La cosa: una raccolta di racconti di Gianluca Garrapa. Recensione

 La cosa: una raccolta di racconti di Gianluca Garrapa. Recensione

La cosa è una raccolta di diciannove racconti dell’autore e conduttore radiofonico Gianluca Garrapa. Questo libro, edito da Edizioni Ensemble lo scorso gennaio, contiene anche una nota sulla quarta di copertina firmata da Paolo Zardi che di Garrapa dice: “Guarda al mondo con l’occhio lucido e curioso di un filosofo, e poi ce lo racconta con voce di poeta”.

Che cosa è La cosa?

Che cosa è La cosa? Posta così, questa domanda, pare abbia una connotazione marzullesca, eppure, tale non è. Soprattutto se si prende in esame il primo dei racconti La cosa, appunto, che dà, peraltro, anche il titolo all’intera raccolta. La trama di La cosa è pressoché questa: tre amici al bar, il primo dei quali esordisce dicendo: “A me ha fatto un effetto strano […] un senso di angoscia o di smarrimento”. Stanno parlando di un evento organizzato all’interno di un museo, nel quale c’è una stanza in cui si entra uno per volta e dentro cui c’è la cosa. Allora l’io narrante si chiede di cosa mai si tratti, cos’è insomma questa cosa, e l’altro risponde che non lo sa e che per la verità non lo sa nessuno perché, una volta fuori dalla stanza, sembra impossibile riuscire a descrivere la cosa. Alcuni “ne sono usciti ridendo come pazzi di gioia”, per altri è “una specie di fiore senza nome”, oppure “ha tutti i nomi di Allah, è l’innominabile”. Nemmeno l’io narrante è in grado di fornirci una descrizione esaustiva su cosa sia la cosa; lo fa tuttavia la raccolta nella sua interezza, fornendoci, per il tramite di ogni racconto, un aspetto, un tratto distintivo di cosa possa essere la cosa e lasciando il lettore libero di cercarvi la propria personale risposta.

La cosa potrebbe essere un vuoto da colmare, come accade nel racconto che prende il titolo di Errore di calcolo, nel quale protagonista è una donna che, per colpa del suo narcisismo e della sua spietatezza, finisce per restare sola. Potrebbe incarnare il bisogno di essere notati, come in Istituto di Bruttezza, nel quale una donna decide di farsi brutta lasciandosi strappare le unghie, perché “le persone ormai sono indifferenti alla bellezza, sono attratte solo dal dolore, dalla bruttezza e dalla volgarità”. E ancora quella cosa lì potrebbe essere anche il segreto di un uomo, del suo amore inconfessabile nei confronti del suo amico, custode del cimitero, come in Un mazzo di fiori. Ma quella cosa potrebbe anche essere un extra-potere in grado di rendere le persone velocissime e privandole della loro umanità, della compassione e dell’empatia; un potere capace di trasformare i buoni in cattivi e i cattivi in buoni, come in Il supereroe con gli extrapoteri craccati.

Dunque, questo primo racconto della raccolta ha il compito di mettere il lettore nella condizione di doversi domandare che cosa sia la cosa e di scegliere per se stesso la risposta che ritiene più opportuna, sapendo già ante litteram che la certezza potrebbe anche svanire, una volta terminato il libro, e che alla domanda su che cosa sia la cosa, si finisca come i personaggi di questo racconto a rispondere che è “l’i…”.

Il Natale in alcuni racconti

La festività natalizia è un aspetto riscontrato in diversi racconti della raccolta. Talvolta ne è semplice cornice narrativa, talaltra è asse centrale verso la quale converge l’intero racconto. In entrambi i casi, l’effetto che Garrapa riesce a creare è quello di accentuare un senso di profondo straniamento, uno smarrimento sistematico di distacco dalla realtà, al punto che il lettore finisce per assumere una posizione che è al contempo distanza e vicinanza emotiva rispetto ai personaggi e all’intera vicenda.

a cura di Valeria Zangaro

Valeria Zangaro

Articoli Correlati

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *