Memorie di un boia che amava i fiori: storia del tagliagole più famoso del mondo. Recensione libro

 Memorie di un boia che amava i fiori: storia del tagliagole più famoso del mondo. Recensione libro

«Io non voglio fare il boia. Io amo i fiori, voglio fare il giardiniere. [..] Mio padre mi assestò un ceffone.»

Un racconto breve che, con ironia e illustrazioni piacevolmente macabre, ad opera di Stefano Bessoni, racconta la vita del boia che decapitò Luigi XVI e Maria Antonietta, e altre tremila persone.

Memorie di un boia che amava i fiori: la trama

Parigi, 1739. Charles-Henri Sanson è un bambino emofobico: la sola vista del sangue induce crisi di panico che, nella migliore delle ipotesi, culminano in uno svenimento.  Una bella sventura, se si proviene da una famiglia di tagliagole. Mentre i suoi genitori continuano a litigarsi la responsabilità per le paure che lo tormentano, Charles si appassiona alle rose sotto la saggia guida del vecchio Sanson, esperto in giardinaggio. A sedici anni, però, il sogno di Charles di diventare giardiniere viene sacrificato in nome della famiglia e del destino già scritto da generazioni che lo vuole “assassino” di persone. Sarà Sanson a spiegargli che nella vita tutto dipende dal punto di vista adottato: lo sterminio di migliaia di parassiti non potrebbe forse essere paragonato a quello di altrettanti cristiani? Anche Sanson sarebbe finito tra le sue mani, ghigliottinato per aver rubato un giglio dal giardino del re.

“Trovai il coraggio di uccidere, la ferocia di immaginare. [..] Presi a tagliare teste come se fossero fiori, strappare vite come se si trattasse di radici di ranuncolo.”

Da bambino timoroso a boia cruento: come cambiano le prospettive

Dal servire i ricchi, Charles inizia ad appoggiare i poveri decapitando i cosiddetti “panciotti di seta”: Maria Antonietta, Robespierre, Luigi XVI e i girondini. Dal sangue era venuta alla luce la democrazia, la libertà era stata conquistata, eppure il mestiere del boia non cessava d’esistere. Da bambino pauroso, Charles era diventato il boia più famoso al mondo, trasformando la realtà impostagli dagli altri nella propria, utilizzando il potere dell’immaginazione.

Letteratura-specchio: uno stile nel quale ritrovare se stessi

Una scrittura scorrevole, a tratti commovente, porta il lettore a trovare tra le righe metafore, concetti e significati che non necessariamente l’autore ha voluto trasmettere. Il libro diventa quindi uno specchio in cui si possono vedere sfumature diverse. Una letteratura efficace, che non si limita a descrivere scene, fatti, personaggi realmente esistiti, ma smuove il lettore da dentro, toccando le corde più sensibili dell’animo. Ed è proprio questo a renderlo un libro forte nello stile e nel tratto emotivo.

Nel momento in cui il lettore può scorgere una parte di sé, lo scrittore gli passa il testimone liberandosi dei propri demoni. Disincagliarsi da qualcosa addossandolo ad un altro, consegnare al mondo un’opera rilegata, combinazioni di morfemi e di lotte interiori: questo fa la letteratura.

Nicola Lucchi: chi è l’autore di Memorie di un boia

Per Lucchi la scrittura non è mai stato un passatempo, nemmeno quando effettivamente lo era, avendo iniziato a scrivere ai tempi delle medie. Non sa se sia una valvola di sfogo per quelle piccole nevrosi che riempiono le giornate di tutti o se, invece, sia la nevrosi stessa, visto che stare senza scrivere è inconcepibile. Nicola gioca con le parole, sperimentando generi vari: dal romanzo (Da un inferno all’altro, edito da Betelgeuse) ai racconti per l’infanzia (Johnny il camaleonte, seguito da Il pallone di cuoio, entrambi editi da Bacchilega Jr) proseguendo con racconti e filastrocche macabre (Filastrocche dell’addio: sangue e lacrime in celluloide, edito da Bakemono Lab). Inoltre, ha collaborato con varie riviste quali Nocturno, Mistero Magazine e Limina, occupandosi prevalentemente di cinema, essendo già sceneggiatore.

Una penna particolare che si contraddistingue per l’originalità e la potenza con cui arriva direttamente al lettore.

a cura di Maria Ducoli

 

 

Maria Ducoli

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