Intermezzo di Sally Rooney: lutto e divergenze tra generazioni, ecco di cosa parla il romanzo. Recensione
Con il suo primo romanzo, Sally Rooney ha esplorato i rapporti umani e l’amicizia; nel secondo ha approfondito l’amore e le sue trasformazioni nel corso della vita; nel terzo ha intrecciato questi due temi. Con Intermezzo, uscito in Italia per Einaudi il 12 di questo mese, Rooney si addentra in un nuovo territorio: l’ombra che accompagna ogni esistenza, la morte.
Intermezzo di Sally Rooney: la trama del libro
La vicenda si sviluppa attorno a due fratelli, Peter e Ivan, e al periodo di lutto che affrontano dopo la perdita del padre. Peter, avvocato trentenne, è legato a Sylvia, un’amica di vecchia data che ha sempre amato e con cui ha avuto una relazione in passato; la salute precaria di Sylvia le impedisce però di avere relazioni. Peter frequenta anche la giovane e imprevedibile Naomi, studentessa con cui ha un rapporto prevalentemente sessuale. Ivan, ventiduenne, è stato un bambino prodigio degli scacchi ma ora, senza il padre e dopo aver terminato gli studi, si trova perso e incerto sul futuro. Incontra una donna più grande, Margaret, in un centro culturale e instaura con lei una relazione. I mondi volontariamente separati dei due fratelli si intrecciano nel corso del romanzo attraverso il dolore condiviso per la perdita del padre, che funge da catalizzatore per un confronto emotivo. La loro relazione, inizialmente distante e frammentata, si evolve in un dialogo fatto di silenzi, ricordi e nuove consapevolezze.
Gli intermezzi
L’intermezzo è quella fase che segue la morte, momento in cui chi resta deve seppellire, insieme al defunto, anche la vita che conosceva per ricostruire un’esistenza in cui quella persona non è più presente. È un passaggio universale, inevitabile, e Rooney, con la sua abilità nell’analizzare e decostruire l’animo umano, ne offre una lettura affascinante. Tuttavia in questo romanzo, più voluminoso rispetto ai precedenti (417 pagine), l’autrice non si limita a raccontare questa esperienza. L’Intermezzo di cui parla si riflette anche nella capacità di riadattare l’amore per una persona, riconfigurandolo quando cambia il nostro ruolo nella sua vita. Si passa dall’amore per chi non c’è più, come nel caso della morte, al rapporto tra Peter e Sylvia, che non possono più amarsi come un tempo ma cercano comunque di trovare un nuovo modo per farlo. Questo processo di adattamento emerge anche nel legame tra i due fratelli: la perdita del padre li costringe a ridefinire il loro equilibrio e a riscoprire cosa significhi per loro essere «famiglia».
Ancora una volta colpisce la maestria di Rooney nel descrivere l’esperienza umana, delineando la disillusione di una generazione giovane che fatica a trovare un senso nel sistema economico attuale, percepito come irrazionale e privo di significato. E qui emerge un’altra sfumatura dell’intermezzo: lo scarto tra la generazione di Peter e Margaret e la Gen Z, a cui appartengono Ivan e Naomi, e come questo scarto venga poi colmato dalla pura esperienza condivisa di essere ancora corpi vivi sulla terra.
«Lui, questa persona – con l’apparecchio ai denti, le unghie smangiucchiate, le sue idee sulle risorse, il lavoro da fattorino che ha lasciato, la tristezza che non è riuscito a esprimere –, lui la vuole, e lei vuole lui. Vuole dargli la sensazione che lui desidera. E si accorge di stare sussurrando il suo nome».
Lo stile di Sally Rooney in Intermezzo
Pur mantenendo la narrazione in terza persona, Rooney è così appoggiata ai suoi protagonisti da farci vedere la storia da dentro le loro menti. Le sue frasi rispecchiano la struttura dei pensieri dei personaggi: da quelli ordinati e sequenziali di Ivan, che rivelano una rigidità che sfiora l’esperienza neurodivergente, al flusso caotico della mente di Peter, quando si lascia travolgere da Sylvia, Ivan, Naomi e il mondo circostante, mentre Xanax e alcol gli confondono i pensieri.
La precisione del linguaggio e la costruzione delle frasi in questo romanzo risultano talmente calibrate e dettagliate da apparire a tratti più artificiose rispetto alla fluidità dei precedenti lavori dell’autrice. Non mancano momenti di libertà stilistica, con esplosioni poetiche inaspettate e nuove, che aggiungono ulteriore profondità alla narrazione.
«Dove tu mi aspettavi: sì, come allora ti conobbi. Quando la vita era perfetta. Lo era, un tempo. Lasciarla andare adesso, forse meglio per tutt’e due. Sylvia aiutami. Scusa. Lei sussurra il suo nome, e chiamato a lei senza pensarci lui risponde per una volta sinceramente: Ti amo. Ti amo anch’io, dice lei. Lui chiude gli occhi. Esausto, ubriaco, pieno di vergogna. Desideroso di perdono. Riprendersi tutto. Vivere la vita giusta».
A cura di Martina Faedda