L’ideatore del post esotismo torna in libreria con “Liturgia del disprezzo”. Tutto sul libro di Antoine Volodine

 L’ideatore del post esotismo torna in libreria con “Liturgia del disprezzo”. Tutto sul libro di Antoine Volodine

Pubblicato per la prima volta in Francia nel 1986, Liturgia del disprezzo (in originale Rituel du mépris) arriva in libreria in Italia solo quest’anno, grazie alla casa editrice 66thand2nd. L’autore è Antoine Volodine, prolifico scrittore di origine russa che, stretto nell’incasellamento forzato della sua letteratura nel genere fantascientifico, negli anni Novanta si è inventato un genere tutto suo: il post esotismo.

 

Liturgia del disprezzo di Antoine Volodine: la trama del libro

Di cosa parli, esattamente, Liturgia del disprezzo non è semplicissimo spiegarlo: il romanzo inizia con un interrogatorio in cui il protagonista – che parla in prima persona – è torturato e picchiato. Gli si chiedono informazioni sui suoi zii – e già questo sarebbe un po’ strano –; e allora lui rievoca un momento della sua prima infanzia in cui lo zio – esattamente come stanno facendo i suoi aguzzini –, lo ha affamato, picchiato, torturato. A cosa stiamo assistendo, e chi è la voce narrante? Comincia così un lungo percorso a ritroso e avanti nella memoria, con Moldscher (è questo il suo nome) che ci accompagna in un mondo futuro – o passato, presente – in cui l’umano e il subumano si mischiano, si fondono, e i confini dell’uno e dell’altro perdono ogni legame con ciò che è reale. È il disprezzo – liturgico – che Moldscher prova per tutto ciò che lo circonda, per la realtà, la non realtà, per chi lo tortura. Ma anche per chi lo ha cresciuto: gli zii violenti, assurdi, la madre che si consuma nelle fabbriche per dargli da mangiare e che gli copre gli occhi per nascondergli il mondo osceno in cui si sono ritrovati a vivere. L’unica regola da seguire leggendo Liturgia del disprezzo è non fidarsi di Moldscher – prima e dopo di lui, abbiamo imparato a non fidarci di Humbert Humbert (Lolita), l’impiegato senza nome (Fight Club) e molti altri – perché tutto ciò che racconta chissà poi se è accaduto davvero.

Il post esotismo quarant’anni dopo la sua nascita

Quando Volodine inizia la sua opera di costruzione del post esotismo, siamo in piena Guerra fredda: il muro di Berlino è ancora lì, a tagliare la città, Chernobyl non è ancora avvenuta. Ciò che scrive non è fantascienza, ma un genere tutto nuovo, che riprende quell’esoterismo mitologico di cui scriveva Joseph Conrad in Cuore di tenebra; ciò a cui Volodine si rifà è l’altrove, l’estraneo, l’abisso oscuro in cui gli esseri umani possono scivolare in determinate condizioni. Così immagina un mondo post apocalittico in cui gli uomini, i pochi rimasti, lottano gli uni contro gli altri – e contro subumani, creature tutte nuove e antichissime – per sopravvivere, e tramandarsi una storia.

Lo stile di Antoine Volodine in Liturgia del disprezzo

Temi così non potevano certo meritare una scrittura banale. Volodine crea neologismi, costruzioni sintattiche complesse, labirintiche, e la lettura dei suoi testi è una corsa continua verso la fine della frase, per tirare le somme e riprendere i punti. Liturgia del disprezzo non è un testo da sottovalutare, né nella scrittura né nella trama. La sensazione, alla fine, è quella di aver corso una maratona in cui il traguardo si allontana sempre di più; che poi, forse, è anche quello che Volodine vuole comunicare, riguardo al suo stile, e anche un po’ al mondo che verrà, dopo la fine del post esotismo: la salvezza sarà sempre più lontana.

 

A cura di Martina Renna

Blam

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