La vita Dentro: racconti di donne haitiane di Edwige Danticat. Recensione
Edwidge Danticat è nata ad Haiti ma, dall’età di 12 anni, vive negli Stati Uniti, dove si è trasferita con la famiglia e ha raggiunto il successo come scrittrice grazie a romanzi quali Fratello sto morendo e La fattoria delle ossa. A metà settembre SEM ha pubblicato una nuova raccolta di racconti, “La vita dentro”, composta da 8 lavori scritti a partire dal 2006 e accolta positivamente soprattutto in America.
Di cosa parlano i racconti: la trama di “La vita dentro”
“Nascere è il primo esilio. Camminare sulla terra è un’eterna diaspora.”
Le esperienze su cui si sofferma lo sguardo della Danticat sono prevalentemente femminili. Le donne di Haiti, anziane o ancora bambine, sono le protagoniste degli episodi che ci consegna. Alcune di loro scappano o sono scappate per raggiungere Miami, Little Haiti per lo più, meta principale della diaspora haitiana, sconvolte dalle tragedie che hanno lacerato la loro isola. Altre invece decidono, nonostante tutto, di restare. Donne in tutto e per tutto simili a noi: afflitte da amori irrealizzabili, passioni, tradimenti, malattie incurabili o scelte lavorative complicate. Donne con equilibri fragili alle spalle, spesso sole eppure in grado di farsi forza. A unire i racconti è un’aura di nostalgia e sconcerto, la tristezza di chi vede un’isola bellissima dilaniata da forze esterne – uragani e terremoti- ma anche dalla brutalità degli uomini. Le violenze, i sequestri di persona, il regime dittatoriale: niente è mancato alla sofferenza di un popolo che ha solo il desiderio di ripartire, e per farlo spesso è costretto a fuggire.
La scrittura di Edwige Danticat
Gli otto racconti contenuti in La vita dentro sono ordinati in una successione precisa. Non a caso l’ultimo episodio, il più breve, è anche quello più commovente e destabilizzante, in un crescendo di emozioni che rende questa raccolta quasi una sorta di unico romanzo, popolato da personaggi diversi ma simili tra loro. Per tutti è infatti centrale il tema del ritorno alla Terra d’origine, un sentimento articolato fatto di nostalgia e affetto ma anche di repulsione e critica. Con una scrittura essenziale, la Danticat apre e chiude piccole finestre da cui osservare un’isola all’apparenza incantevole, ma che oltre la superficie nasconde ferite profonde e incurabili.
“Il mio paese è verde” proseguì. “E caldo.”
Il suo paese, in altre parole, era esattamente l’opposto di Brooklyn in inverno.
“Abbiamo le spiagge” disse ancora. “Tantissime. E sono tutte di un colore diverso. Bianche. Nere. Grigie. Rosa. Dorate. Una volta papà mi ha portato a vedere una spiaggia dorata all’alba.”
a cura di Silvia Ognibene