L’acqua del lago non è mai dolce: l’elemento naturale come metafora della vita nel libro di Giulia Caminito
“Questa è una storia che ha ingoiato frammenti di tante vite per provare a farne una narrazione, il racconto degli anni in cui sono cresciuta, dei dolori che ho solo circumnavigato e di quelli che ho attraversato.”
Così Giulia Caminito, nelle note di conclusione al libro, ci parla del suo ultimo romanzo edito Bompiani, da poco uscito nelle librerie.
L’acqua del lago non è mai dolce: trama del libro di Giulia Caminito
“L’acqua del lago non è mai dolce” include già nel titolo due temi ricorrenti: la presenza del lago, che accoglie e minaccia, attrae e spaventa, con il fondale scuro e limaccioso; e l’asperità delle sue acque intese come metafora della vita. Antonia e la sua famiglia, protagonisti del romanzo, sembrano non navigare mai in acque dolci, la loro vita è una preghiera perpetua. Antonia, donna risoluta, concreta, motivata da un’onestà incrollabile, è disposta a sacrificare tutto pur di mettere al sicuro se stessa e i suoi cari, perfino accettare di trasferirsi da Roma in un alloggio popolare ad Anguillara Sabazia, sulle rive del lago di Bracciano.
Gaia, l’unica figlia femmina, cresce all’ombra della madre, protetta e al contempo soffocata dalla sua presenza ingombrante. La vita di Gaia è una lotta per la sopravvivenza e l’affermazione di sé, in un paese che la considera estranea, che la addita come “la figlia di Antonia la Rossa”. Attorno a Gaia gravitano il padre Massimo, reso disabile da un grave incidente sul lavoro e mai realmente partecipe delle sue scelte; il fratello Mariano, anarchico, caparbio e in perenne scontro con la madre, che presto si rivela essere il suo unico punto di equilibrio. Amori infedeli, preziosi alleati e amicizie superficiali, Gaia si fa largo nella vita come può, sbagliando, inciampando e rialzandosi di continuo con determinazione.
“Gli chiedo se si è mai tuffato da li e lui risponde di si poi dice: Ci hai mai pensato all’acqua? Dicono acqua dolce, ma è una bugia. Questa acqua ha il sapore della benzina, quando avvicini l’accendino prende fuoco.”
Le donne del romanzo: Antonia e Gaia, personaggi complessi e affascinanti
Le donne del romanzo di Giulia Caminito hanno personalità complesse, sono donne forti, che comandano, dettano legge, che si scontrano e si tormentano. Una madre che protegge e allontana, che guida ma opprime, Antonia non ammette disobbedienze, ama i suoi figli di un amore assoluto che li rende prigionieri. Le privazioni, la durezza del clima famigliare, la mancanza concreta di possibilità, generano malessere e trasformano Gaia in una donna maligna. Lontana dall’essere una vittima passiva, una donna sottomessa agli eventi, Gaia risponde alla durezza della vita con altrettanto livore, altrettanta violenza, senza sottrarsi al proprio spirito vendicativo e anzi, trovando alleati ai suoi piani di rivalsa.
“Quando mi azzardo a farle notare che le cose di tutti è come se non fossero di nessuno lei mi risponde: Levati ora questa idea dalla testa. Diventerai una donna cattiva.”
L’acqua, elemento ricorrente, e la scrittura di Giulia Caminito
C’è un’altra protagonista femminile che abita il romanzo in ogni sua parte ed è l’acqua. L’acqua, copre, attutisce i rumori, allaga le abitazioni, inghiottisce i corpi, si infiltra nelle crepe e crea voragini. Archetipo di rinascita e al contempo di morte, con il suo simbolismo duplice, l’acqua genera un’inquietudine che percorre il romanzo sino alla sua conclusione. Gaia vi gravita attorno, ne è attratta con stupore, meraviglia e timore.
Con una scrittura graffiante e spigolosa, Giulia Caminito ci consegna un romanzo autentico, racconto doloroso delle esistenze sospese e fragili dei suoi protagonisti, teso verso un futuro dal sapore immancabilmente amaro. Si avverte l’urgenza della scrittrice di raccontare e raccontarsi e il lettore ne è travolto, come una vasca d’ acqua che straborda dalla superficie e allaga il piano in tutte le direzioni.
“Nostra madre pare l’eroina di un fumetto, Anna Magnani al cinema, lei che baccaglia, lei che non si arrende, lei che li fa stare tutti zitti. Siamo li, nel corridoio che porta alle stanze, io e Mariano a braghe corte e polpacci rigidi, a fissare negli occhi la nostra paura: non essere come Antonia, non bastare mai, non vincere nessuna battaglia.”
a cura di Silvia Ognibene
@silviabookolica