La famiglia degli altri di Elena Rui: l’autodeterminazione al di fuori delle convenzioni sociali. Recensione
Il romanzo d’esordio di Elena Rui, nelle librerie dal 18 febbraio per Garzanti, nasce da una ricerca personale che l’autrice ha attribuito al suo alter ego letterario, la protagonista Marta. Il conflitto tra i codici sociali e il desiderio di autodeterminazione è il punto cardine della riflessione, specchio delle trasformazioni sociali della nostra epoca.
La famiglia degli altri di Elena Rui: la trama del libro
Una mattina di maggio Marta viene svegliata dalla telefonata del padre che le comunica la morte della nonna Ada e le chiede di rientrare a Padova per il funerale. Ormai da anni Marta abita a Parigi insieme alla figlia Giulia di tre anni, in un grazioso appartamento di un quartiere benestante. Il rapporto con Antoine, padre di Giulia, è complicato. I due sono separati ma condividono una particolare intesa intellettuale e lavorativa. Il loro desiderio era di realizzare un relazione “aperta” ispirata alla celebre coppia Jean Paul Sartre-Simone de Beauvoir, ma la realtà è ben più complicata di ciò che si apprende dagli scritti dei due intellettuali. Marta cerca un equilibrio tra i desideri di donna e le incombenze e fatiche del ruolo di madre. Il viaggio a Padova rappresenterà l’occasione per prendere le distanze dalla sua vita e vederla con maggior chiarezza, ma le consentirà anche di mettersi in discussione e capire qualcosa in più sull’amore, sulla sessualità e sull’essere genitori.
“La nascita di Giulia, invece, li aveva zavorrati a terra: non erano riusciti a salvaguardare un piccolo spazio personale, non tanto per relazioni extraconiugali, di cui in quella fase non sentivano né voglia né il bisogno, ma per avere l’impressione di esistere oltre le cure che prodigavano alla loro bambina.”
Una riflessione sui rapporti di coppia
Durante la permanenza a Venezia, Marta ha occasione di osservare con curiosità e un atteggiamento quasi scientifico, diversi tipi di amore: i genitori separati da anni, gli zii che si ostinano a convivere nonostante le divergenze caratteriali, il compagno di liceo alla ricerca di avventure sessuali. Marta studia e riflette ad alta voce, intessendo dialoghi con ogni personaggio, perfino con la vicina di posto durante il viaggio in aereo. Ma sarà solo grazie alla scoperta di un segreto che avvolge la figura di nonna Ada e che ormai dopo la morte può essere svelato, che Marta capirà come esistano nuove soluzioni impensabili che vanno al di là degli schemi preformati e regolari.
Luci e ombre sulla genitorialità
Il femminismo, la questione di genere, la genitorialità: i pensieri di Marta permettono al lettore di interrogarsi sui modelli formali e rigidi che la nostra società impone e su ciò che realmente fa stare bene. Insieme ad Antoine la protagonista si domanda cosa significhi essere genitori e svela come la nascita della figlia abbia portato gioia ma anche un innegabile carico di incombenze e fatiche, di cui quasi nessuno parla con onestà. Con una scrittura elegante e pulita caratterizzata da pochi dialoghi e il predominare del flusso di pensieri di Marta, alternati all’inserimento nel testo di brevi estratti delle sue letture, Elena Rui scrive un romanzo d’esordio in cui il pensiero del singolo assume un respiro universale di grande modernità.
“E certo che le voleva bene (…). Un bene imperfetto, fatto di momenti di isteria, di manifestazioni di rabbia catenate dai suoi deliberati e sistematici atti d’insubordinazione; un bene contraddittorio in cui la frustrazione provocata dalla disobbedienza si mescolava all’orgoglio di aver messo al mondo una creatura piena di carattere e alla speranza che questo l’avrebbe portata lontana nella vita.”
a cura di Silvia Ognibene
@silviabookolica