La città e le sue mura incerte: l’ultimo romanzo di Murakami è un omaggio al mondo delle biblioteche e al potere salvifico della letteratura
È uscito il primo ottobre, per Einaudi, l’ultimo libro di Haruki Murakami, La città e le sue mura incerte. È lo stesso Murakami, nella post fazione del libro, a raccontarne la genesi: risale infatti al 1980 la prima pubblicazione del nucleo parziale di quest’opera, pubblicata nella rivista letteraria «Bungakukai». Ma Murakami, che all’epoca non era ancora uno scrittore professionista e gestiva uno jazz bar a Tokyo, s’era accorto subito del valore di quelle pagine, e s’era ripromesso di riprenderle, e svilupparle in seguito. Ed eccoci qui, più di quarant’anni dopo.
La città e le sue mura incerte di Haruki Murakami: la trama del libro
Come molte delle opere di Murakami, anche La città e le sue mura incerte è intriso di magia, sfumature e suggestioni oniriche in grado di trasportare in un universo lontano sì, ma non per questo irraggiungibile. Il protagonista, io narrante del romanzo, ha diciassette anni e non ha ancora un nome, parla però con una «lei». E a lei, la ragazza di sedici anni con cui trascorre un’estate di camminate lungo il fiume e racconti sussurrati, ricorda: «Sei tu che mi hai fatto scoprire la città».
La città dalle alte mura, nella cui piazza vi è un orologio, ma senza lancette, affinché il tempo sia sempre approssimativo, e nessuno se ne preoccupi. Perché non serve, perché non è necessario. Lei lo convince a seguirla in questa città per conoscere la vera lei. È qui che lei gli propone un lavoro: lettore dei sogni per la biblioteca della città. Non sarà necessario ricordarsi dei propri sogni, ma solo di rileggere quelli degli altri, né dovrà preoccuparsi se all’inizio non ne sarà capace. Lei sarà al suo fianco, anche se non potrà ricordarsi di lui, né delle chiacchiere sulla riva del fiume, o dei treni presi per incontrarsi.
La linearità del tempo
Influenzato, forse, dai tempi pandemici in cui il romanzo è stato ripreso e ampliato, nel suo ultimo romanzo Murakami sfida il concetto di linearità temporale. La memoria, i ricordi: tutto è già avvenuto, deve ancora avvenire, o sta avvenendo in questo momento. Un malessere, quello che il protagonista prova per il tempo lineare e per la dimensione della realtà, che si porterà dietro per tutta la vita: «Non ero adatto a quella realtà, non c’era altro da dire». E quindi bisogna cambiarla, rimaneggiarla, questa realtà: perdere consistenza, sganciarsi da ciò che è reale per incontrare il vero sé in un luogo che è per sempre.
Lo stile di Haruki Murakami in La città e le sue mura incerte
Nella scrittura di Murakami, il confine tra sogno e realtà è mutevole, e la narrazione passa dall’uno all’altra con naturalezza. In questo suo ultimo, meraviglioso romanzo, Murakami fa un omaggio al mondo delle biblioteche e al potere salvifico della letteratura che è l’unica arma che abbiamo contro lo scorrere del tempo. La narrazione in prima persona e il «tu», rivolto alla giovane donna di cui il protagonista è innamorato, annullano le distanze tra il nostro mondo e quello della storia e ci avvicinano a quelle mura, altissime, magiche, della città in cui tutto è possibile.
A cura di Martina Renna