Nova di Fabio Bacà: un romanzo che esplora il delicato equilibrio tra ragione e istinto. Recensione.
Tra i sette finalisti al premio Strega 2022 e candidato al premio Campiello 2022, spicca Nova (Adelphi, 2021) di Fabio Bacà, già noto e apprezzato dal pubblico per Benevolenza cosmica (Adelphi, 2019). In Nova l’autore esplora la complessità della mente umana, gli istinti primordiali che la dominano e i meccanismi di equilibrio tra istinto e ragione.
Nova di Fabio Bacà: la trama del libro
Davide Ricci è un neurochirurgo di quarantatré anni che conduce una vita tranquilla e ordinata in un quartiere residenziale di Lucca. Viceprimario, professionista affermato, sposato con Barbara – logopedista e vegana – un figlio adolescente, Davide è un uomo come tanti, abituato a reprimere la rabbia e il malcontento per educazione e contesto sociale. Un giorno qualunque, nel mondo regolare di Davide, irrompe una variabile imprevista. In un affollato ristorante del centro la moglie subisce una molestia da parte di un avventore ubriaco. Davide, a poca distanza dal tentativo di aggressione, osserva la scena senza il coraggio di reagire. La vicenda diventa una spaccatura nell’esistenza del protagonista che mette in discussione tutti i principi fin qui seguiti. Quando poi un altro uomo di nome Diego, con fare disinvolto, allontana il molestatore mettendo in salvo Barbara, Davide avverte il desiderio di riappropriarsi di quell’impulso, quel lato oscuro e istintivo che ha dimenticato. Proprio Diego, monaco zen esperto di arti marziali, conduce Davide verso la consapevolezza del proprio istinto, del Potere insito in ogni uomo.
«La società moderna reprime gli istinti che non comprende o che non le fanno comodo. Inibisce l’aggressività individuale perché ritiene che confligga con l’idea di civiltà».
Un romanzo metafisico tra Fight Club e American Psycho
In Nova Bacà indaga la reazione di un uomo appartenente alla medio-alta borghesia di fronte agli atti di violenza verso cui non è preparato. Com’è possibile che l’uomo, che dispone di uno strumento raffinato e meravigliosamente complesso come il cervello, sia a tutt’oggi dominato da pulsioni ancestrali, primitive? Ed è invece possibile dominare queste ultime? Lo scrittore tenta di rispondere ai quesiti sollevati attraverso la relazione amicale tra Diego e Davide. La professione del protagonista, uomo di scienza che disseziona il cervello dei pazienti con la lama di un bisturi – non a caso il chirurgo compie atti di violenza concordati, giustificati dall’atto medico, dalla malattia – ha come oggetto di studio proprio la complessità della mente umana. E ancora, non è un caso che l’antitesi di Davide – in grado di bilanciarne e riequilibrarne le scelte – sia proprio la moglie logopedista – metafora del linguaggio, della vocalità come strumento di espressione del vissuto in contrapposizione quindi all’istinto – convinta vegana e contraria alla violenza in ogni sua forma. Bacà costruisce un romanzo metafisico, che si ispira per certi versi a Fight Club e ad American Psycho pur non formulando una conclusiva risposta alle molteplici riflessioni sollevate.
«In sostanza, l’uomo non avrebbe mai avuto le risorse necessarie a elaborare le raffinatissime dottrine scientifiche o filosofiche che ne hanno caratterizzato la storia, incluse le ammirevoli speculazioni sull’etica della non violenza, se dall’alba dell’evoluzione non avesse ucciso miliardi di creature per cibarsi della loro carne».
La scrittura di Fabio Bacà in Nova
Nel romanzo la tensione – intuibile sin dall’inizio nelle schermaglie legali con il vicino di casa o nel rapporto con il primario di Davide – diviene via via più evidente, fino a rendersi fisica, palpabile e capace di occupare la scena tutta. Nel definire il mondo del protagonista, Bacà si avvale di un registro letterario e tecnico al tempo stesso, mutuato dall’ambiente medico, in grado di creare un’affascinante distanza con il lettore. La prosa risulta scarna, precisa. Solo la parentesi dedicata ai trascorsi di Diego vede una prosa più morbida e accogliente.
Fa riflettere, poi, l’assenza nel testo della parola che dà il titolo al romanzo, il cui significato peraltro viene svelato solo nell’ultimo bellissimo capitolo del libro.
Un’ultima riflessione è per la veste grafica di Nova la cui copertina, nella estrema semplicità, evoca l’assenza di rumore, che è invece soggetto costante del romanzo. Nova affronta suggerisce tutto quanto ancora non conosciamo sulla nostra natura, pur astenendosi di dare al lettore risposte morali.
«Ci sono connessioni troppo profonde per essere recise».
a cura di
Silvia Ognibene (@silviabookolica)
e Natale Vazzana
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