Mandibula di Mónica Ojeda: un romanzo rosso come il sangue e bianco come l’orrore. Trama e recensione

 Mandibula di Mónica Ojeda: un romanzo rosso come il sangue e bianco come l’orrore. Trama e recensione

Pubblicato nel 2018, Mandibula di Mónica Ojeda è nelle librerie italiane da febbraio di quest’anno grazie alla casa editrice napoletana Alessandro Polidoro Editore e con la traduzione curata da Massimiliano Bonatto.

Mandibula di Mónica Ojeda: la trama del libro

Clara è un’insegnante di lettere alla Scuola Bilingue Delta, un istituto frequentato da studentesse dell’élite locale e gestito dall’ordine religioso dell’Opus Dei. Fernanda è una studentessa rapita dalla docente che la tiene rinchiusa e incatenata in una baita lugubre e isolata. È così che inizia il romanzo, e il motivo dietro al rapimento in un primo momento parrebbe inesistente. D’altronde Fernanda è soltanto un’adolescente ribelle e viziata, con un rapporto perverso nei confronti di Annelise, la sua migliore amica, “la sorella che si è scelta”. Le due amiche condividono la passione per l’horror e leggono creepypasta su internet – stralci di narrazioni terrifiche a cui si ispirano per poi raccontare le loro storie di paura. Il tutto è nato dopo che in classe Miss Clara aveva obbligato le ragazze a leggere il capitolo “The Whiteness of the Whale” di Moby Dick, e così Annelise ne aveva tratto ispirazione per creare il culto del Dio Bianco e dell’età del bianco e di tutta una serie di rituali iniziatici fatti per mettere alla prova le amiche e per sentire adrenalina.

Rosso e bianco: i colori di questo romanzo

Se questo romanzo avesse un colore, sarebbe il rosso. Rosso com’è il colore della violenza, raccontata fin dall’inizio del libro; una violenza mai davvero aperta allo scontro frontale, subdola, fatta di gesti che feriscono più la psiche che non il corpo, una violenza “femminile”.

Ma questo romanzo sarebbe anche bianco, un colore che fa paura perché assomiglia a quell’attimo di silenzio nei film dell’orrore quando lo spettatore sa che sta per arrivare qualcosa di terribile. La paura nei confronti del bianco è nella sua potenzialità, in ciò che potrebbe essere e ancora non è; per tutto ciò che dimora nella luce abbagliante e non per quel che si cela nel buio. E Miss Clara in fondo lo sa, e lo teme: perché le sue studentesse vivono in quell’età intermedia che è l’adolescenza e che ha qualcosa di indefinito e di potenziale, in grado di generare esseri – gli adolescenti – la cui natura non è né benigna né maligna, ma esiste e basta; è bianca, giustappunto, come può esserlo “Moby Dick, l’Artico e la Via Lattea, perché rivela, esponendolo, qualcosa di incomunicabile”.

Latte con sangue

“Vischiosa” è la consistenza di questo romanzo; come il sangue che serve per i rituali iniziatici, per diventare sorelle e far parte di un gruppo; o come il latte.

Latte con sangue, ché “l’amore comincia con un morso e un farsi mordere”, uguale a quello di una madre che allatta il proprio neonato. D’altronde il rapporto madre-figlia è cannibalizzante, fatto di bocca e vagina; alla madre ci si oppone perché “[…] tutte le madri sono la stessa madre” e perché “il rovescio della madre dall’utero errante” è “l’opposto al grande Dio Bianco”.

La conoscenza attraverso la violenza e il terrore

È chiaro che qui siamo di fronte a un romanzo gotico con elementi horror e che si ispira all’opera di grandi autori come E. A. Poe o H. P. Lovecraft. Ma se così non fosse? O non solo?

In Mandibula terrore e violenza – persino sessualizzata: “Ho letto che alcune madri si eccitano allattando i figli” – sono gli elementi attraverso i quali la natura umana si rapporta con l’esterno, si forma, diventa adulta: denti e bocca e gengive e carne e pelle mozzicata, mordicchiata per dare consistenza alla realtà, per scoprire e capire l’altro. Per crescere. Perché se c’è una cosa che la violenza e il terrore fanno è quello di mettere la persona dinanzi ai propri limiti: conoscerli aiuta a determinare anche cosa c’è al di qua dell’io.

E allora ci azzardiamo a sostenere che questa di Mónica Ojeda è anche una storia di formazione. Del resto, non è forse innanzitutto attraverso la masticazione, e quindi con la bocca, che da piccoli impariamo a relazionarci col mondo?

Linguaggio e stile

Riferimenti intertestuali, giustapposizioni cronologiche e letterarie, citazioni pop – di serie TV e film come Stranger Things, Harry Potter o Twilight – sono alcuni degli elementi che caratterizzano questo libro. Vi è anche un continuo ricorso a registri diversi, mistioni eterogenee e frammentarie, e che per certi versi fanno di questo romanzo un pastiche.

a cura di Valeria Zangaro

Valeria Zangaro

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