La traversata notturna di Andrea Carobbio: 81 luoghi di Torino per raccontare la storia di una famiglia

 La traversata notturna di Andrea Carobbio: 81 luoghi di Torino per raccontare la storia di una famiglia

A distanza di dieci anni dalla sua ultima pubblicazione, Andrea Canobbio consegna al pubblico La traversata notturna edito da La nave di Teseo e candidato al premio Strega 2023. Lo scrittore torinese intende celebrare i genitori nella felicità e nelle difficoltà che li hanno accompagnati.

Il romanzo è suddiviso in ottantuno capitoli, tanti quante le caselle dell’indice toponomastico incluso a fine volume, che segnala la volontà dell’autore di orientare il lettore dentro questa storia, consegnandogli una topografia sentimentale di Torino. L’architettura d’insieme è quella di una casa delle bambole: su ogni piano ci sono diverse stanze, in ognuna delle quali è racchiuso un ricordo della vita del padre dello scrittore. Ogni episodio evocato diviene elemento di un collage meraviglioso che incanta il lettore, immerso irretendolo nelle trame di questa vera e propria saga della famiglia Canobbio.

La traversata notturna di Andrea Canobbio: la trama del libro

Canobbio «dal greco ϰοινόβιον, “vita in comune”» è l’origine e la destinazione di La traversata notturna. Si tratta del racconto di un «noi», che è insieme refrain d’appartenenza e confine oltre il quale la narrazione non può procedere. A questo «noi» l’autore si avvicina con il piglio illuminista di chi vuole comprendere la propria storia, ordinare i sentimenti e le impressioni in un insieme intelligibile e, per questo, sostenibile.

È il 1943 quando due ragazzi si conoscono, e lasciano che i loro sentimenti vengano alimentati da incontri e lettere, fino al fatidico «sì» pronunciato nel 1946. La grande felicità che deriva dalla loro unione si mescola con le speranze del boom economico postbellico; la nuova casa, arredata con cura e garbo, è l’augurio simbolico per una gioiosa vita insieme. A raccontare è proprio l’autore, Andrea, terzo di tre figli (ha due sorelle maggiori). Il narratore ricorda, e analizza allo stesso tempo, gli atteggiamenti dei suoi cari. Il padre, importante ingegnere civile sempre «in transito da un cantiere all’altro», ma ammalato di una depressione che invade ed espropria gli spazi della quiete familiare; e la madre, donna severa e austera pronta a mostrare una maschera raffinata e diversa in ogni occasione.

Quella del protagonista è una traversata tra le felicità e i guasti altrui, inseguendo la risposta a un quesito martellante: è davvero possibile comprendere le emozioni, spesso dolorosissime, che hanno segnato un’esistenza, quando lo sguardo che cerca di afferrarle è sempre esterno?

«E se l’amore non è questo, perdonare sempre, anche quando l’altro si rivela inaffidabile, se non è questo, cos’è? Cosa, se non perdonare e aggiustare l’amore, dopo che ogni frammento si è usurato e dell’originale è rimasto soltanto il nome?».

Ottantuno luoghi per un’archeologia familiare

La traversata notturna non tralascia nessun particolare della storia della famiglia Canobbio, procedendo da lontano: dal lavoro in ambito ferroviario dei bisnonni dello scrittore alla descrizione topografica di tutti gli angoli di Torino che recano traccia dell’impronta ingegneristica del padre. Luogo e insieme personaggio fondamentale del romanzo, la città della Mole si trasforma tutta nella casa dei Canobbio, custode delle voci e delle ragioni del passato.

Canobbio non esita inoltre a utilizzare gli strumenti della ricerca antropologica ed etnografica (da Lévy-Strauss a Leiris) per ricodificare i modi e i motti familiari alla luce del rapporto con altre culture, e con il tempo extrabiografico della Storia d’Italia e d’Europa. Quel «noi» familiare, le cui tracce l’autore ha analizzato con perizia archivistica e con la pazienza dell’adulto che comprende e perdona, finisce quindi per allargarsi a ricomprendere il più vasto «noi» di chi legge e vive questo tempo.

La scrittura di Andrea Canobbio in La traversata notturna

La scrittura di Andrea Canobbio è chiara e semplice, nonostante la verticalità dell’architettura del romanzo. L’autore lascia che lo sguardo introspettivo, quasi psicoanalitico, affiori nelle domande retoriche che pausano l’incedere narrativo senza appesantirlo. I riferimenti letterari, filosofici e antropologici penetrano inavvertiti nella narrazione che, grazie alla destrezza tecnica dell’autore, si presenta come una storia senza suture. Quello di Canobbio è un memoir che non cede ai vezzi dell’autobiografismo e affida all’arte della scrittura il compito difficile della comprensione e del perdono.

 

A cura di Sara Gasperini

Blam

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