Palline clic-clac e radiolina a transistor: l’adolescenza negli anni Settanta raccontata da Sandro Veronesi in “Settembre nero”. Recensione
Dopo la vittoria del premio Strega 2020 con Il colibrì (La nave di Teseo, 2019), Sandro Veronesi è tornato in libreria l’8 ottobre con Settembre nero (La nave di Teseo). Ambientato in Versilia nell’estate del 1972, questo romanzo di formazione racconta gli ultimi mesi di spensieratezza del dodicenne Luigi Bellandi, detto Gigio, interrotti bruscamente da un episodio che segnerà la fine della sua infanzia.
«Durante l’estate dei miei dodici anni, invece, quel me stesso così esteso si ridusse bruscamente, e il mondo così terso e intero che lo conteneva si squarciò come il velo del tempio».
Settembre nero di Sandro Veronesi: la trama del libro
Fiumetto, luglio 1972. La consueta villeggiatura estiva di Gigio è segnata da alcune piccole novità: la «supercausa» che durante la settimana trattiene in città il padre, avvocato penalista appassionato di mare e vela, e la guerra al rutilismo della madre, di origini irlandesi, che costringe lui e la sorellina Gilda a lasciare la spiaggia alle undici del mattino. E soprattutto, l’assenza di Astel, la storica vicina di ombrellone figlia di un noto imprenditore locale. Le giornate di Gigio scorrono lente tra le pagine di «Linus» con le storie dei Peanuts, le tappe del Tour de France vinte da Merckx e il mondiale di scacchi ascoltato alla radio in compagnia dello zio Giotti, uno strano parente per lungo tempo emigrato in America. Quando l’estate sembra essersi cristallizzata in questa routine, l’inaspettato ritorno in spiaggia di Astel causa una brusca sterzata nella vita di Gigio che si scopre innamorato della ragazza e delle sue lunghe treccine afro. Durante i pomeriggi trascorsi insieme, i due traducono Immigrant Song, ascoltano dischi con «incomprehensible lyrics, irresistibile groove» e ballano sulle note di Lady Stardust. Ma mentre si scambiano i primi baci nascosti e guardano sulla televisione a colori il massacro compiuto a Monaco da un’organizzazione palestinese contro gli atleti olimpici israeliani, accadrà una catastrofe che trascinerà Gigio nell’età adulta segnando il suo personale «settembre nero».
Le ombre della borghesia negli anni Settanta
Settembre nero racconta il percorso di formazione di un tipico adolescente cresciuto negli anni Settanta tra i 45 giri e le palline clic-clac, la radiolina a transistor portatile e la Citroën Ds Pallas. Sono gli anni in cui i capelli rossi «del colore di un’alba di maggio in Cornovaglia» di una donna irlandese e la pelle «color del caffè» della madre di Astel appaiono parimenti esotici e suscitano «desiderio sessuale da parte dei maschi, gelosia da parte delle femmine e da parte più o meno di tutti, consapevole o inconsapevole che fosse razzismo». E sono anche gli anni dell’omicidio di Ermanno Lavorini e del conseguente scandalo che travolse la classe politica socialista di Viareggio con false accuse di omosessualità e presunti rapporti tra minorenni e adulti.
È in questo contesto che Gigio compie il suo viaggio verso l’età adulta, allontanandosi a piccoli passi dai genitori che fino a quell’estate erano stati custodi della sua serenità. In un rovesciamento dei tradizionali rapporti, sarà compito del figlio fare chiarezza sui segreti origliati di notte dietro alle porte chiuse e sulle ombre di un’apparentemente normale famiglia borghese.
La scrittura di Sandro Veronesi in Settembre nero
Sandro Veronesi sceglie di affidare il racconto a un Luigi ormai sessantenne che rievoca quella terribile e magnifica estate con la consapevolezza e il distacco dell’adulto, senza però rinunciare al candore e all’innocenza del Gigio bambino. In Settembre nero il lungo flusso di ricordi in prima persona è caratterizzato da pochi dialoghi strategici che Veronesi utilizza per enfatizzare i momenti più significativi e creare un effetto di intensità emotiva.
La narrazione procede lenta, insiste sui dettagli e i particolari; si interrompe per raccontare un tragico avvenimento, vissuto dal Luigi adulto, simbolo di quella «lentezza così gravida di dolore e di ansia e di disperazione» che caratterizza l’intero racconto. E poi improvvisamente accelera, creando connessioni tra i segnali che Gigio non era stato in grado di cogliere e che suggeriscono al lettore l’evento chiave, svelato solo nelle pagine finali.
A cura di Francesca Cocchi