Per farla finita con se stessi di Laurent de Sutter: antimanuale di crescita personale. Recensione
Laurent de Sutter è un filosofo belga, professore di Teoria del diritto presso la Vrije Universiteit di Bruxelles e direttore di diverse collane in prestigiose case editrici universitarie francesi e inglesi. Per farla finita con se stessi (Edizioni Tlon, 2022) non è il primo testo dell’autore: nel 2020 è stato pubblicato Cambiare il mondo. L’epidemia e gli dei, un pamphlet all’interno del quale il filosofo affronta e interpreta il concetto di «cambiamento» collegandolo agli eventi della pandemia da Covid-19. Il nuovo saggio Per farla finita con se stessi, nella traduzione di Marco Carassai, affronta il tema della «crescita personale», tracciandone una veduta d’insieme storica e proponendo una disamina sul concetto stesso in un saggio breve ma intenso.
Per farla finita con se stessi di Laurent de Sutter: di cosa parla?
In principio fu Emile Couè. Farmacista francese vissuto a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento, Couè si fece promotore di un nuovo modo di pensare alle capacità innate dell’individuo e alla possibilità, da parte di questo, di porle a servizio dei propri desideri. Secondo Couè non era tanto la forza di volontà a permettere all’individuo di guarire o raggiungere i propri obiettivi, quanto l’immaginazione: infatti «ripetere il mantra proposto da Couè equivaleva a spingere l’immaginazione a figurarsi che in effetti tutto andasse per il meglio, mobilitando l’intero apparato psichico e il sistema fisico al suo seguito, come avviene in ogni occasione».
Il metodo del farmacista francese non fu l’unico esistente, ma svolse il ruolo di apripista a un modo di concepire l’essere umano come un’entità che deve continuamente evolvere, continuamente svilupparsi per eccellere e raggiungere la perfezione. Il concetto non è nuovo e infatti de Sutter prende in considerazione anche il tema della cura di sé presso gli antichi greci, romani e nel primo cristianesimo. Emile Coué rimane tuttavia il punto di inizio dell’analisi: è da lui che de Sutter parte per mostrare come l’idea della cura del sé si sia sviluppata nella cultura occidentale – con qualche incursione nella civiltà e nella spiritualità indiana.
Essere la versione migliori di sé in un mondo senza alternative
Ciò che emerge dal saggio del filosofo francese è che il concetto di self-developement è in continua evoluzione: coinvolge tutti gli aspetti della vita di una persona. Ci si può prendere cura di sé in tanti modi: si può e si deve guardare al fisico, allo stato della propria mente. Si può e si deve considerare il lavoro, il conto in banca. de Sutter include nel ragionamento anche le pratiche e i comportamenti che dovrebbero orientare l’essere umano verso lo sviluppo personale: un percorso che ha come risultato quello di offrire a chi si impegna la possibilità di accedere alla versione migliore di sé.
Ma quali sono le conseguenze del vivere continuamente immersi in una cultura che esige la perfezione, che esige il progresso continuo, una cultura per la quale tutto è migliorabile sempre? Non sarebbe forse meglio accogliere l’impossibilità della perfezione e anzi accettare di essere «brutte persone»? Non sarebbe forse meglio rifiutare il pervasivo sistema di valori che ci impone uno stato di miglioramento perpetuo e irraggiungibile? Forse. Forse accettare di essere «delle merde» è una delle alternative possibili, propone de Sutter. Per poi, come solo il pensiero filosofico sa fare, mettere in discussione anche questo assunto apparentemente risolutivo.
«Pretendendo di “liberare” gli individui dalla loro sottomissione alle esigenze della crescita personale, si sostituisce semplicemente l’obbedienza all’ “Io ideale” con un’altra obbedienza, molto più perniciosa, al nostro vero “io”, cioè al nostro compatto».
In definitiva, de Sutter firma un saggio che è allo stesso tempo trattato storico-filosofico e continua interrogazione sul concetto della cura di sé, sulla possibilità di evasione da questa e sull’inevitabilità della scelta tra le opzioni disponibili.
A cura di Alessia Cito
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