Truffe, alcol e letteratura: “Quintetto” è l’ultimo romanzo di Fabio Lombardi
Ironico e assurdo, il nuovo libro di Fabio Lombardi, Quintetto (Vallecchi, 2024) è un romanzo che si snoda tra l’Italia e gli Stati Uniti, distanti dal punto di vista geografico ma incredibilmente vicini per questioni di opportunismo e di furbizia. Sulle ali della fantasia (o realtà?) letteraria, i cinque protagonisti del Quintetto del titolo si ritroveranno, loro malgrado, a doversi confrontare con una storia ben più grande di loro: truffe, consumo di alcol e libri, tanti libri.
Quintetto di Fabio Lombardi: la trama del libro
Doppia coppia e un joker, la solita variabile impazzita che in alcuni giochi di carte non è nemmeno ammessa. La mano che apre la giocata in Quintetto racconta di Alberto, apatico direttore di biblioteca, della moglie Laura, una disillusa insegnante di liceo, di John Carter Gibson, scrittore di polizieschi italo-inglese e della sua consorte Claudia, esperta d’arte e femme fatale per diletto. Il ruolo della «matta» ha la fisionomia da duro e il carattere da altezzoso egocentrico, Guglielmo Rollo, preciso scrittore di romanzi realistici.
Dopo la presentazione dell’ultimo libro di John – l’ennesimo rompicapo inverosimile dove alla fine l’assassino è sempre uno degli insospettabili – moderata da Rollo, alla quale assistono anche Alberto e Laura, amici di John e Claudia, i cinque decidono di recarsi a cena. A rompere gli equilibri già precari delle due coppie ci pensa la strafottenza di Rollo, scomodo commensale che con le sue provocazioni spariglia le carte in mano al lettore, rimescolandone il contenuto. Deciso a scrivere un libro sulla vita coniugale, «vera e normale», di Alberto e Laura, trascinerà tutti quanti con le sue spacconate e non senza seminare zizzania, in una caccia al tesoro cross-nations, alla ricerca di un fantomatico Fondo Nash, nascondiglio di inediti manoscritti di grandi autori a tiratura limitatissima. Ma sarà vera la sua esistenza?
«Gli scrittori di finzione sono sempre scettici riguardo alla realtà»
Sospeso tra verità e finzione, Quintetto ci porta alla scoperta di due modi opposti di intendere la letteratura e, per la proprietà transitiva, la vita. Da una parte le cervellotiche trappole mentali dei polizieschi di John, molto poco aderenti alla realtà ma comunque di grande fascino. Dall’altra il rigore scientifico di Rollo, alla costante ricerca di storie vere e stravaganti, ma segretamente attratto dalla finzione. Ecco che il pretesto di mettersi sulle tracce del Fondo Nash, da semplice trappola orchestrata da John e Alberto per togliere a quest’ultimo Rollo dai piedi – soprattutto dopo che questi sembra aver posato gli occhi sulla perennemente scontenta Laura, la quale dal canto suo sembra gradire nuove attenzioni – diventa l’occasione non solo per viaggiare ma per fare anche i conti con sé stessi, con la propria vita e con tutto quello che semplicemente non funziona più. Dal lungomare riminese al deserto del Texas, passando per Manhattan e San Antonio, come in una composizione musicale il Quintetto raggiunge il proprio climax quando, dal loro arrivo sul suolo americano, si scateneranno una serie di eventi sempre più assurdi, corroborati anche da un discutibile sottobosco di personaggi loschi, opportunisti e disincantati come a volte la vita stessa sa essere. Rischiando di incartarsi su sé stesso, il giallo di Lombardi porta comunque avanti così la caccia al Fondo Nash che però assume sempre di più i toni della farsa, sul labile confine che separa realtà e finzione letteraria, dalle conseguenze non del tutto inaspettate.
Lo stile di Fabio Lombardi in Quintetto
Fabio Lombardi sceglie per il suo nuovo libro uno stile semplice e dal ritmo veloce, facendo ricorso all’ironia e ai mitologici dialoghi che solo un film americano doppiato sa regalare e lo fa sia per prendere in giro chi è convinto di avere la verità a portata di mano ma anche per abbassare i toni, ogni qualvolta sembra che qualcuno ci stia per rimettere la pelle. Il labirintico gioco di Quintetto si regge comunque in piedi, grazie anche all’attualità del tema. Cosa succederebbe, infatti, se un fantomatico manoscritto inedito di Francis Scott Fitzgerald venisse ritrovato, per caso, in un baule di proprietà di due cowboy americani? È un’ipotesi realistica. Cosa succederebbe, invece, se questo capolavoro perduto fosse purtroppo frutto dell’intelligenza artificiale? Per ora restiamo nella finzione letteraria. Fedele, appunto, al doppio gioco realtà e finzione, Lombardi si affida all’io narrante Alberto, abulico e passivo, per dipanare la trama che pian piano lo avvolge, senza risparmiare colpi di scena.
A cura di Milo Salso