Punto di fuga di Mikhail Shishkin: fuggire dal tempo ma non dalla guerra. Recensione
«Non arrivano solo le lettere che rimangono non scritte» scrive Mikhail Shishkin in Punto di fuga (21lettere, 2022), vincitore del premio Strega europeo 2022 insieme a Primo sangue di Amélie Nothomb.
Punto di fuga di Mikhail Shishkin: la trama del libro
Un romanzo epistolare, o forse due romanzi in uno. Da una parte, infatti, ci sono le lettere di Volodya, un giovane scrittore arruolato nella guerra dei Boxer di inizio ’900 e dall’altra quelle di Sashka, la ragazza che lo ama e che lo attende a casa, in Russia. I due si scrivono per anni, il loro amore si consuma sulla carta e ha il profumo dell’inchiostro. Si raccontano tutto, dall’ossessione per la morte di Volodya al sentimento di inadeguatezza di Sashka nel ruolo di madre. Volodya racconta l’insensatezza della guerra e il dolore che ne deriva, le ultime parole di un compagno morto. Lei riflette sulle sfaccettature della quotidianità, i ricordi e la vita familiare. L’amore tra Volodya e Sashka, che fa da piacevole sottofondo dello scambio epistolare, non è mai il punto centrale della narrazione.
La linearità della trama viene meno, Shishkin è abile nel metterla da parte: Sashka si trova a parlare all’uomo venticinque anni dopo essere morto. Entrambi devono credere che l’altro legga le lettere.
Spazio e tempo
In Punto di fuga, i due protagonisti non sono solo separati dalla distanza spaziale, ma anche da quella temporale. Non si rispondono mai davvero, ogni lettera è scritta per sé, per sfogarsi e raccontare la quotidianità e le ambizioni.
«Sai cosa è veramente divertente? Che allora volevo scrivere un racconto serio se non addirittura un romanzo su un giovane che cerca il padre e alla fine lo trova. Non capivo che in realtà fosse una storia piuttosto ridicola. Mio Dio! Volevo diventare uno scrittore! Essere uno scrittore significa essere nessuno.»
La realtà tangibile perde importanza, Volodya e Sashka si scrivono in tempi diversi, a un certo punto lei parlerà al ricordo che ha di lui, morto ormai da tempo. Ma non importa, non sono i giorni, le settimane o i mesi a contare, quanto la memoria e la parola. Il rapporto tra i due diventa l’emblema dell’interconnessione umana, l’immagine della solitudine. Più si allontanano, più si avvicinano. Leggendo ci si allontana dalla trama e più lo si fa e più il significato della storia assume una forma concreta.
Il discorso di premiazione di Shishkin
Mikhail Shishkin è uno degli autori russi contemporanei più famosi. Nato nel 1961 a Mosca, è un dissidente che da tempo vive in Svizzera. Può vantare di essere l’unico autore ad aver vinto il Russian Booker Prize nel 2000, il Russian National Bestseller nel 2005 e il Big Book Prize nel 2010. I suoi libri sono stati tradotti in più di trenta lingue.
In Punto di fuga, l’autore inserisce scene di guerra ispirandosi a quelle che vediamo ogni giorno al telegiornale, come ha spiegato alla premiazione del premio Strega europeo: «Ora tutto il mondo è avvolto in questo buco nero difronte al terrore del pulsante rosso. Solo ora l’Europa e noi tutti insieme siamo solidali rispetto al pericolo di questo buco nero. Non è una guerra tra ucraini e russi ma tra uomini e non-uomini. Le persone lottano per la propria libertà mentre i non uomini danno esecuzione a ordini criminali. E in Russia gli uomini scendono per protestare contro la guerra e i non- uomini li mettono in carcere. Cosa può fare uno scrittore? Difendere la lingua, io difendo la Mia lingua russa contro Putin. Putin sta facendo una guerra contro tutti noi».
La scrittura di Mikhail Shishkin in Punto di fuga
La scrittura di Mikhail Shishkin è vivace, in grado di delineare con precisione i personaggi che diventano semplici tramiti per presentare la propria idea di spazio e tempo. La contrapposizione tra come le vite di Sashka e Volodya sono descritte si caratterizza per brillantezza ed estrema credibilità.
Il carattere intimista dello stile permette all’autore russo di unire fatti personali e pubblici alle riflessioni filosofiche sulla vita, la morte e la ciclicità della guerra.
«Ci sarà sempre una guerra per domani» scrive in Punto di fuga.
A cura di Maria Ducoli