbia usato tutta la sua energia per non essere, per superare la sua dimensione corporea ed essere mille altre cose e persone diverse. Stanotte sono un’altra, scrive Chelsea Hodson, ma forse sarebbe più corretto dire in questa vita sono un’altra.
a cura di Maria Ducoli