Nessuno ne parla di Patricia Lockwood: vanità e dolore, le due anime del romanzo. Recensione
Già autrice nel 2018 di un saggio che analizzava i danni, legati all’esposizione a internet, su una mente creativa, Patricia Lockwood pubblica con Mondadori Nessuno ne parla, romanzo in cui la protagonista, scrittrice osannata per i suoi tweet indovinati e invitata in giro per il mondo a parlare di comunicazione e social network, sembra la reincarnazione letteraria proprio dell’autrice.
Nessuno ne parla di Patricia Lockwood: la trama del libro
Protagonista del romanzo è una donna di mezza età che conduce una vita come tante, divisa, non equamente, tra il lavoro, il compagno, la famiglia d’origine e il portale.
Il portale – così Lockwood definisce genericamente il mondo virtuale – è per lei la vita stessa, un luogo sospeso tra ironia, orrore e autocelebrazione. Primordiale, triviale, nelle reazioni – la prima impressione a un video in cui alcuni ragazzi vengono scagliati a terra da un ottovolante guasto è quella di ilarità, e solo dopo di orrore – la protagonista del breve romanzo di Lockwood è sovraesposta a luci, immagini e informazioni in rapidissima e incoerente successione, come lo scrolling di uno smartphone. L’abisso ribollente del portale si alterna a piccole chiose analitiche in cui riemerge la lucidità di analisi del funzionamento dei social.
«Ogni giorno la loro attenzione doveva orientarsi simultaneamente, come il luccichio di un banco di pesci, verso una nuova persona da odiare. A volte il soggetto era un criminale di guerra, altre volte era qualcuno che aveva compiuto un’efferata sostituzione negli ingredienti del guacamole.»
La scrittura di Patricia Lockwood in Nessuno ne parla
ll romanzo si divide in due parti: la prima dai toni esasperati, volutamente provocatori con un uso di termini e immagini volgari, ricorda un lungo susseguirsi di flash fotografici. In queste pagine, così come si formano i pensieri nella mente della protagonista allo stesso modo vengono riportati sulla carta, generando un caos di idee che disorienta il lettore.
Nella seconda metà, a seguito di una notizia sconcertante che irrompe senza preavviso nella vita della protagonista, il registro cambia di colpo. La donna sembra ritornare bruscamente alla realtà quando viene a conoscenza di un grave problema che mette a rischio la gravidanza della sorella. Un cucciolo di uomo diviene fulcro emotivo del suo vissuto. Anche nel dolore immenso che contraddistingue queste pagine, la protagonista non abbandona il portale, ma lo vive con una distanza mai provata.
«Un tempo era anche il luogo in cui sembravi te stesso. Poco a poco era diventata il luogo in cui in cui sembravi uguale a tutti gli altri, per effetto di un’erosione del vento o dell’acqua su un io che non era neanche lontanamente duro come la roccia.»
Nessuno ne parla è una riflessione sui valori affettivi e insieme sulla confusione delle nostre vite moderne, esposte a un continuo bombardamento di contenuti. Sally Rooney parla di Lockwood, sostenendo che si tratta di «un talento e questo è il suo lavoro migliore, il più divertente, il più strano e il più toccante finora». E noi non possiamo che darle ragione.
a cura di
Silvia Ognibene (@silviabookolica)