Ogni prigione è un’isola è il libro denuncia di Daria Bignardi sull’Italia penitenziaria. Recensione

 Ogni prigione è un’isola è il libro denuncia di Daria Bignardi sull’Italia penitenziaria. Recensione

Un po’ reportage, un po’ saggio da usare come compendio per chi deve sostenere l’esame di Sociologia della devianza, Ogni prigione è un’isola (Mondadori, 2024) di Daria Bignardi è un’analisi, ma soprattutto è un resoconto lungo trent’anni sulle dinamiche che si sviluppano in carcere e fatto da chi, come la giornalista di Ferrara, frequenta le prigioni da tempo. Luogo estremo, isola remota, anche se non sempre circondata dall’acqua, quando ci si trova in prigione, sopravvivere diventa l’unica cosa che conta.

Ogni prigione è un’isola di Daria Bignardi: la trama del libro

Da San Vittore a Santa Maria Capua Vetere, da Bollate a Modena, questo libro attraversa l’Italia penitenziaria che Daria Bignardi ha visto da quando è attiva come volontaria ed è impegnata in attività culturali in carceri come San Vittore. Lo scoppio della pandemia, il caso Cucchi, i tredici morti di Modena, il carcere femminile e i bimbi costretti a vivere con le madri in cella: nessuna scusante, zero vittimismo, solo verità e per certi aspetti rassegnazione. Le testimonianze raccolte in Ogni prigione è un’isola da Bignardi – ex nuora di Adriano Sofri solita portare la figlia Emilia di tre mesi al nonno recluso – puntano quasi tutte nella stessa direzione: «Il carcere è come la giungla amazzonica, come un paese in guerra, […] dove la sopravvivenza è la priorità e i sentimenti primari sono nitidi».

Ogni prigione è un’isola: il carcere lo odiano tutti

Scritto sulla remota isola di Linosa, parte dell’arcipelago delle Pelagie e a 42 chilometri circa da Lampedusa, Ogni prigione è un’isola inizia da un’immagine metaforica calzante, se si pensa innanzitutto all’isolamento personale che ogni carcerato è costretto a provare. Lo stesso al quale in certo senso si è sottoposta l’autrice. E la destinazione siciliana – un tempo anche luogo «di confino» per mafiosi – non è casuale. Da questa località remota l’autrice fonde assieme il proprio vissuto agli incontri con convitti e addetti ai lavori, i ricordi alla cronaca, e nel contempo racconta anche cosa vuol dire vivere e scrivere su un’isola così distante dalla terraferma. Le pagine di Ogni prigione è un’isola restituiscono quel senso di smarrimento e disturbo che l’isolamento inevitabilmente porta con sé. C’è un istinto, un obiettivo, che accomuna un po’ tutte le persone che finiscono in carcere: non farvi più ritorno. Le cose, come ci mostra impietosamente Bignardi, non stanno esattamente così. I dati e le testimonianze raccolte dalla giornalista confermano: «Il carcere lo odiano tutti». Lo odiano tutti a tal punto che chi dovrebbe fare in modo che questo sia il punto di partenza per un cambiamento agisce nel modo contrario, foraggiando in un certo senso la recidiva di chi, scontata la pena, non è stato formato/aiutato con i giusti mezzi e si ritrova coinvolto in una specie di coazione a ripetere vagamente freudiana tale da finire di nuovo dentro. No, non si fa abbastanza per invertire questa tendenza. Ogni prigione è un’isola è un libro politico e di denuncia, oltre che personale, con dati, numeri e voci, scritto da chi quel micromondo che è la prigione lo conosce bene, un’isola della società in grado di anticiparne i tempi e di metterne sotto la lente di ingrandimento i tanti problemi a esso legati.

Chi è Daria Bignardi, autrice di Ogni prigione è un’isola

Nata a Ferrara nel 1961 e residente a Milano dal 1984, Daria Bignardi è giornalista professionista da poco più di trent’anni. Collaboratrice di varie testate quali «Panorama», «La Stampa» e «Sette», lavora in televisione e in radio già dal 1991. Ha scritto e condotto programmi di successo come Tempi moderni (1998-2003) e Le invasione barbariche (2005-2008/2010-2015). Vincitrice di numerosi riconoscimenti, il premio Flaiano e due Telegatti su tutti, Bignardi esordisce nel 2008 nella narrativa con il romanzo Non vi lascerò orfani, edito da Mondadori e vincitore del premio Rapallo, del premio Elsa Morante per la narrativa e del premio Città di Padova. Direttrice prima del mensile femminile «Donna» e di Rai 3 poi, ha tenuto per oltre dieci anni una rubrica di libri su Radio Deejay chiamata La mezz’ora di Daria. Nel 2024, due anni dopo l’uscita del memoir di formazione Libri che mi hanno rovinato la vita e altri amori malinconici (Einaudi, 2022), torna in libreria con Ogni prigione è un’isola, edito di Mondadori.

 

A cura di Milo Salso

Milo Salso

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