La Nuova stagione di Silvia Ballestra: un libro di avventure e folklore. Recensione

 La Nuova stagione di Silvia Ballestra: un libro di avventure e folklore. Recensione

Avete presente quei momenti della vita in cui il mondo sembra avercela con voi? Finalmente quello che avete cercato di ottenere è proprio lì, pronto a essere afferrato, ma le situazioni si complicano e sembra nuovamente irraggiungibile. Olga e Nadia, le protagoniste del nuovo libro di Silvia Ballestra – La nuova stagione edito da Bompiani, candidato al Premio Strega 2020 – vivono proprio questa esperienza. Si tratta di due sorelle, ormai vicine alla vecchiaia, ma assolutamente frizzanti e strampalate. Le conosciamo quando, dopo anni passati tentando di vendere le terre lasciate in eredità dal padre, sembrano aver trovato un acquirente. Il loro sogno è vicino a diventare realtà, ma la vita interviene a mettere i bastoni tra le ruote.

La nuova stagione: la trama del libro di Silvia Ballestra

Siamo nel periodo immediatamente successivo alla crisi del 2008 e al terremoto che ha investito il centro Italia, distruggendo ogni cosa. Sul piccolo paesino che corre per le terre marchigiane, dove è ambientata la vicenda, aleggia il misterioso ed enigmatico profilo del monte della Sibilla. Delle due bizzarre signore che animano il libro, conosciamo la storia attraverso una serie di flashback che le dipingono come indipendenti e pronte ad affrontare qualsiasi situazione: una rock band improvvisata, una nuova vita a Londra, la fine di rapporti importanti. Insieme a loro c’è Liliana, la madre: una classica donna di paese, conosciuta da tutti e incapace di tenere la bocca chiusa. È stata lei, negli anni, a presentare alle due ogni sorta di acquirenti dalla dubbia serietà e, proprio per questo, è anche la persona che temono di più. A maggior ragione quando, finalmente, il signor Peppe, insieme alla nuova azienda di cui fa parte, sembrerebbe essere interessato all’acquisto della terra che racchiude un pezzo della loro infanzia.

Le cose però non sembrano essere così facili: c’è da combattere con la burocrazia, l’inefficienza degli uffici, con l’ingombrante presenza di alcune palme piantate dal padre anni prima. Ma Olga e Nadia, destreggiandosi tra ansie e preoccupazioni, non demordono, anzi si dimostrano capaci di fare valere i propri diritti e le proprie personalità, con una grinta che inevitabilmente le rende simpatiche a chiunque. Si snoda così una serie di rocambolesche avventure e tuffi nel passato, attraverso i quali ci viene raccontato tutto il mondo che ruota attorno a queste terre, quasi primigenie: le storie di paese, le morti misteriose, i contadini vendicativi. E, improvvisamente, veniamo catapultati in una sorta di universo a sé stante che ha il sapore di una fiaba contemporanea.

Il fato come filo conduttore

La nuova stagione è un testo che, sin dal titolo, dichiara le proprie intenzioni: fare i conti con il passato per aprire un nuovo capitolo di vita. Questo senso del cruciale si palesa sin dalle prime pagine del testo. È come se ogni cosa fosse guidata da un fato nascosto, tacito, intrappolato nelle pieghe della storia. E se pensiamo al significato etimologico della parola – fato in quanto detto, parlato – persino la scena iniziale del libro ne è intrisa: le due sorelle, affacciate verso il monte della Sibilla, urlano delle domande alla voragine, attendendone l’eco, come se stessero interpellando un oracolo.
Questo attento ascolto della terra, dei suoi ritmi, delle pulsioni che la agitano, guida ogni pagina. E allo stesso paradigma corrispondono le storie che fanno capolino qui e lì nel testo, che reinterpretano quel senso di vita, morte, follia e desiderio di cui sono intessuti i miti classici.

Una storia (quasi) cavalleresca

Olga e Nadia, sebbene siano due “eroine” contemporanee assolutamente ironiche, affrontano quello che potremmo definire una sorta di labirinto del desiderio ariostesco, che le porta a rincorrere continuamente un obiettivo sempre più inafferrabile. E, in un certo senso, c’è qualcosa di epico nella loro vicenda, anche e soprattutto nel loro doversi confrontare con ciò che la terra ha significato, con il senso delle proprie radici, con la storia del padre e le ambizioni dei compaesani. In questo modo di stratificare la storia, complicarla e intesserla con altri fili narrativi, si nasconde il sapore dei testi cavallereschi. Ma tutto ciò non può che essere reinterpretato in chiave contemporanea: con l’ironia delle vicende quotidiane, con un forte senso del paradosso. La nuova stagione, in definitiva, non si prende mai troppo sul serio, né ambisce a raggiungere i vertici del sublime: sembra, piuttosto, ribaltare le vicende classiche, abbassandole di tono.

La lingua come mosaico: folklore e italiano colloquiale

A rendere il tutto ancora più gustoso e folklorico, è il mosaico linguistico che compone il romanzo: un sapiente intreccio di un italiano volutamente colloquiale e del dialetto marchigiano. È quest’ultimo a guidare le trattative di paese o a intervenire nei momenti in cui per esprimersi c’è bisogno di qualcosa in più, della forza che solo il vernacolo possiede. Si delinea così un racconto dal ritmo estremamente godibile e scorrevole, capace di catturare e coinvolgere qualsiasi lettore che si sia imbattuto, anche per caso, nelle pagine di questo libro. La nuova stagione, infatti, possiede tutti gli ingredienti per essere un riuscitissimo romanzo di intrattenimento, uno di quelli a cui ci si affeziona e che, una volta finito, si fa mancare.

a cura di Rebecca Molea 

Rebecca Molea

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