Ritirarsi sulle montagne per una vita lenta. La strangera è il romanzo d’esordio di Marta Aidala
La strangera, romanzo d’esordio di Marta Aidala, pubblicato nel 2024 per Guanda nella collana Narratori della Fenice, ci porta a camminare tra le montagne dove la protagonista, Beatrice, decide di rifugiarsi per dare una nuova direzione alla sua vita. L’autrice torinese – di soli 28 anni ma già dotata di una voce narrativa matura e riconoscibile – affronta con sensibilità il tema della fuga e della ricerca di un posto a cui appartenere.
«Una strangera. Fu quell’uomo a chiamarmi così la prima volta e avrei voluto rispondere ciò che avrei detto a tutti gli altri in seguito, che lì in montagna io ero straniera esattamente quanto loro».
La strangera di Marta Aidala: la trama del libro
La storia segue Beatrice, una ragazza che lascia la città per trasferirsi tra le montagne e lavorare in un rifugio, gestito dal burbero Barba. Lontana dal caos urbano, si trova a dover affrontare non solo le sfide quotidiane della vita montana, ma anche un percorso di crescita personale. Il lavoro all’interno del rifugio, la fatica, la lentezza e il silenzio della vita di montagna. L’incontro con Elbio, un malgaro riservato e profondamente legato ai ritmi della natura, sarà un elemento centrale del suo cambiamento. Alla fine dell’estate però, Beatrice decide di non seguire Elbio a valle, scegliendo di restare in montagna con il Barba. Questa decisione riflette la sua ricerca di un posto che le faccia da specchio, senza il bisogno di adattarsi a un andamento che non le appartiene.
Il ritmo della montagna
Uno degli aspetti più forti del romanzo è proprio il contrasto tra il passo veloce della città, che Beatrice si porta dentro, e la lentezza imperturbabile della montagna. Elbio incarna questo tempo diverso, un tempo che non conosce la fretta e che richiede pazienza. La loro relazione cresce come si cammina in montagna: passo dopo passo, senza fretta, scoprendosi poco a poco. La potenza della loro storia non sta nella passione travolgente, ma nella capacità di mantenere un ritmo costante, che permette loro di scoprirsi e accettarsi a vicenda.
«Quando intese che il suo palmo e le sue dita mi stavano cingendo il seno, Elbio sussultò. La sua pelle era aspra e calda, la mia gelida. Sfregava sulla sua, la mia presa ancorata al polso per impedirgli di scappare. Prese coraggio e mi guardò. Mi stava chiedendo aiuto. Allora mi avvicinai io e gli diedi un bacio sulle labbra».
Lo stile di Marta Aidala in La strangera
La scrittura di Marta Aidala è precisa, con descrizioni che sanno catturare l’essenza della montagna senza mai risultare eccessive. La narrazione si sviluppa in modo cadenzato, senza accelerazioni improvvise, in grado di creare un ritmo che coinvolge il lettore e lo guida lungo il percorso interiore della protagonista. La montagna non è solo il contesto, ma diventa un personaggio vivo capace di influenzare le vite dei protagonisti.
A cura di Martina Faedda