Le transizioni: un libro di Pajtim Statovci che costringe a fare i conti con il tema dell’identità. Recensione
“Sono un ragazzo di ventidue anni, che a volte si comporta come immagina facciano gli uomini, potrei chiamarmi Anton o Adam o Gideon, il nome che di volta in volta suona meglio, e sono francese o tedesco o greco, ma albanese mai, e cammino esattamente come mi ha insegnato mio padre, a passi larghi e cadenzati, so bene come tenere alti petto e spalle, la mascella serrata a garantire che nessuno invada il mio territorio. E in momenti come questo la donna che è in me arde sul rogo”.
Le transizioni, secondo romanzo di Pajtim Statovci, ha la forza di un pugno nello stomaco dalla prima all’ultima pagina. Il lettore si trova sin dall’incipit catapultato all’interno della difficile vita del giovane protagonista Bujar, raccontata senza nasconderne gli aspetti più duri e senza mai perdere mai di vista il punto nodale: l’identità. Identità di genere ma anche di confini, di lingua, di famiglia. Bujar è uno, nessuno e centomila, per dirla alla Pirandello, e per questo è in uno stato di perenne transizione: “Nei momenti di maggiore debolezza provo una tristezza opprimente, perché so di non rappresentare niente per gli altri, io non sono nessuno ed è come sentirsi morire. Se la morte fosse una sensazione, sarebbe questo: l’invisibilità, vivere la tua vita in abiti scomodi, camminare con scarpe strette”.
Le transizioni: la trama del libro di Pajtim Statovci
La vicenda è raccontata in prima persona, in un succedersi incessante di salti temporali che ci mostrano il protagonista dapprima bambino nel suo paese d’origine, l’Albania, e poi adulto, ramingo per il mondo e perso fra le sue mille identità. Figlio di un padre fortemente attaccato alle tradizioni e ai miti albanesi, Bujar si trova, alla morte di quest’ultimo e al precipitare della situazione del suo paese nei primi anni Novanta, a rinnegare la sua patria e la sua famiglia, a cercare una nuova esistenza insieme all’amico Agim, unico vero amore della sua vita. Un’altra anima dilaniata, divisa fra la sua vera natura e l’impossibilità di essere accettato da una famiglia e da una società in cui i concetti di identità di genere e di omosessualità non sono neppure contemplati.
Inizia un periodo durissimo di stenti, di lotta contro la fame, il freddo e le molestie, fino all’idea di lasciare l’Albania alla volta dell’Italia. Un sogno e allo stesso tempo una missione quasi impossibile che Bujar compie soprattutto perché incapace di concepire la propria vita se non accanto ad Agim: “Non importava dove saremmo finiti, perché tutti i luoghi dov’ero stato con lui erano stati una casa”. Ma l’Italia per Bujar – scopriremo solo alla fine perché è rimasto solo – è una delusione. Comincia così il suo viaggio fra mille identità e città. Il lettore segue il protagonista in Spagna, a Berlino, a New York, scoprendolo di volta in volta perso in una nuova vita e soprattutto in una nuova storia, a volte nei panni di donna e altre in quelli di uomo.
Infine l’approdo a Helsinki. È qui che incontra Tanja che ha intrapreso il percorso per cambiare sesso e diventare finalmente e definitivamente la donna che si è sempre sentita di essere. E mentre Tanja si abbandona in maniera totale e incondizionata all’amore per Bujar, quest’ultimo non manca di mostrare ancora una volta la sua natura di ladro di identità, di persona incapace davvero di avere fiducia nel prossimo e soprattutto di accettare se stesso.
L’ambiguità del protagonista, la difficoltà di comprenderne la vera natura, la sua tendenza a prendere in prestito le vite degli altri e a mistificare la propria, la durezza verso la propria terra e verso l’Italia, la difficoltà ad ambientarsi in ogni città scelta per rinascere: per il lettore non è sempre semplice mettersi nei panni di Bujar, capirne le scelte e giustificarle. Anche per questo Le transizioni è un continuo pugno nello stomaco, una doccia gelata che costringe ciascuno di noi a fare i conti con tematiche scomode e dolorose.
La scelta del titolo
Il romanzo è stato scritto nel 2016 in finlandese, pubblicato con il titolo “Il cuore di Tirana”. Le transizioni, scelto per la versione italiana uscita nel 2020 per i tipi di Sellerio, ricalca invece il titolo della traduzione inglese: Crossing. Una scelta certamente significativa: la parola transizioni è particolarmente evocativa in italiano perché non indica solo il peregrinare fisico da una meta all’altra ma anche la perenne oscillazione dell’animo umano. Non ultimo, poi, è il termine usato per descrivere il percorso medico e psicologico che accompagna il passaggio da un sesso a un altro: “Posso scegliere cosa sono, posso scegliere il mio sesso, la mia nazionalità e il mio nome, il luogo di nascita, semplicemente aprendo la bocca. Nessuno è tenuto a rimanere la persona che è nata, possiamo ricomporci come un nuovo puzzle. Però bisogna essere preparati. Per vivere innumerevoli vite, devi essere in grado di coprire le menzogne con altre menzogne”.
a cura di Barbara Rossi