Il Grande me di Anna Giurickovic Dato: un romanzo autentico. Recensione

 Il Grande me di Anna Giurickovic Dato: un romanzo autentico. Recensione

Quella che vi affido è una storia intima e infrangibile, tanta è la forza che mi ha richiesto per essere scritta, tanta è la forza che, scrivendola, ho saputo conquistare.
Con queste parole Anna Giurickovic Dato ci affida la lettura del suo secondo romanzo edito da Fazi e presente nelle librerie dal 10 settembre.

Il grande me non è un romanzo qualunque, è la matrice di una famiglia, è lo sforzo di un radicamento identitario, usando le parole della scrittrice.

Il Grande me: trama del libro di Anna Giurickovic Dato

A 61 anni Simone scopre di essere malato, una malattia incurabile tra le più insidiose e aggressive, che preannuncia la fine imminente. I suoi tre figli, Carla, Laura e Mattia, lo raggiungono a Milano dopo anni per assisterlo nelle cure e gli accertamenti, e per recuperare quel rapporto lasciato in sospeso, ma anche trascurato per comodità. Inizia così il racconto di Carla che osserva e fotografa nella mente il lento decadere del corpo prima, della mente poi, dell’amato padre. E al cambiamento fisico e caratteriale di Simone corrisponderà un costante adattamento da parte dei figli che dovranno assecondarne le necessità, lenirne le paure, fino a uno stravolgimento dei rapporti naturali non privo di sofferenza e angoscia.

“Ho trascurato lui e nient’altro, per anni l’ho lasciato qui solo, nella sua tana di depressione dove si illudeva di stare bene. E anche io, per comodità e nient’altro, mi illudevo che stesse bene.”

Mentre la malattia progredisce e il corpo vacilla sotto il peso delle medicine, Simone ripercorre la sua vita a partire dall’infanzia in Sicilia e dal gioioso rapporto con la madre, in un susseguirsi tenero e scorrevole di aneddoti sull’adolescenza; la passione per la musica o le curiose scelte di vita che lo hanno sempre fatto apparire agli occhi dei figli come un uomo forte, istrionico e teatrale. Nei racconti di Simone c’è l’amarezza di un passato che non può essere cambiato, la disperazione di un futuro dalle ore contate, il desiderio di recuperare e colmare i vuoti con canzoni, letture ad alta voce, pensieri o brani suonati al pianoforte che possano lasciare un’immagine ultima, una testimonianza della sua esistenza. C’è un segreto poi, appena sussurrato, il frutto delirante della malattia o forse l’ultimo pezzetto di verità che va recuperato prima del sopraggiungere della fine.

“Sai, bimba, quando cantavo ero giovane e ancora pieno di occasioni, confondevo i sogni con il futuro, avrei potuto imboccare ogni strada, anche sbagliata, senza per questo dovermene pentire. Non credevo, allora, che l’esistenza fosse proprio quella che stavo vivendo nell’attesa che accadesse qualcos’altro.”

 Un romanzo toccante e autentico

Il grande me è l’immagine allucinata che Simone elabora nella mente nel corso della malattia, una sorta di altro da sé, più grande – “più alto”- che è riuscito a realizzarsi dove a lui sono mancati forza e tempo.

Questa storia è certamente una riflessione profonda sulla figura del padre ma è anche la parabola esistenziale di un uomo pieno di vita, progetti e idee; un uomo energico all’apparenza invincibile che viene spezzato dalla forza del destino.

Pochi libri hanno la capacità di destabilizzarci, di toccarci intimamente e di farlo in modo autentico, senza finzioni o costruzioni narrative. È il caso di questo romanzo che non risparmia nulla al lettore e parla senza paura e senza ritrosie con uno sforzo di autenticità che, alla sua conclusione, lascia atterriti e profondamente emozionati.

“Mi dà un bacio sulla fronte e torna a dormire. Papà ha sempre un pensiero per me, papà è il mio pensiero per me, papa è pensiero.”

a cura di Silvia Ognibene

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Silvia Ognibene

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